L’attivista Rizzi attacca il quadro legislativo giudiziario: «Pene ridicole, così pensano di poterla fare franca»
Da La Sicilia di Laura Distefano e Laura Mendola
Enrico Rizzi ha fatto la lotta per gli animali il suo core business a tutti i livelli. Sociale (e social), politico e anche di denuncia.
L’animalista più conosciuto nel mondo del web ha più volte affrontato il tempo del randagismo e con il sistema ombroso che ci gira attorno.
E le Istituzioni siciliane hanno ancora, secondo Rizzi, molta strada da fare sulla tutela degli animali.
A chi poi fa del male, in modo consenziente, ai cani randagi con polpette avvelenate o contenente
spilli e pezzi di vetro dice di “mettersi nella pelle” delle vittime. E di riflettere.
Riflettere bene.
L’affare del randagismo attrae le organizzazioni criminali?
Dalle sue denunce ed esperienze dirette cosa emerge?
«Il business sulla pelle dei cani è noto a tutti ed ovviamente, da sempre, attira anche gli interessi della criminalità organizzata. Sono numerosi i canili gestiti da noti pregiudicati, legati alla mala vita. E purtroppo non solo in Sicilia.
Pochi centesimi per gli animali, strutture spesso non a norma, fatiscenti, animali denutriti,
fruttano milioni di euro l’anno. Il tutto avviene e continua ad avvenire perché purtroppo le Istituzioni sono totalmente assenti e non interessate a tutelare gli animali. A loro interessa solo
che qualcuno risolva il problema, togliendo i cani dalla strada. Come vivono non è un loro interesse, nonostante il tutto avviene con soldi pubblici.
In Sicilia ha fatto molte battaglie sul tema dei diritti di tutela dei randagi?
Ha anche scoperchiato casi limite.
«Sono siciliano anche se da qualche anno vivo a Roma. Negli ultimi dieci anni ho visitato davvero un’infinità di canili, tutti trovati sovraffollati e in pessime condizioni strutturali. Gli animali
sono soltanto numeri e non esseri viventi. Il problema sta nel fatto che le pene per chi maltratta gli animali o li costringe a vivere in modo disumano sono davvero ridicole e quindi chi fa business su di loro, sa perfettamente di poterla fare franca».
Le Istituzioni sono all’altezza per garantire le tutele ai cani randagi?
«Le Istituzioni non è che non sono in grado, non vogliono proprio occuparsene. Manca totalmente la volontà politica e giudiziaria».
La normativa invece come la ritiene?
«Già risposto, le pene vanno assolutamente riviste ed inasprite per chi commette reati a danno degli animali».
