di Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza
La riforma dei medici di famiglia prevede per i nuovi medici che entrano in servizio l’assunzione dentro al Servizio sanitario nazionale. Sembrano tutti d’accordo: dalle Regioni che da mesi la stanno elaborando, al ministro Orazio Schillaci. Lo scopo è quello di migliorare l’assistenza sul territorio garantendo la disponibilità di un dottore dalle 8 alle 20. I medici già in servizio potranno mantenere il loro status di autonomi: per loro non cambierà nulla.
La riforma però è ostacolata dal sindacato Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale, che rappresenta il 63% degli iscritti (qui Dataroom del 28 aprile 2025). Oggi i medici di base sono liberi professionisti stipendiati dal Servizio sanitario nazionale, ma gestiscono autonomamente il proprio lavoro: sono obbligati a garantire solo 15 ore settimanali per 1.500 pazienti e possono declinare le richieste delle Asl, come è accaduto con l’esecuzione dei tamponi durante il Covid o con il rifiuto di essere ingaggiati nelle Case della Comunità (qui Dataroom del 28 ottobre 2024). Ma c’è un altro ostacolo, ben più potente.

La più grande cassa pensioni
Si chiama Enpam, l’ente di previdenza che conta 365 mila iscritti in attività e paga 180 mila pensioni. È la più grande cassa pensionistica privata d’Italia. La tipologia di contributi che riceve si differenzia rispetto al tipo di contratto: i medici con rapporto di dipendenza versano all’Inps, che erogherà la loro pensione, ma anche una quota obbligatoria all’Enpam (145 euro annui per gli studenti, fino ai 1.961 per i professionisti dai 40 anni in su), e che si traduce in una pensione integrativa fra i 100 e 250 euro al mese. Invece i medici liberi professionisti affidano interamente la loro previdenza all’Enpam, versando il 19,5% del reddito netto fino a 140 mila euro (oltre la percentuale contributiva si riduce all’1%), e questi contributi finanzieranno la loro pensione. Da lavoratori autonomi i medici di famiglia contribuiscono per 1,8 miliardi su 3,9 di entrate totali. Nel verbale dell’assemblea dell’ente del 1° marzo 2025 si legge: «Il 40% dei contributi previdenziali provengono proprio dalla categoria dei medici di famiglia e se fossero cancellati l’Enpam, probabilmente, non ce la farebbe più». È evidente che se la strada è quella di far diventare i nuovi medici dipendenti, in quanto tali verseranno i contributi all’Inps, e per l’Enpam le cose si complicano. I pensionati attuali e futuri, però, non corrono alcun rischio: è già successo con i fondi pensione dei lavoratori dello spettacolo e degli sportivi (Enpals), dei dipendenti della pubblica amministrazione (Inpdap) e dei giornalisti (Inpgi), tutti confluiti nell’Inps. In quei casi però non si poteva fare diversamente perché le casse di quegli enti erano disastrate, mentre il patrimonio di Enpam oggi ammonta a quasi 28 miliardi, con un utile superiore al miliardo. Ed è proprio su questo patrimonio che si innesca una ragnatela di poteri che probabilmente intimorisce chi deve realizzare la riforma.

Tre miliardi sono collocati in titoli di Stato. Oltre 2 miliardi sono investiti in azioni di società quotate in Borsa, in particolare banche.
L’Enpam possiede il 2% di Monte dei Paschi di Siena e partecipa attivamente alle decisioni societarie: il 17 aprile 2025 si è allineato con il Ministero dell’Economia, il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio, nel sostenere l’aumento di capitale finalizzato all’acquisizione di Mediobanca. In Banco Bpm l’Enpam ha una quota dell’1,99% legata a un patto con altri soci che pesa in assemblea per il 6,5%. Il presidente dell’ente è nel consiglio di amministrazione. In Mediobanca detiene l’1% e nel 2023 ha appoggiato Caltagirone nella sua contrapposizione ad Alberto Nagel. Il portafoglio comprende inoltre lo 0,72% di Intesa Sanpaolo e l’1% di Nexi, oltre a partecipazioni meno rilevanti in aziende strategiche come Eni, Poste, Enel ed Enav. Nella Banca del Fucino, istituto che finanzia numerose farmacie e dove l’Enpam nomina un vicepresidente, possiede l’8,1%. Il presidente dell’Enpam esercita la delega sul 24,53% del capitale di Bankitalia, rappresentando sia la quota diretta dell’Enpam (4,9%) sia quella dell’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp).
Alberghi e palazzi
Gli investimenti immobiliari costituiscono un settore rilevante, con un valore di 5,56 miliardi. Questo patrimonio include prestigiosi alberghi romani come Palazzo Navona (di cui gestisce anche l’attività), Hotel delle Nazioni e Hotel Raphael, noto per l’episodio del lancio di monetine a Bettino Craxi. L’Enpam gestisce anche l’Antico Albergo del Sole al Pantheon, un quattro stelle con tariffe di 453 euro a camera, descritto come «il più antico di Roma, nato nel 1467». L’ente partecipa a 24 fondi immobiliari, in alcuni dei quali figura come principale o unico sottoscrittore. Nel portafoglio anche la Rinascente di Milano.

