Nel question-time, di cui abbiamo dato ampia comunicazione ieri, allegando anche il video della seduta, tra le tante interrogazioni sul tema degli sfollati di via Redentore e vicolo Scilla, è emersa una situazione che non fa ben sperare.
Solo alcuni giorni prima il consiglio all’unanimità aveva votato un ordine del giorno, con due emendamenti, con il quale si cercava di andare incontro alle 14 famiglie che dal 10 di dicembre sono fuori casa.
Adesso si cerca di fare di tutto per consentire il rientro nelle loro abitazioni alle 14 famiglie di via Redentore e vicolo Scilla.
Rispondendo ad all’interrogazione del consigliere Gambino, il problema si è subito intuito.
Gambino sostiene che se si collocano i fessurimetri smart, di ultima generazione, che sono in grado di segnalare e comunicare su qualsiasi smartphone ogni spostamento rilevante della struttura, le famiglie potrebbero rientrare immediatamente.
L’amministrazione comunale, sostiene l’ass.Aiello, devono essere i privati a provvedere a loro spese alle verifiche di agibilità delle abitazioni, non potendo il Comune intervenire su beni privati.
Secondo l’ass. Aiello sarebbe “una indebita spesa pubblica a vantaggio di privati cittadini”.
Gambino ha replicato sostenendo che il Comune dovrebbe invece affrettarsi ad acquistare i fessurimetri e collocarli a proprie spese, perché l’evento calamitoso riguarda una zona vasta, già segnalata nel PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico) e non può essere quindi considerato un fatto circoscritto agli edifici privati.
Per cui l’unico modo per far rientrare finalmente le famiglie nelle loro abitazioni è quello della collocazione dei fessurimetri smart a spese del Comune, nel più breve tempo possibile, mettendo fine ad una situazione che crea un grande disagio per i cittadini e che comporta per il Comune altre spese notevoli per alloggiare le famiglie in B&B.
Non è neanche pensabile, continua Gambino che le verifiche geognostiche a largo raggio siano fatte a spese dei residenti: “deve pensarci il Comune o il Genio Civile, per garantire la sicurezza degli abitanti e del territorio”, altrimenti le famiglie non potranno rientrare, e non è ammissibile che il Comune non si preoccupi delle condizioni di famiglie e di cittadini trincerandosi dietro pretesti burocratici.
A margine del suo intervento, l’ass. Aiello, ha fatto un chiaro riferimento a una ex consigliera che a suo dire è poco informata, ovviamente ha evitato di fare il nome, non certo per rispettare la privacy, dimostrando scarsa sensibilità verso la ex consigliera e verso le altre famiglie, rea di aver pubblicato, su questa testata, una sua lettera dove raccontava quanto sta loro succedendo.
Questo intervento non poteva non suscitare la reazione della ex consigliera, che, con un suo post si Facebook, si presenta.
Adele Castellana scrive:
“Chi sarà mai l’ex consigliere redarguito dall’assessore durante il Q.T. di oggi?
Eccomi, sono un ex consigliere “sfollato” che da giorno 10 dicembre vive in un b&b insieme ad altre 13 famiglie!
Sono un ex consigliere “sfollata” che da giorno 10 dicembre non dorme nel proprio letto e vive la quotidianità in maniera improvvisata!
Sono un ex consigliere che essendo sfollato ha diritto di chiedere a gran voce la soluzione del problema che non gli consente di tornare a casa!
Sono un ex consigliere ”sfollato” che apre la bocca con cognizione di causa, con le fragilità e la rabbia che la situazione comporta!
Cosa mi si contesta? Mostrare empatia, no?
Auguro all’assessore di non dover mai provare la condizione di sfollato.
Buona vita!”
Amaro sfogo di chi sta vivendo, insieme ad altre persone, un disagio che nessuno mai vorrebbe provare. Ad Maiora
