Dimissioni lampo per il dirigente accusato di corruzione e caro all’assessore Turano
Il passo indietro, alla fine di una giornata ad altissima tensione, arriva per voce del diretto interessato.
Carmelo Ricciardo, nominato 48 ore fa a capo del dipartimento all’Istruzione, ha già rinunciato all’incarico.
La sua nomina era in contraddizione con la crociata di Renato Schifani sui burocrati regionali,
in nome delle direttive dell’anticorruzione: il dirigente è infatti attualmente imputato con
l’accusa di corruzione e turbativa d’asta.
Tutte informazioni di cui il presidente della Regione non era stato messo al corrente e che lo
hanno mandato su tutte le furie.
Non a caso le dimissioni arrivano a seguito di una “moral suasion senza resistenze” da parte di Palazzo d’Orleans.
«La vicenda risale al 2019 — si difende Ricciardo — e riguarda il porto di Riposto, ma ho fiducia nella magistratura. Ero già finito in una vicenda analoga anche sul porto di Sciacca e anche in quel caso sono stato accusato di corruzione e turbativa d’asta, ma la mia posizione è stata archiviata. Lavoro alla Regione da 40 anni e gestisco gare milionarie: l’ultima è stata quella da oltre 800 milioni di euro per le tratte del trasporto pubblico locale extraurbano, ma anche la nave della Regione costruita da Fincantieri ».
Tutti dossier su cui Ricciardo a questo punto tornerà a lavorare, nel suo vecchio ruolo, mentre
affida a una nota la rinuncia al nuovo incarico, ringraziando l’assessore leghista Mimmo Turano. «Le condizioni contingenti — ha scritto nel suo comunicato — non mi consentono di svolgere la funzione di dirigente generale per opportunità. Non accetto di essere al centro delle polemiche a causa della mia nomina che danneggiano l’azione del governo Schifani impegnato su grandi cose per la Sicilia ».
Il dirigente era finito in mezzo al fuoco incrociato delle opposizioni: il referente del Movimento Cinquestelle Nuccio Di Paola aveva parlato di «pessimo segnale alla collettività», mentre per il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Davide Faraone, «strombazzare urbi et orbi la rotazione della legalità tra i dirigenti regionali e non verificare i procedimenti giudiziari di chi viene nominato è sintomo della inadeguatezza».
Schifani non cede alle provocazioni e si limita a «prendere atto con rispetto» della decisione di Ricciardo.
Una scelta che per il presidente della Regione «dimostra senso di responsabilità e attenzione verso l’azione del governo ».
Ma la bandierina sul vertice del dipartimento all’Istruzione resta, da quanto filtra, in quota Lega.
Che già ieri ha discusso della rosa di nomi da proporre a Schifani: complice la festa di compleanno del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che si è tenuta ieri sera a Catania, il segretario regionale Nino Germanà aveva convocato l’organismo dirigente nel capoluogo etneo per il pomeriggio.
E se all’Istruzione si resta ancora in attesa della nuova nomina, c’è chi fa notare che Ricciardo non è l’unico a essere rimasto schiacciato nel valzer dei dirigenti che nel centrodestra paragonano alla giostra di Squid game.
A pagare un conto salato è stato anche Carmelo Frittitta: difeso dal suo ormai ex assessore Edy Tamajo, sponsorizzato dalle associazioni di categoria, Frittitta è rimasto fuori dalla nuova squadra dei superburocrati.
La lettura unanime nella coalizione è che fosse un segnale a Tamajo.
Ma il vero obiettivo potrebbe essere Salvatore Cardinale, padre politico della corrente forzista a cui il recordman di voti alle scorse Europee appartiene. Cardinale nelle scorse settimane ha incontrato a Roma Maurizio Gasparri.
Un incontro arrivato dopo l’iniziativa organizzata da Marco Falcone a Caltagirone alla presenza di Antonio Tajani, alla quale Schifani non aveva preso parte. Proprio in quell’occasione Cardinale avrebbe fissato l’appuntamento romano nel tentativo di fare asse col capogruppo forzista a Palazzo Madama.
La risposta di Schifani non si è fatta attendere: dapprima il pranzo con Falcone a Mondello, nel quartier generale di Tamajo. E adesso un giro in panchina per Frittitta.
Da laRepubblicaPalermo