Il business della Sanità privata
I contributi previdenziali provenienti dai medici stipendiati dal Servizio sanitario nazionale vengono investiti dall’Enpam anche nel settore della Sanità privata accreditata. Attraverso il Fondo Aesculapius, di cui è proprietario al 100%, l’ente possiede le mura dell’ospedale San Giuseppe di Milano e, recentemente, ha acquisito 10 strutture ospedaliere e di riabilitazione della Fondazione Maugeri, con 1.200 posti letto, ad Arezzo è proprietario dell’immobile che ospita il Centro Chirurgico Toscano (95 posti letto), oltre ad una casa di riposo con 80 posti letto gestita da Sereni Orizzonti, e a Bologna della residenza per anziani I Platani (100 posti letto). Con il fondo Spazio Sanità, in cui detiene il 40%, ha finanziato l’acquisizione di 22 case di riposo distribuite nel Centro-Nord Italia, per un totale di 2.622 posti letto. L’Enpam ha una quota del 4,8% e siede nel consiglio di amministrazione del gruppo di Sanità privata accreditata Garofalo, quotato in Borsa e proprietario di 37 strutture.

La parte restante degli investimenti è per il 15,4% in Europa, 23,9% in Usa e 14,7% nel resto del mondo. Attraverso il fondo Antirion Global, di cui l’Enpam è l’unico quotista con un investimento di 1,6 miliardi, possiede a Londra il 50% della sede europea del gruppo Amazon.
Ai vertici ininterrottamente
Il consiglio di amministrazione è composto da 16 membri, con un’età media di 69 anni. Il presidente è Alberto Oliveti, 72 anni il prossimo 2 agosto, medico di famiglia a Senigallia, in pensione. È nell’organo di vertice dell’Enpam da 30 anni: nal 1995 indicato dalla Fimmg consigliere di amministrazione; consigliere esecutivo nel 2000; vicepresidente vicario nel 2010; presidente ininterrottamente dal 2012, ossia da 13 anni. Oliveti ha già fatto 3 anni in più rispetto ai due mandati di 5 anni che prevedeva lo statuto. Lo scopo del tetto ai mandati è garantire il ricambio, impedire rendite di posizione, cioè che si formi, metta radici e si cristallizzi un gruppo di potere costruito intorno a un immenso patrimonio. Ma siccome Oliveti nel 2012 è subentrato a metà mandato questi anni non vengono da regolamento conteggiati. Il primo aprile 2025 è stato rinnovato lo statuto: ora il limite è di 3 mandati di 4 anni. Il 29 maggio ci sono le elezioni per il rinnovo dell’assemblea nazionale. A seguire, la nuova assemblea si riunirà il 28 giugno per eleggere il consiglio di amministrazione, il nuovo presidente e i componenti elettivi del Collegio dei sindaci.

Con il nuovo statuto Oliveti può essere riconfermato ai vertici. Indennità di carica 280 mila euro lordi l’anno più altri 56 mila come gettoni di presenza alle riunioni (qui). Nel cda nove consiglieri su sedici provengono dal mondo sindacale, in particolare dalla Fimmg. Tra loro anche il segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti. Ed è lui che poi siede al tavolo con il governo per negoziare la riforma.
Fonte dataroom@corriere.it
