Sbloccare l’impasse del progetto Albania, portare in fondo le riforme, imporsi come ponte fra l’Ue e gli Stati Uniti di Donald Trump
Sono alcune delle sfide che attendono Giorgia Meloni sin dalle prime settimane del 2025.
E sono bastate le prime ore dell’anno per capire che la premier dovrà fare i conti anche con un fronte interno al governo, dove Matteo Salvini continua a non far cadere la suggestione di un suo ritorno al Viminale.
La presidente del Consiglio si è affacciata sui social poco dopo la mezzanotte: foto con un brindisi e l’augurio “all’Italia” per “un 2025 di orgoglio, lavoro, benessere e di nuovi traguardi raggiunti insieme, e la promessa di metterci tutta l’energia che ho per fare la mia parte”.
Nel pomeriggio Salvini si è dedicato a una diretta Facebook.
“Chissà un domani che non ci si ritorni a occupare anche di sicurezza in questo Paese”, ha detto il leader della Lega rispondendo a un follower che lo esortava a tornare a fare il ministro dell’Interno.
Non è la prima volta che si sbilancia in questo senso da quando ha incassato l’assoluzione al processo Open Arms.
Ma finora le uscite del ministro delle Infrastrutture sono state accolte con gelo. Meloni è allergica alla parola rimpasto.
“Un conto sono le parole, noi pensiamo a fare cose concrete”, il senso della strategia che filtra.
E non c’è grande condivisione nemmeno su un’altra “priorità” indicata dal vicepremier: “La rottamazione decennale delle cartelle esattoriali, con 120 rate uguali e stabili”, su cui la Lega punta perché “il concordato preventivo non ha raggiunto gli obiettivi che si era prefisso”.
Spinge per una quinta rottamazione anche Fi, come viatico per finanziare il taglio dell’Irpef.
Ma per FdI “non è così semplice come lo fanno apparire” gli alleati.
Nel centrodestra c’è attesa anche per le mosse della Lega quando in Senato inizierà l’esame del decreto legge che proroga di un anno gli aiuti militari all’Ucraina: la presentazione di un eventuale ordine del giorno – per ora non confermata – per chiedere che non siano varati nuovi pacchetti di armi destinati a Kiev, aprirebbe una crepa.
Lega e FdI condividono invece l’idea che con Trump sia più vicina una via d’uscita dal conflitto. Salvini ha esplicitato la sua “fiducia” nel nuovo presidente degli Usa anche nel commento
al messaggio di fine anno di Sergio Mattarella.
A breve si capirà se Salvini e Meloni voleranno a Washington per l’insediamento di Trump, che aprirà una nuova pagina anche nei rapporti fra Casa Bianca e Bruxelles.
Fra i nodi da sciogliere c’è anche la gestione delle tre riforme cardine del governo, premierato, autonomia differenziata e separazione delle carriere dei magistrati.
Oltre ai confronti sulle regionali in Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia, previste fra agosto e novembre, e in Veneto, dove non è escluso uno slittamento alla primavera2026.
