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Meloni:”Lo spread oggi è sotto i 100 punti base: significa che i titoli di Stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi”. Ma sarà cosi?

Last updated: 15/05/2025 12:44
By Redazione 132 Views 10 Min Read
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La presidente Meloni, o il presidente, ha dimostrato in aula alla Camera di non sapere cosa sia lo spread e come funzioni, spiegando con assoluta convinzione che i titoli di Stato italiani sarebbero più sicuri di quelli tedeschi.

Contents
Che cosa sono le obbligazioni statali?Quale titolo scegliere?Investire in Titoli di Stato: un po’ di teoriaQuali sono i titoli di Stato esteri più redditizi?Quali sono i Titoli di Stato più sicuri?Cosa si rischia con i Titoli di Stato?

Una lacuna piuttosto grave, diciamo così, frutto solo di pura propaganda e da usare per chi le crede. In un paese che spende quasi 90 miliardi all’anno di interessi per il debito pubblico, queste affermazioni non hanno alcun fondamento economico.

Probabilmente la Meloni poco si intende di economia, si faccia dare qualche informazione affidabile, non dagli uffici di Palazzo Chigi o da FdI, e una volta capito, eviti certe affermazioni.

Ma giusto per capire.

Investire in strumenti sicuri ha sempre o quasi fatto rima con investire in titoli di stato. Le autorità di questo tipo vengono, spesso a buon diritto, altre volte no, ritenute più affidabili degli altri operatori di mercato, offrendo strumenti che vengono percepiti come tranquilli e sicuri.

Che cosa sono le obbligazioni statali?

Quando acquistiamo una obbligazione stiamo di fatto prestando denaro a chi l’ha emessa, denaro che ci verrà restituito a scadenza.

Le obbligazioni incorporano un tasso di interesse, che ci viene retribuito o periodicamente (come nel caso dei titoli con cedola, tipicamente ogni 6 mesi), oppure a fine del rapporto, ma questo non cambia la sostanza della cosa: stiamo prestando denaro ad uno stato ed è della sua affidabilità come debitore che dobbiamo preoccuparci.

Quale titolo scegliere?

In realtà i titoli sono equivalenti per affidabilità dell’emittente, nel senso che è sempre la Repubblica Italiana a far fronte ai pagamenti.

A fare la differenza è la nostra, se vogliamo, scommessa: preferiamo un titolo che abbia rendite periodiche? Preferiamo invece avere tutto dopo, per incassare qualche euro in più? Qual è la scadenza che ci interessa?

Dato che il rischio emittente è lo stesso, vale la pena di ricordare quali sono i fattori che dobbiamo considerare prima di scegliere questo o quell’altro titolo:

  • durata: più è alta, più sono alti i rischi (ci sono delle nobilissime eccezioni, che però nel caso dell’Italia possono essere ignorate);
  • cedola: ci interessa o meno avere delle rendite periodiche? Parliamo di pochi euro, dati i tassi di interesse estremamente bassi che per il momento vengono offerti dai mercati;
  • tasso fisso o variabile: il calcolo è molto meno semplice di quello che vorrebbe farti credere il promotore della banca; è una scelta molto complessa, dato che nessuno sa come si muoveranno i tassi da qui a 1, 2, 3, 10, 15 o 30 anni.

Investire in Titoli di Stato: un po’ di teoria

Come abbiamo già detto essi vengono emessi dallo Stato attraverso il MEF, e hanno lo scopo principale di finanziare la spesa pubblica non coperta dalle entrate tributarie, e servono a finanziare il debito pubblico del paese.

Quali sono i titoli di Stato esteri più redditizi?

Dal momento che i titoli di Stato italiani non sono più redditizi come una volta e hanno perso il loro appeal da qualche anno (i tassi di interesse infatti oggi si attestano a meno dell’1%), alcuni potrebbero pensare di volgere il loro sguardo da investitori verso i titoli di Stato esteri.

Partiamo dal presupposto che comunque chi si rivolge ai titoli di Stato ha una bassa propensione al rischio, quindi non bisogna aspettarsi dei rendimenti elevatissimi, però è lecito cercare di ottenere qualche cosa in più.

Per esempio un paese come il Venezuela appartiene alla white list, e ha emesso obbligazioni con un tasso di circa l’11%.

