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FdI scende al 27 per cento, il Pd frena e cresce il M5S Boom di astensionisti, cala la fiducia nella premier

Last updated: 01/03/2025 9:51
By Redazione 137 Views 6 Min Read
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Lieve arretramento per Lega e FI, poco sopra l’8%. Avs è al 6

Anche il mese di febbraio ha visto eventi tali da essere non solo dirompenti, come li avevamo definiti il mese scorso a proposito dell’avvio della presidenza Trump, ma forse sconvolgenti.

In senso proprio: sembra essere messo in discussione l’assetto dell’Occidente nel suo insieme.

Il ritorno alla logica delle sfere di influenza è evidente.

E l’Europa deve immediatamente rivedere posizioni, comportamenti, modalità di decisione. Cambia, altrettanto profondamente, il modo di rapportarsi.

Non più il mondo felpato della diplomazia, ma il mondo «immediato » dei social, incarnato
plasticamente da Elon Musk.
In tutto questo, per il governo e per la premier Giorgia Meloni, ci sono ricadute non indifferenti,
che richiedono scelte complicate: basti pensare al rapporto complesso con Trump (da un lato la vicinanza espressa anche nel recente incontro dei Conservatori, dall’altro la difesa delle autonomie di scelta del Paese, come evidenziato dalla ruvida polemica innescata da Andrea
Stroppa, referente in Italia di Musk, su Starlink) e alla necessità di interloquire con Paesi
europei (nel cui novero sembra rientrare il Regno Unito) che stanno evidentemente ponendo
le basi, almeno per il tema Difesa europea, per la creazione di un gruppo di Paesi che faccia da traino superando il peso dell’unanimità richiesta dalle decisioni della Ue e dal conseguente rischio di veti.

Sul piano interno la situazione sembra meno complessa, anche se alcuni elementi vanno
sottolineati, dalla vicenda Delmastro a quella della ministra Santanchè, fino al caso Paragon
e alle intercettazioni di diversi personaggi pubblici.

Da aggiungere anche la lunga intervista che Marina Berlusconi ha rilasciato a Il Foglio, con
una importante ricaduta culturale e politica.
Gli orientamenti degli elettori, in questo complesso panorama, segnalano cambiamenti
in linea di massima contenuti, ma tuttavia utili a evidenziare qualche possibile tendenza.

Nelle intenzioni di voto è da segnalare il calo di Fratelli d’Italia (oggi al 27%, con una riduzione dello 0,8%).
In piccolo calo anche Lega e Forza Italia, entrambe appena sopra l’8 %.

Nell’opposizione si segnala un rafforzamento, anch’esso contenuto ma apprezzabile, del Movimento 5 Stelle, oggi stimato al 13,2%, in crescita dello 0,7% rispetto allo scorso mese.

Il posizionamento nettamente autonomo di Giuseppe Conte nei confronti delle altre forze di opposizione sembra essere il motivo di questa piccola crescita.

Per il resto solo variazioni non significative, di pochi decimali, con il Pd che scende al 22,6%, registrando un leggero calo (-0,2%) eAvs che risale al 6 per cento.

Cresce invece, come detto, in maniera significativa l’area dell’incertezza e dell’astensione, oggi al 46,5%, il dato più alto registrato negli anni recenti.

E segnale di un distacco che sembra divenire sempre più preoccupante.
Guardando alle valutazioni dell’esecutivo, il governo si conferma stabilissimo: il solito indice di gradimento (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa) è oggi al 41, come il mese scorso.

La premier Meloni segnala invece un arretramento: oggi il suo gradimento è al 41, esattamente come il governo, con un calo di 2 punti rispetto a gennaio.

È il livello più basso dall’insediamento dell’esecutivo.

Il calo probabilmente è da correlare alle difficoltà di posizionamento nello scenario internazionale cui accennavamo in apertura.

E dall’altro lato è probabile che i distinguo sempre più evidenti tra gli alleati di governo rendano meno solida la percezione della capacità di tenere con mano ferma le redini del governo e della maggioranza, garantendo la necessaria coesione.

È inoltre da sottolineare come le valutazioni negative sulla premier, oltre che naturalmente tra le forze di opposizione, sono assai elevate tra gli astensionisti, che aumentano ulteriormente. Segnale di una crescita della disillusione.
Infine, i leader: crescono, di poco, solo quelli dell’opposizione e in particolare delle forze minori.
Segno anche questo di qualche difficoltà della maggioranza.
E Antonio Tajani, pur rimanendo stabilmente al primo posto, registra un ulteriore piccolo calo, perdendo 6 punti in un anno.

Le difficoltà attuali di collocazione nel panorama internazionale da un lato e dall’altro la necessità di rivedere in qualche modo il posizionamento di FI, almeno alla luce delle posizioni prese da Marina Berlusconi nell’intervista citata, sembrano rendere conto di questa difficoltà.
In conclusione, emergono alcuni segnali di relativo «rallentamento » dell’esecutivo e della maggioranza, in un contesto globale in frenetica evoluzione.

Aspettiamo le prossime rilevazioni (e i probabili prossimi ulteriori «sconvolgimenti ») per capire se è un fenomeno destinato a consolidarsi o meno.

Fonte Il Corriere della Sera, N.Pagnoncelli

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