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Cos’è la Festa della Repubblica? Il 2 giugno 1946 per le italiane e gli italiani

Last updated: 02/06/2025 6:29
By Redazione 106 Views 5 Min Read
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Dal referendum istituzionale alla democrazia bloccata: il giorno che cambiò l’Italia e la lunga ombra della Guerra Fredda

Contents
IL SUFFRAGIO UNIVERSALEL’ASSEMBLEA COSTITUENTEI PARTITIL’INFLUENZA AMERICANA E LA DEMOCRAZIA BLOCCATA

 Il giorno delle prime volte, l’alba della democrazia liberale, l’affermazione dei principi di uguaglianza formale e il sogno che questi potessero diventare davvero, finalmente, sostanziali.

Rispondere alla domanda contenuta nel titolo di questo articolo è più difficile di quanto possa sembrare. L’interrogativo si presta a molteplici significati, che vanno oltre il dato storico. Doveroso però partire da quello.

Il 2 giugno 1946 le italiane e gli italiani tutti furono chiamati a scegliere tra monarchia e democrazia. Era la prima volta che accadeva dal 1861, anno di nascita dell’Italia unita. Prima di allora il nostro Paese ereditava la forma di Stato dal Regno di Sardegna, i discendenti al trono erano i Savoia. Dinastia sabauda, piemontese.

IL SUFFRAGIO UNIVERSALE

Alle urne andarono tutte e tutti. Anche quella fu una prima volta. Il suffragio in Italia ha vissuto diversi step. Dall’anno della fondazione del Regno d’Italia, dal 17 marzo 1861 al 2 giugno 1946, il bacino di elettori è andato via via, allargandosi.

Basti pensare che gli aventi diritto al voto nel giorno dell’insediamento del primo parlamento del Regno d’Italia erano 418.696 persone su circa 22 milioni di abitanti, poco più del 2% della popolazione. Votavano “quelli che hanno e quelli che sanno”: in base cioè al censo e al livello di istruzione.

Già qualche anno dopo, con la vittoria della sinistra storica di Agostino Depretis e la legge Coppino (1877) che estendeva a tutti la scuola dell’obbligo e la successiva legge elettorale Zanardelli (1882) che introduceva il suffragio universale per i maschi che avevano compiuto 25 anni, gli elettori passarono dal 2% al 7% della popolazione. Bisognerà aspettare però proprio il 2 giugno 1946 per il vero suffragio universale con l’affermazione del diritto di voto alle donne. Una vera rivoluzione.

Quel giorno su 28 milioni (28.005.449) di aventi diritto, i votanti furono quasi 25 milioni (24.946.878), pari all’89,08%. Per la Repubblica si espressero 12.718.641 (pari al 54,27%), 10.718.502 (pari al 45,73%) per la Monarchia.

L’ASSEMBLEA COSTITUENTE

Insieme al referendum istituzionale, gli italiani votarono anche per eleggere i 556 membri dell’Assemblea Costituente. Un’altra prima volta. Cittadini e cittadine ebbero la possibilità di decidere chi avrebbe scritto le regole di reciproca convivenza, i principi cardine della società in cui avrebbero vissuto. Prima del 2 giugno 1946 infatti, la carta dei diritti era lo Statuto Albertino, anch’esso ereditato dal Regno di Sardegna.

I PARTITI

Ma a decidere il futuro dell’Italia furono anche i partiti, protagonisti di un nuovo modo di intendere la politica. Il voto del 2 giugno 1946 rappresentò la definitiva affermazione dei movimenti politici di massa sulla scena politica italiana. Formazioni come la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista di Unità Proletaria non erano realtà nuove: alcune avevano origini che risalivano al periodo prefascista, altre erano state protagoniste della lotta di Liberazione.

Tuttavia, con le elezioni dell’Assemblea Costituente, questi partiti ottennero per la prima volta un ampio riconoscimento popolare, diventando i veri protagonisti della nuova Italia democratica.

L’INFLUENZA AMERICANA E LA DEMOCRAZIA BLOCCATA

Nonostante l’ampio consenso elettorale ottenuto da partiti di massa come il PCI e il PSI di Pietro Nenni, la loro presenza nella nuova Repubblica fu segnata da una forte contraddizione di fondo.

Con l’adesione dell’Italia al Patto Atlantico e il suo progressivo inserimento nell’area di influenza statunitense, si delineò un sistema politico nel quale coesistevano due dimensioni distinte: la rappresentanza e la legittimità.

Da un lato, i partiti della sinistra socialista e comunista rappresentavano milioni di elettori, con una presenza radicata nel territorio e nella società; dall’altro, la loro vicinanza all’Unione Sovietica li rese, agli occhi delle forze atlantiche, incompatibili con la guida del Paese.

Era l’inizio di una democrazia ‘bloccata’, nella quale non tutti i partiti eletti erano considerati legittimati a governare. L’unico tentativo concreto di superare questo schema fu operato, decenni più tardi, nel 1978, da Aldo Moro ed Enrico Berlinguer con il progetto del compromesso storico. Ma questa, si sa, è un’altra storia.

Cos’è dunque il 2 giugno 1946 per l’Italia? Il prima e il dopo. La fine e l’inizio. Il presente e il futuro, si spera.

Fonte Agenzia Dire www.dire.it

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