Il tasso di interesse viene pagato ogni 6 mesi, e risulta essere molto interessante, anche se il Paese non lascia proprio dormire sonni tranquilli: non si tratta di un Paese con forte rischio di default, ma neanche così sicuro. In questo caso quindi l’investimento sarà molto rischioso e speculativo.

Facciamo un altro esempio: la Turchia.

I titoli di Stato in lire turche offrono dei rendimenti intorno al 12%, grazie al tasso di interesse fissato dalla banca centrale per attrarre investimenti esteri. Attenzione però perché l’andamento volatile della lira turca rappresenta un rischio cambio significativo.

Anche i titoli del Brasile sembrano essere interessanti, dal momento che presentano un tasso di interesse che si attesta sul 13%. Queste obbligazioni garantiscono un rendimento sopra la media, a patto però di accettare un rischio moderato.

L’importante quando si valutano i titoli di Stato esteri è guardare alla situazione politica ed economica di quel Paese, per comprendere al meglio se si tratta di un paese sicuro oppure no, e tenere in considerazione la valutazione delle agenzie di rating. Infine ovviamente occorre guardare al tasso di interesse, che è poi quello che determina il “risultato” del nostro investimento.

Quali sono i Titoli di Stato più sicuri?

Generalmente sono considerati sicuri e affidabili paesi, a livello europeo, come la Germania, non a caso i Bund tedeschi sono il riferimento in base al quale si calcola il famoso spread dei BTP decennali italiani.

In questa fase storica è importante ricordare che il rendimento delle obbligazioni è particolarmente basso e che quelle sicure, spesso, danno rendimenti negativi: in pratica siamo noi che paghiamo lo stato che riceve i soldi e non viceversa.

Qualche rendimento in più si può ottenere sulle scadenze più lunghe ma ad oggi bisogna andare ampiamente oltre i 10 anni.

Cosa si rischia con i Titoli di Stato?

Come abbiamo visto investire in Titoli di Stato è un investimento sicuro, a parte il rischio che è legato al fallimento dell’emittente e alla conseguente impossibilità di rimborso dovuta all’insolvenza dello Stato.

Sicuramente si tratta di una possibilità remota ma comunque da tenere in considerazione, dal momento che recenti crisi come quella dei bond argentini o la crisi della Grecia sono ancora ben vivide nei nostri ricordi.

Proprio per questo motivo occorre considerare il rischio paese e valutarlo per bene, scegliendo obbligazioni di paesi sicuri e stabili ed evitando di farsi ingolosire da obbligazioni che promettono magari rendimenti molto elevati a fronte però di insidie che si nascondono dietro l’angolo.

Quindi più basso è il tasso di interesse che uno Stato paga, più sicura sarà la sua obbligazione, mentre che riconosce un tasso più alto offre una maggiore garanzia

Un esempio:

Titolo di stato tedesco a 10 anno, 2,5

Btp italiano a 10 anni, 3,7%, spread 101,2

Se tanto mi da tanto, la Germania da più sicurezza….diteglielo

Va anche aggiunto che negli ultimi due anni la diminuzione dello spread è dipesa soprattutto dall’aumento del rendimento dei Bund tedeschi, più che da un miglioramento del rendimento dei BTP italiani.

Lo spread è la differenza tra i rendimenti di due titoli di Stato. In parole semplici, indica quanto un Paese viene percepito come più o meno rischioso rispetto ad un altro. Uno spread basso indica che il mercato ha fiducia nell’economia di quel Paese, mentre uno spread alto suggerisce maggiori rischi. 

Cos’è esattamente lo spread?

Lo spread è una misura della differenza di rendimento tra due titoli di Stato, e in questo caso si riferisce al differenziale tra i BTP italiani e i Bund tedeschi. I Bund tedeschi sono considerati titoli di Stato sicuri e stabili, e quindi il loro rendimento è spesso utilizzato come benchmark (riferimento)

Come si calcola lo spread?

Lo spread BTP-Bund si calcola sottraendo il rendimento del Bund decennale dal rendimento del BTP decennale. Ad esempio, se il rendimento del BTP è del 4% e il rendimento del Bund è del 2%, lo spread sarà del 2%. 

Esempio concreto

Se lo spread BTP-Bund è alto, significa che il mercato percepisce un maggiore rischio nell’investire nei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi. Questo può essere dovuto a diversi fattori, tra cui la situazione economica, il debito pubblico, le politiche fiscali. 

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