Lo spaccio di droga a Caltanissetta è un mercato fiorente e remunerativo al punto da essere più remunerativo del lavoro tradizionale
Questo è quello che è venuto fuori dal blitz “Drugstore” con il quale i carabinieri hanno arrestato dieci persone ed altre due sono indagate a piede libero, su un’indagine coordinata dai pm della Direzione antimafia.
Le accuse ai dieci componenti dell’associazione che avrebbe agevolato la famiglia Rinzivillo
di Gela sono descritte nelle 500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip
Santi Bologna.
In carcere sono finiti i nisseni Giuseppe Vincenzo Ferro di 23 anni, Emanuele Giardina di 55 anni,
Alex Lauria di 23 anni, Michele Tomasella di 27 anni, Manaue Sagona di 26 anni e Alfonso Sanfilippo di 23 anni.
In cella con loro sono finiti i cugini gelesi Giovanni “Gianni” Rinzivillo di 27 anni e Luigi Rinzivillo di 20 anni.
Agli arresti domiciliari invece Jessica La Magra (33 anni) e compagna di Tomasella, e Maria Spoto di 27 anni.
Indagati a piede libero il nisseno Salvatore Michele Capici di 52 anni e il gelese Gianluca Giuseppe
Raniolo di 45 anni.
A capo dell’organizzazione criminale ci sarebbero stati Emanuele Giardina, Alfonso Sanfilippo
e Salvatore Gambino che è deceduto.
Le donne avrebbero avuto il compito di smerciare la droga in ogni momento in sostituzione
dei compagni, mentre i cugini Rinzivillo erano i rifornitori dello stupefacente.
Nel corso degli ultimi anni è cambiato il modo operativo. I nisseni invece di cercare le fonti di approvvigionamento di sostanze stupefacenti nei grandi centri hanno scelto di recarsi direttamente
a Gela dove la droga arriva da Catania, Palermo e dalla Calabria e, come si evince dai consumatori , nelle tante intercettazioni “è davvero buona”.
I guadagni per l’organizzazione criminale erano elevati a tal punto da poter guadagnare fino a mille
euro al giorno.
Una somma enorme, infatti Tomasella, che lavorava nelle campagne, guadagnando 80 euro al giorno
ha preferito fare quello più remunerativo, come raccontato ad uno dei tanti consumatori.
Tomasella era sicuro di perché se lo avessero controllato gli avrebbero trovato poca roba. Ferro, invece e, pur essendo agli arresti domiciliari, continuava a smerciare sostanza stupefacente
nascondendola nei buchi del nel muro di cinta della propria abitazione e qui i consumatori provvedevano direttamente a prelevarla.
Dall’indagine è emerso che chi non pagava subito la dose doveva pagare la somma di 20 euro al
giorno per i ritardi. Una cifra da usuraio che veniva applicata a tutti.
Sono quaranta i fatti oggetto di reato che si contestano ai 12 indagati.
Al gruppo in molti si rivolgevano, tra cui diversi studenti che la mattina prima di andare a scuola
o subito dopo l’uscita andavano a rifornirsi di hashish.
Un mercato florido quella droga a Caltanissetta dove i consumatori sono purtroppo in continua crescita.
Debellare lo spaccio non sarà mai facile, in considerazione del fatto che arrestati i vecchi spacciatori i nuovi non mancano.
Purtroppo davanti agli elevati guadagni viene meno il capire il danno che si produce agli assuntori, sempre più giovani.
Foto dal Web
