10 dicembre 2024 – 11 giugno 2025
Sono passati oltre sei mesi dal giorno in cui le 14 famiglie residenti sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa di un grave dissesto idrogeologico.
Da allora vivono nel limbo tra incertezze e attese, con lo stato di calamità naturale ancora da riconoscere e l’iter burocratico che procede a passo di lumaca.
La richiesta di stato di calamità naturale, avanzata dal comune di Caltanissetta alla Regione Siciliana nei primi giorni di marzo, rimane ad oggi senza una risposta concreta. Un’attesa che logora le speranze di chi ha perso tutto, tranne la speranza, indebitandosi ulteriormente.
A inizio aprile, il consigliere comunale Roberto Gambino ha presentato un’interrogazione comunale per far luce sulla situazione e sollecitare interventi. Un atto che è arrivato dopo che il Comune ha pure richiesto ai residenti il pagamento delle marche da bollo. Un costo aggiuntivo per chi si trova già in una situazione di estrema difficoltà economica e psicologica.
Questa richiesta ha generato indignazione tra gli sfollati, che vedono come un’ulteriore beffa la necessità di sostenere costi burocratici mentre sono in attesa di un aiuto concreto e di un riconoscimento ufficiale della loro condizione di emergenza.
Ad oggi, la situazione sembra essere in un vicolo cieco. Il silenzio assordante delle istituzioni, sia a livello comunale che regionale, amplifica il senso di abbandono che provano gli sfollati.
Non ci sono date certe per il riconoscimento dello stato di calamità, “nessuno ci informa”, ci dicono con la voce di chi teme di non potercela fare da soli, né piani concreti per il ripristino delle abitazioni o un alternativa per un’adeguata sistemazione temporanea.
Le famiglie di Via Redentore e Vicolo Spilla continuano a vivere da sfollati nel vero senso della parola, ospitate da parenti o in strutture provvisorie, tutto a proprie spese, con la costante preoccupazione per il proprio futuro e per il destino delle loro case.
La dignità di queste persone è messa a dura prova da un’emergenza che si trascina, senza risposte e senza la dovuta attenzione da sei lunghissimi mesi.
È urgente che le istituzioni si muovano con maggiore celerità e magari più sensibilità, per dare risposte concrete a questi cittadini garantendo loro il supporto necessario e accelerando tutte le procedure per il riconoscimento e la risoluzione di questa grave calamità.
La loro attesa non può e non deve essere ignorata ulteriormente, si vadano a chiedere risposte e tempi certi.
Per la cronaca, oggi sono iniziati gli scavi, che riguardano comunque solo il civico 39 di via Redentore, grazie solamente al fatto che i residenti si sono autofinanziati per un importo che si aggira intorno ai 5.000,00€, che non è una piccola cifra per chi già in questi mesi di soldi, di tasca propria, ne ha usciti parecchi, ricorrendo anche a qualche prestito.
