Alla sinistra suggerisce “un corso di voodoo”, perché le “macumbe non stanno funzionando”
All’Europa, invece, “un approccio pragmatico” con Donald Trump
I due filoni si intrecciano nella giornata di Giorgia Meloni alla Camera, di nuovo teatro di duri scontri fra la premier e i principali leader di opposizione, Elly Schlein e Giuseppe Conte, alla vigilia del primo Consiglio Ue della nuova legislatura.
La premier debutterà nella veste ideale di ponte fra Bruxelles e Washington, cercando sintesi non scontate sul dossier dei dazi commerciali e del conflitto in Ucraina.
Dopo che in una intervista Guido Crosetto ha messo i militari italiani a disposizione di una forza multinazionale al confine ucraino, non tutti sono entusiasti nella maggioranza.
A questo pensano in molti in Transatlantico mentre solo 3-4 deputati leghisti assistono all’intervento di Meloni.
“Se qualcuno è nervoso se lo farà passare”, nota un esponente di primo piano del partito di Matteo Salvini.
Altri parlano di ritardi causa treni, e danno l’assist a Schlein: “Se la prendano con il peggior ministro dei Trasporti…”.
Tra i pochi leghisti in Aula Stefano Candiani, e non passa inosservato: “Troppo retorica europeista non va bene”.
Anche Salvini è assente ma definisce “ogni polemica inesistente”.
E dal partito, mentre i deputati arrivano, assicurano il voto “compatto e convinto, come sempre»,
sulla risoluzione di centrodestra.
Meloni, pure lei in ritardo (“Vengo in auto e il sindaco di Roma non è della Lega…”), ringrazia la coalizione “per la compattezza”, alla base di una «stabilità che è una carta preziosa da giocare anche a Bruxelles”.
Le difficoltà di Francia e Germania sono un’occasione per far sentire più forte la voce italiana.
Mentre quella della premier fa i conti con la performance di domenica ad Atreju, e una tosse che la perseguita da giorni.
Ne ha abbastanza, però, per un nuovo round con le opposizioni.
Perché, spiegano i suoi, “a fare il pungiball non ci sta”.
Alza i toni contro i 5 Stelle che la criticano la mossa sugli stipendi dei ministri non parlamentari: la premier si unisce alla richiesta di Crosetto di ritirare l’emendamento ma non accetta lezioni da chi “ha speso soldi degli italiani per dare 300mila euro” Grillo.
E le scappa una risata quando parla. “È una vergogna” l’aumento per i ministri contrattacca il leader M5s: “Noi da anni restituiamo 100 milioni alla collettività tagliandoci gli stipendi”.
Tornata dall’Albania “con le foto dei centri vuoti”, Schlein cavalca lo slogan del “favoloso mondo di Ameloni “, la invita a “scendere dal ring perché è la presidente di tutti italiani ” e le ricorda che “sono i giudici italiani ad applicare le sentenze della Corte di giustizia europea, non il contrario”.
Parole nel solco di quelle di Sergio Mattarella, ventiquattr’ore prima, sulle Corti europee
che «tutelano l’applicazione degli ordinamenti”.
