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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > La premier prende posizione dopo il violento scontro fra Trump e Zelensky: “Immediato vertice Usa-Ue. L’occidente non deve dividersi”
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La premier prende posizione dopo il violento scontro fra Trump e Zelensky: “Immediato vertice Usa-Ue. L’occidente non deve dividersi”

Last updated: 01/03/2025 10:35
By Redazione 123 Views 10 Min Read
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I leader europei si stringono attorno a Zelensky: «Siamo con te»

L’Europa si stringe intorno all’Ucraina e al suo presidente Volodymyr Zelensky, prendendo nettamente le sue parti dopo lo scontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nello studio ovale.

E una chiara presa di posizione, a supporto di Kiev, giunge anche dalla premier italiana Giorgia Meloni, che invia al contempo uno monito a Washington: «L’Occidente non si divida » .
«Caro Zelensky non sei mai solo», hanno twittato all’unisono la presidente della Commissione Ue, Ursula Von del Leyen e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

«La tua dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Sii forte, sii coraggioso, sii impavido… Continueremo a lavorare con voi per una pace giusta e duratura».
«CaroZelensky e cari amici ucraini, non siete soli», fa loro eco il premier polacco e presidente di turno dell’Ue, Donald Tusk.
Macron, in visita di Stato in Portogallo, bacchetta il presidente americano: «C’è un aggressore russo, bisogna rispettare chi lo combatte dall’inizio».
E auspica «un’Europa che sia una potenza, ne abbiamo più che mai bisogno.
Ci lavoro fin dall’inizio. E adesso è l’ora del sussulto».
«Siamo al fianco dell’Ucraina nei momenti belli e in quelli difficili.

Non dobbiamo mai confondere aggressore e vittima in questa terribile guerra», ha
affermato da parte sua da Berlino il «Pace giusta» La premier Giorgia Meloni chiede un vertice immediato tra Stati Uniti-Unione europea e alleati «Tariffe reciproche»
Intanto von der Leyen prepara intese con l’India Marcello Campo BRUXELLE S
Se i dazi americani su acciaio e alluminio «verranno confermati, gli europei risponderanno, ci saranno tariffe reciproche.

Perché dobbiamo proteggerci, dobbiamo difenderci.
Non dobbiamo mostrarci in qualche modo deboli di fronte a queste misure».

Il presidente francese Emmanuel Macron non ci sta e decide di rompere gli indugi dicendosi praticamente pronto ad affrontare la guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Un approccio che punta a una risposta europea molto forte, radicalmente diverso da quello di chi,
dentro e fuori l’Ue, pensa di poter risolvere la tensione con gli Stati Uniti con accordi bilaterali.
Mentre Ursula von der Leyen a Delhi ha posto le basi per un trattato di libero scambio Ue-India entro l’anno, il presidente francese, in visita in Portogallo, si è ripreso prepotentemente
la scena europea nel ruolo di protagonista come nemico numero uno delle politiche della
nuova amministrazione americana, spronando le tante, secondo alcuni eccessive, prudenze di Bruxelles.
È stato lui il primo a convocare il 17 febbraio i leader dei maggiori Paesi europei per affrontare il nodo ucraino di fronte all’accelerazione di Donald Trump con la Russia.
Quindi, sempre primo tra i leader europei, lunedì si è recato alla Casa Bianca per cercare un difficile dialogo con il presidente americano.

Ed è ancora lui il primo a annunciare che, sul tema dei dazi, l’Europa risponderà colpo su colpo al protezionismo statunitense.

Perché dal suo incontro con Trump è uscito «con pochissime speranze» che la questione possa essere risolta diversamente.
In un momento in cui le istituzioni europee sembrano ancora sotto shock dalle continue bordate
della Casa Bianca – basti pensare che Von der Leyen è ancora in lista d’attesa per un colloquio con Trump – a tenere banco è quindi il superattivismo dell’Eliseo, mentre il premier britannico Keir Starmer ha reso noto di aver invitato anche la Turchia al vertice di Londra di domani, al
quale non parteciperanno i baltici.

Quanto a Macron, quando si insedierà anche Friedrich Merz riemergerà quel famoso asse franco-tedesco che tradizionalmente, nel bene e nel male, è stato l’anima della politica e dell’economia comunitaria.
E che tanti sperano possa rilanciare l’Unione, mai così in difficoltà.

Del resto, sul tema dei dazi anche il futuro cancelliere ha fatto la voce grossa, ricordando che il grande mercato europeo, con oltre 500 milioni di consumatori, è importante anche per le aziende americane:
«Non siamo indifesi di fronte a loro.
Qui abbiamo delle regole e tutti devono rispettarle», ha osservato in un’intervista alla Faz.
I dazi non preoccupano solo il Vecchio Continente ma scuotono anche gli equilibri geopolitici globali, non solo quelli economici.

