L’organo regionale designato dal governo di centrodestra è spaccato tra progressisti e conservatori Arenato il ddl del Pd
Mentre la Toscana raggiunge per prima il traguardo della legge regionale sul fine vita, la Sicilia è all’anno zero.
Da un lato, il disegno di legge presentato dal Pd a marzo non è mai approdato al tavolo della discussione e gli sforzi dell’associazione Coscioni sono stati finora vani.
Dall’altro lato, c’è una spaccatura all’interno del comitato etico regionale (Cet), l’ente incaricato di supervisionare il rispetto dei requisiti alla base della richiesta di morte volontaria: all’ala progressista si contrappone quella cattolica e pro-vita capitanata dal presidente del comitato Salvino Leone. Lo stesso che – in un articolo scientifico – definisce il suicidio assistito, quantomeno nei casi dubbi, come una forma di «cooperazione al male». Leone, ginecologo e docente di Teologia morale alla facoltà teologica di Sicilia e di Bioetica alla Lumsa, è stato nominato presidente del Cet nel 2023 dagli altri membri del comitato scelti del governo di centrodestra.
«Non lo vogliamo il fine vita — è categorico — perché siamo oberati di lavoro e in generale è tutto
così fumoso che non siamo in grado di svolgere questo ruolo: servirebbero delle figure professionali come lo psicologo e il palliativista che a noi mancano, andrebbero fatti dei
sopralluoghi dal richiedente che non saremmo in condizioni di effettuare, siamo sprovvisti di copertura assicurativa e non è prevista alcuna retribuzione per questo compito».
Ne fa una questione di lacune strutturali e organizzative, ma non nasconde il suo scetticismo ideologico: «Siamo sicuri che il medico o un altro membro del Cet che valuta una richiesta di suicidio assistito non stia tradendo i principi di sacralità della vita e non stia venendo meno
al suo compito, che è quello di promuovere la vita e non certo l’agonia?
È chiaro che sarei libero di fare obiezione di coscienza o di esprimere parere negativo nei casi che esulano dall’accanimento terapeutico e sfociano nell’eutanasia».
La soluzione, per Leone, sarebbe delegare il compito ai comitati etici locali di Palermo, Catania e Messina.
Per qualcuno all’interno del comitato è un modo per passare la palla ad altri. Ma un senso ce l’ha. Almeno per Lucia Craxì, professoressa di bioetica all’università di Palermo e vicepresidente del comitato Palermo 2: «I comitati locali sono più vicini alle singole aziende e hanno più
tempo e modo per adempiere al compito». Esponente dell’ala progressista del Cet, Craxì sostiene
apertamente una legge sul fine vita.
Ma non ci conta, «perché non c’è nessuna volontà politica di farla».
Le speranze sono riposte nel disegno di legge proposto dal Pd la scorsa primavera. A giorni potrebbero esserci novità, vista la promessa, strappata dal dem Giovanni Burtone al presidente della commissione Salute all’Ars Giuseppe Laccoto, di porre la questione all’ordine del
giorno. Una seconda proposta potrebbe arrivare su input della cellula catanese della Coscioni Maurizio Vaccaro, forte del sostegno della deputata Pd Ersilia Severino e col placet dei 5 Stelle. Con qualche differenza rispetto alla proposta di Burtone, sul piano dei tempi di risposta dell’Asp alle richieste di suicidio assistito — venti giorni e non dieci — e sul funzionamento della commissione interdisciplinare che la Coscioni vorrebbe integrata in pianta stabile all’interno delle aziende sanitarie.
Su questi due punti, l’associazione non è disposta a indietreggiare.
Burtone, nel summit di lunedì con Vaccaro, si è detto «aperto al dialogo perché la priorità è cercare un punto d’incontro e unire le forze», e ha ribadito che «ci sono tutti i presupposti per andare avanti anche se non sarà un percorso semplice».
Resta da convincere i gruppi di maggioranza, con Forza Italia vicina al sì.
Nel dibattito interviene anche l’assessora alla Salute, Daniela Faraoni: «Una legge in materia non è una scelta che posso fare io, è una questione morale che riguarda ogni cittadino sulla quale darà un’indicazione l’assemblea regionale». Intanto, il tempo passa e ogni mese, al numero bianco della Coscioni, arrivano 130 telefonate dalla Sicilia per chiedere informazioni sul suicidio medicalmente assistito.
Da laRepubblicaPalermo
