Pioggia di vendite a Piazza Affari che più degli altri listini europei sconta il peso dei bancari, finiti a picco sui timori di recessione. L’indice Ftse Mib ha così azzerato il rialzo accumulato da inizio anno
Gli operatori segnalano un pesante sell-off con forti volumi, esarcebato dal weekend in arrivo, sulle prospettive che una guerra commerciale scatenata dai dazi Usa annunciati mercoledì sera possa innescare una recessione a livello globale non ancora prezzata nelle recenti sedute, spazzando via, dal punto di vista tecnico, gli ultimi livelli di supporto.
A scatenare ulteriori vendite è stata la risposta agli Usa giunta dalla Cina, con dazi aggiuntivi del 34%, che ha confermato il temuto scenario dell’avvio delle ritorsioni commerciali.
Un venerdì nero anche a Wall Street dopo il tracollo di ieri, accrescendo le probabilità che l’azionario Usa entri in un ‘bear market’Mentre scriviamo i listini americani scendono mediamente del 3%
Intorno alle 13,10 l’indice Ftse Mib perdeva il 7% registrando la peggior seduta da marzo 2022 e riportandosi sui livelli di fine 2024. La settimana si avvia a chiudersi con un pesante bilancio di -11%.
Sprofondano i bancari con l’indice Ftse del comparto in calo dell’11%, poco più dello Stoxx bancario europeo. Perdite nell’ordine del 12-13% per UniCredit, Mps, Bper e Banco Bpm, con i trader che scaricano le posizioni su tutto il comparto finanziario, asset manager e assicurazioni incluse.
I timori di recessione sull’escalation della guerra commerciale con conseguente impatto sulla domanda si fanno sentire anche nel settore dell’oil con le quotazioni del brent che perdono il 6% trascinando al ribasso i titoli petroliferi. E così Eni perde il 5% e Saipem l’8,6%.
Provano a resistere le utility che si aggrappano alla forza difensiva del settore, con Italgas, Terna e Snam che limitano le perdite attorno all’1%
Spread +6,54%
