Il 7 gennaio edizione speciale di 32 pagine. Imam Chalghoumi all’Adnkronos: “Sono e rimarrò sempre Charlie, la paura ci paralizza”
“Non hanno ucciso Charlie Hebdo”. Questo il messaggio dell’edizione speciale di 32 pagine che sarà in edicola, per due settimane, a partire da martedì 7 gennaio, a dieci anni dalla strage costata la vita a 12 persone nella redazione parigina della rivista satirica francese e rivendicata dall’Aqap, al-Qaeda nella Penisola Arabica. Quando i fratelli franco-algerini Chérif e Said Kouachi, 32 e 34 anni, spararono con i loro kalashnikov all’impazzata mentre era in corso la riunione di redazione, uccidendo ”12 giornalisti che avevano preso in giro l’Islam per vendicare il Profeta” Maometto, come sostenne l’Isis, lo Stato islamico, che li definì due ”eroi jihadisti”.
I loro nomi erano nella “no fly list” americana, la lista nera in cui sono inseriti i sospetti terroristi a cui gli Stati Uniti vietano l’ingresso nel proprio territorio. Il minore dei due fratelli, Cherif, era stato in Siria, condannato a metà degli anni 2000 per crimini collegati al terrorismo, ulteriormente radicalizzato in carcere. I due erano sotto sorveglianza dell’intelligence francese fino al luglio del 2014, poi non più perché considerati “a basso rischio”.
Uscendo dalla redazione, la mattina del 7 gennaio 2015, i due urlarono ”Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!”. Furono poi uccisi loro, dalle teste di cuoio francesi in un blitz nel paesino di Dammartin en Goele, una cinquantina di chilometri a nord est da Parigi, dove si erano asserragliati in una tipografia tenendo in ostaggio il titolare. A 10 anni da allora, nonostante il trasferimento della sede della rivista in un luogo segreto e altamente protetto, il caporedattore della rivista, Gerard Biard, afferma che no, “non hanno ucciso Charlie Hebdo” e “noi vogliamo che duri mille anni”. Fondato nel 1970 sulle ceneri della rivista Hara-Kiri, anarchico e anticlericale, Charlie Hebdo è stato oggetto di minacce jihadiste dopo la pubblicazione delle caricature del profeta Maometto nel 2006.
A perdere la vita durante l’assalto sono stati il direttore della rivista Stephane Charbonnier e i vignettisti Cabu, Honoré, Tignous e Georges Wolinski, la psichiatra e psicoanalista Elsa Cayat, l’economista e consigliere della Banca di Francia Bernard Maris e il correttore di bozze Mustapha Ourrad. Lo scorso ottobre 2024 è morto a 40 anni Simon Fieschi, il primo a essere colpito dai fratelli jihadisti e rimasto gravemente ferito alla colonna vertebrale. A quasi un mese dall’attacco, il 31 gennaio 2015, è stato invece ucciso nel raid di un drone americano sullo Yemen l’imam Harith al-Nazari, leader spirituale di al-Qaeda nella Penisola araba, tra i primi a rivendicare a nome di al-Qaeda, con un file audio, l’attacco contro la sede della rivista satirica.
