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Cronaca InternazionaleRassegna stampa

Il senso di colpa per l’Olocausto rende tutti complici. Così Israele la fa franca”

Last updated: 27/12/2024 20:50
By Redazione 142 Views 5 Min Read
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Niente testimoni. Dopo l’assideramento di bimbi appena nati, fuoco sui cronisti

Gaza non esiste più: “Questo è genocidio”

Israele ha allentato l’applicazione delle proprie regole di ingaggio per poter bombardare a tappeto i membri di Hamas finora sopravvissuti a 14 mesi di guerra. Il risultato è però esattamente l’opposto: a morire in massa sono i civili e i giornalisti.
Ancora una volta le Forze di Difesa Israeliane hanno preso di mira chi continua a fare il proprio
mestiere – a costo di morire – per informare il mondo sulla terrificante situazione umanitaria
in cui versano gli abitanti della Striscia di Gaza, specialmente i bambini.
Un furgone radiotelevisivo appostato accanto a un ospedale nel centro di Gaza è stato centrato
da un jet militare. Nell’incendio divampato immediatamente sono rimasti uccisi almeno cinque giornalisti, secondo le autorità palestinesi.
I reporter del canale al-Quds Today stavano seguendo gli eventi vicino all’ospedale al-Awda, situato nel campo profughi di Nuseirat, quando il camioncino con la scritta “press ” su cui lavoravano è stato preso di mira.
L’esercito israeliano tuttavia ha affermato di aver condotto un attacco “mirato ” contro un veicolo che trasportava membri della Jihad islamica e che continuerà ad agire contro le “organizzazioni terroristiche” a Gaza. Israele, che non ha consentito ai giornalisti stranieri di entrare nella Striscia di Gaza se non tramite incursioni militari, è stato condannato da diverse organizzazioni per la libertà di stampa, che ora classificano la Striscia come la parte più pericolosa del mondo per svolgere la professione di giornalista. All’inizio di questo mese, Reporter senza frontiere con sede a Parigi ha affermato che più di 145 giornalisti sono stati uccisi dall’esercito israeliano a Gaza.
Uno dei reporter rimasto carbonizzato, Ayman al-Jadi, stava aspettando la moglie davanti all’ospedale mentre era in travaglio per dare alla luce il loro primo figlio. E continua a
soffiare sul fuoco, per usare un eufemismo, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, l’anti- arabo, messianico di estrema destra Itamar Ben Gvir, che vorrebbe espellere i palestinesi
di Gaza e dei Territori Occupati, se non ammazzarli tutti. Gvir con fare sprezzante si è recato sulla
Spianata delle Moschee di Gerusalemme, sede della Moschea di Al Aqsa (il terzo sito più sacro dell’Islam).
“Questa mattina sono salito sul sito”, ha scritto l’ultra-ministro su X, “per pregare per la pace dei nostri soldati e la liberazione degli ostaggi”. Insieme a lui, sono entrati nella Spianata
numerosi ebrei ultra radicali, secondo fonti del Waqf, la fondazione religiosa guidata dalla Giordania che amministra il sito.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato costretto a dissociarsi dalle azioni di Ben Gvir. Ma lo ha fatto con una dichiarazione molto concisa: “Lo ‘status quo’ sul Monte del Tempio non è
cambiato ”. Gli ebrei chiamano la Spianata il Monte del Tempio perché la considerano il sito
del Secondo Tempio, il luogo più sacro della loro religione. Il ministro della Sicurezza Nazionale ha dichiarato in più occasioni che intende, come autorità politica, consentire la preghiera ebraica sulla Spianata, entrando in diretto confronto con il Gran Rabbinato che proibisce agli ebrei di pregare lì.
L’ingresso del ministro dei coloni nella Spianata in questo momento è una doppia provocazione dato che il suo Paese sembrerebbe impegnato nei negoziati con l’organizzazione islamista
Hamas per concordare un cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi a Gaza. Intanto il primo ministro
Benjamin Netanyahu ha dichiarato, dopo una serie di attacchi dell’esercito israeliano in Yemen, che il suo Paese continuerà a colpire i ribelli Houthi “fino a quando il lavoro non sarà finito”. “Siamo determinati a tagliare questo ramo terroristico dell’asse del male iraniano”, ha dichiarato
in un video. Anche in Libano l’Idf continua a colpire i siti che ritiene appartengano a Hezbollah e pare intenzionata a rimanere dispiegata sul territorio meridionale del paese dei Cedri oltre i 60 giorni stabiliti per raggiungere una tregua.

Da ilFattoQuotidiano

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