Anche la Cina ha reagito mettendo in guardia gli Stati Uniti sul fatto che l’ultima tornata di ulteriori dazi al 10% su tutto l’import “made in China”, in vigore dal 4 marzo, avrà «un grave impatto sul dialogo bilaterale ».

Pechino ha accusato Washington di usare «la questione del fentanyl come pretesto per imporre tariffe ed esercitare pressioni, agendo in modo arbitrario e ripagando la gentilezza con l’ingratitudine».
Questo approccio, ha aggiunto un portavoce cinese, «non risolverà i problemi americani e, anzi, si ritorcerà contro e avrà un impatto grave sul dialogo e la cooperazione tra entrambe le parti nella lotta» al narcotraffico.
Il cima di incertezza ha provocato pessime conseguenze sui mercati con borse in rosso in Asia e Pacifico.
I listini orientali sono andati giù dopo le prime avvisaglie registrate ieri in Europa. Tokyo ha ceduto il 2,88%, Shanghai l’1,98%, Taiwan l’1,49%, Seul il 3,39% e Sidney l’1,16%. In controtendenza ma restano deboli le borse europee. Londra (+0,61%), Parigi (+0,11%), Francoforte (+0,01%).
«Dobbiamo difenderci» Il presidente francese Emmanuel Macron
Piace tra i Dem, Azione, Iv e +Europa la proposta di Michele Serra lanciata su Repubblica di una piazza in favore dell’Europa senza bandiere di partito e solo con quelle blu con il cerchio di stelle. Ma mentre si moltiplicano le adesioni tra i partiti del centrosinistra tacciono i pentastellati.
Con Giuseppe Conte che punta invece sulla propria piazza lanciata nei giorni scorsi contro il governo e che, fa sapere, sarà a Roma il 5 aprile.
Non c’è ancora una data e un luogo, invece, per l’iniziativa europeista lanciata da Serra anche se Ivan Scalfarotto ipotizza il 15 marzo a Milano, ma fioccano i sì tra i Dem e i centristi.
Nel Pd c’è l’entusiasmo dell’ala riformista con il presidente del partito Stefano Bonaccini, Lorenzo Guerini e Dario Nardella a manifestare subito la propria adesione; ma a dire che ci saranno si affrettano anche Sandro Ruotolo, Gianni Cuperlo, Anna Ascani, Piero Fassino.

La segretaria – fanno sapere fonti del Nazareno – ne parla oggi sullo stesso giornale che ha lanciato l’iniziativa.

Ma è chiaro che la risposta, da un partito che ha l’europeismo tra i suoi principi fondanti, non potrà che essere positiva.
Questa manifestazione – commenta Paolo Gentiloni – «è un regalo del nuovo presidente degli Stati Uniti» .

La ministra degli Esteri Annalena Baerbock aggiunge: «La richiesta di Kiev di pace e sicurezza è anche la nostra ».

Sulla stessa linea anche il premier spagnolo PedroSanchez che su X in tre lingue ribadisce: «Ucraina, la Spagna è con te».

«La Svezia sta con l’Ucraina. Non stai lottando solo per la tua libertà, ma anche per quella di tutta
l’Europa. Slava ukraini», scrive sulla piattaforma il premier svedese Ulf Kristersson.
Fanno quadrato anche i baltici, nonostante la loro irritazione per essere stati esclusi dal vertice di Londra di domani sulla difesa europea e la sicurezza in Ucraina.

«Ukraine, you never walk alone» (Ucraina, non camminerai mai sola», ha commentato il presidente della Lituania Gitanas Nauseda parafrasando un celebre slogan del tifo del Liverpool.

Il ministero degli Esteri estone attacca Mosca: «L’unico ostacolo al raggiungimento della pace
è la decisione del dittatore russo Vladimir Putin di continuare la guerra di aggressione.
Se l’Ucraina smette di combattere, l’Ucraina non esisterà più.

Il sostegno dell’Estonia all’Ucraina continua ad essere incrollabile.

E’ tempo che l’Europa agisca».
Dall’Italia Giorgia Meloni ha chiesto la convocazione «immediata» di un «vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi
sfide di oggi, a partire dall’Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro». Questa «è la proposta che l’Italia intende fare ai suoi
partner nelle prossime ore», ha reso noto la premier in serata, sottolineando che «ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra
civiltà».

Mentre il titolare della Farnesina Antonio Tajani, ribadendo il sostegno di Roma alla «indipendenza dell’Ucraina», ha detto che «in questo momento di grande tensione bisogna
tenere i nervi saldi». E lavorare per «una pace giusta».

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