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La diga siciliana mai collaudata: così Musumeci ignorò il dossier

Last updated: 23/01/2025 15:43
By Redazione 147 Views 4 Min Read
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La diga Trinità di Castelvetrano, costruita tra il 1954 e il 1959, attende ancora il collaudo. Solo 66 anni dopo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini si è accorto che la diga ha “gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena” e per questo il 14 gennaio ha prescritto la riduzione del quantitativo di acqua dell’invaso e la sua prossima chiusura.

Una struttura che potrebbe contenere 18 milioni di metri cubi d’acqua, usata per scopo irriguo per Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano, che nell’elenco delle Grandi Dighe risulta in “esercizio sperimentale con una limitazione d’invaso”, proprio per le carenze strutturali.


Secondo il provvedimento dell’Ufficio tecnico dighe (2016) potrebbe riempirsi fino a 65 metri (sopra il livello del mare), a fronte di una quota massima di regolazione di 68 m, con una perdita di risorsa idrica pari a circa 6 milioni di metri cubi.

Adesso il ministero ha abbassato il limite a 50 metri.

Una scelta che ha fatto cadere dalle nuvole il governatore Renato Schifani, tanto da riferire di aver appreso della nota ministeriale solo il 21 gennaio, quindi sette giorni dopo, ma di aver dato “disposizione al dipartimento regionale Acqua e rifiuti di adeguarsi immediatamente alle richieste del Mit ”.

Eppure sono anni che la regione è a conoscenza dello stato di salute della diga Trinità, visto che è
stato redatto nel 2018, quando era governatore (e oggi ministro) Nello Musumeci, un “documento tecnico descrittivo” sull ’impianto, in cui si spiega che servono degli interventi per “il recupero delle condizioni di sicurezza strutturale e il ripristino della piena funzionalità idraulica dell’infrastruttura ”, oltre alla “conclusione degli invasi sperimentali e l’acquisizione del collaudo tecnico-funzionale”.

Atto rimasto però nei cassetti degli uffici regionali, ma che si può facilmente trovare sul web.


Sono anni che i sindacati e gli amministratori locali lamentano l’assenza delle istituzioni per la messa in sicurezza dell’impianto, la riduzione dell’invaso rischia di mettere in ginocchio gli agricoltori del Belice.

Tema che il deputato renziano Davide Faraone ha portato al question time ieri incalzando il ministro per la Protezione civile Musumeci. “In merito alla situazione della diga Trinità, si rileva che il concessionario e gestore è la Regione Siciliana – ha precisato Musumeci –.

Il ministero delle Infrastrutture ha avviato ad aprile 2024 il procedimento per la limitazione o la messa fuori esercizio dell’invaso e ha richiesto l’aggiornamento delle verifiche, che hanno confermato gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena.

All’esito, il Mit ha disposto la messa fuori esercizio dell’invaso, da attuarsi mediante la progressiva riduzione dei livelli idrici secondo modalità e precauzioni gestionali che restano nella responsabilità del gestore dell’opera ”. “Ministro, lei quindi conferma che la diga sarà dismessa – replica Faraone in aula –, questa estate lì sarà un disastro, i dissalatori di cui parla la regione sono dei giocattoli, la rete idrica disperde il 50% dell’acqua, non si trovano pozzi, e le dighe perdono acqua. Noi ci ritroviamo ancora con un bugiardo seriale, il presidente della Sicilia, il quale dice che tutto va bene”.

Fonte ilFattoQuotidiano

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