E anche quest’anno come ogni 23 maggio ci risiamo.
Corone di fiori, frasi fatte, selfie sotto le citazioni di Falcone.
Tutti antimafiosi per un giorno nei cortei da red carpet della coscienza pulita.
Un giorno da eroi. Un giorno soltanto. Poi basta.
Ma oggi è il 24, tranquilli: si torna a corrompere, minacciare, ricattare, fare favori sottobanco, nominare compari, distruggere e isolare chi denuncia.
Non fate finta di niente: Falcone non vi appartiene.
Non a chi usa la legalità per coprire abusi.
Non avrebbe sorriso accanto a chi lo cita come un rosario e poi firma porcherie nel silenzio ovattato di un ufficio pubblico.
Vi avrebbe smascherati uno per uno, con quella precisione chirurgica che riservava ai Corleonesi.
Falcone è morto due volte. La prima sono il tritolo. La seconda per mano della vostra ipocrisia.
Col vostro silenzio, i vostri giochi di potere, le vostre strette di mano sporche
Mestieranti dell’antimafia. Professionisti del ricatto con distintivo. Spacciatori di compromessi.
Falcone non vi appartiene.
L’avete trasformato in un brand. “Antimafia”. Convegni, slogan, premi autocelebrativi, passerelle.
Ma Falcone non ci sarebbe stato.
Non con chi recita la parte del buono mentre umilia, opprime, promette mari e monti agli stessi poveri cristi a ogni campagna elettorale.
Non con chi si veste da salvatore e agisce da padrino di quartiere.
Perché Falcone lo diceva: “La mafia è un modo di pensare. Si può essere mafiosi senza sparare un colpo. Basta l’arroganza, l’omertà, il disprezzo per le regole.”
È lì che la mafia si annida anche nelle istituzioni, sotto la maschera del perbenismo.
E quel modo di pensare oggi lo troviamo in chi finge legalità per esercitare il potere.
Perché la mafia è ricatto istituzionale.
È mafia cercare di zittire chi denuncia.
È mafia tacere di fronte all’ingiustizia.
È mafia far terra bruciata attorno a chi non si allinea.
È mafia quel disprezzo arrogante per le regole, per la dignità altrui, per la verità.
Siete la nuova cupola. La zona grigia che corrode tutto.
Quella con il lessico dell’onestà e l’anima venduta al compromesso.
Avete sostituito le bombe con la burocrazia. Il sangue con la procedura.
Falcone avrebbe combattuto questa mafia dei clan istituzionali che usano il lessico dell’onestà e l’anima del compromesso.
SIETE LA MAFIA PIÙ PERICOLOSA.
Perché avete la benedizione del sistema. Perché potete uccidere legalmente, affamare rispettando le procedure, distruggere seguendo i regolamenti.
Questa non è antimafia. È la nuova mafia. Più raffinata, più viscida, più pericolosa.
Altro che commemorazioni. Altro che “Falcone vive nei nostri cuori.”
Non cercatelo tra i post di circostanza .
Falcone non è un santino. Non è un hashtag. Non è un meme.
È uno schiaffo. Alla vostra faccia di bronzo. Alla vostra vigliaccheria.
Falcone non vi appartiene.
Falcone è di chi ha il coraggio di essere scomodo. Ogni giorno. Non solo il 23 maggio.
Falcone è di chi lotta davvero, non di chi lo cita e poi si comporta come quelli che lui combatteva.
Non cercatelo nei finti proclami.
Lui sta altrove. Sta con chi ha il coraggio di perdere tutto per non diventare come voi.
E se pensate che basti un discorso per sistemare la coscienza, ricordatevi le sue parole:
“Ognuno di noi dovrebbe essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.”
Le azioni, non le parole. Sempre e solo le azioni.
Tutto il resto è farsa.
