A Caltanissetta in molti ricordano l’antenna Rai come un simbolo, un faro che svettava sul paesaggio
Tuttavia, dalla lettura delle reazioni, a molti sfugge la reale condizione di degrado in cui versava l’imponente struttura prima della decisone del suo smantellamento.
Lungi dal voler difendere persone e fatti è doveroso dire che non si è trattato di un capriccio o di una scelta affrettata, la decisione di dismettere l’antenna è, di fatto, un atto dovuto di fronte a un’inagibilità totale e irrecuperabilità della struttura.
Non si tratta solo di una questione di leggera usura, risanabile con degli interventi, l’antenna di Caltanissetta è arrivata a un punto di non ritorno strutturale. Le condizioni in cui versa rendono impossibile persino le più banali operazioni di manutenzione, come il semplice cambio delle lampadine di segnalazione, impresa oggi impossibile e pericolosissima, documentata da relazioni tecniche, pare del livello del Politecnico di Torino.
Una struttura alta 286 metri, esposta per decenni agli agenti atmosferici, con la sua integrità compromessa dalla mancata manutenzione, ordinaria e straordinaria, al punto da non poter più garantire la sicurezza di chi vi sarebbe salito.
La verità è che l’antenna era diventata un pericolo potenziale. Non era più una struttura “sicura”, ma una colonna di acciaio e tiranti che rischiava di cedere, con conseguenze inimmaginabili per l’intera area circostante.
Gli esperti che hanno valutato la struttura hanno rilevato danni estesi, corrosione profonda e cedimenti strutturali che non potevano essere risolti con semplici interventi di riparazione. Ogni tentativo di salire sulla struttura, anche solo per un’ispezione più approfondita o per sostituire quelle lampadine vitali per la sicurezza aerea, sarebbe stato un azzardo inaccettabile.
È comprensibile la nostalgia per un’icona che ha scandito la vita di intere generazioni, ma è fondamentale capire che, in questo caso, la realtà imponeva la scelta drastica dell’abbattimento.
Mantenere l’antenna in piedi, pur con il suo valore simbolico, sarebbe stato irresponsabile.
Il suo smantellamento, per quanto doloroso per alcuni, ha rappresentato la chiusura di un capitolo e l’apertura a nuove possibilità per l’area, tutte ancora da valutare.
È importante parlare o esprimere il proprio disappunto sulla fine che farà a breve, ma coloro che scrivono indignati evitino i soliti commenti “volere e potere” o “i soldi si trovavano, volendo”, oggi con tutta la buona volontà e con tutti i soldi necessari, ammesso e concesso di averli, l’antenna non è più recuperabile.
Se qualcuno ha un’idea concreta, la esterni pure, come testata siamo pronti a raccoglierla e girarla a chi di competenza, ma cortesemente si eviti di scrivere cose che non stanno nè in cielo nè in terra.
Comprensibile che per molti era un simbolo, ma ci si attenga a fatti concreti e tangibili, riconoscendo che la sua rimozione non è un capriccio, ma la messa in sicurezza di un sito e la liberazione di un’area da una struttura irrecuperabile e pericolosa.
Ricordare l’antenna di Caltanissetta è giusto, speriamo se ne salvi qualche importante pezzo, basamento o la parte finale, da poter esporre a futura memoria in qualche museo comunale.
Al posto dell’antenna, per ricordarla si potrebbe mette dei fasci di luce, come avvenuto per le Torri Gemelle.
Si può discutere sul come e perché si sia arrivati a questa decisione, anche se ormai anche questo lascia il tempo che trova, ma un fatto è certo, non si poteva agire diversamente, continuare a sostenere che si è ancora in tempo per salvarla, scuserete la franchezza, ma è solo un modo per non accettare la realtà o voler contraddire a tutti i costi.
Nessuno ha vinto e nessuno ha perso… abbiamo perso tutti.
Bisogna essere onesti nell’ammettere che qualsiasi cosa va curata salvaguardata a tempo debito, cercare oggi di rimettere insieme i cocci di un vaso andato in frantumi diventa praticamente impossibile e un tentativo inutile, utile solo a fare polemiche.
Tutti i delusi e gli amareggiati, dovevano pensarci anni fa, quando molti chiedevamo di agire concretamente e non a parole, venendo criticati, definiti allarmisti e di remare contro il suo mantenimento e, mentre loro discutevano parlando spesso di “aria fritta”, l’antenna si deteriorava ogni giorno di più, senza che nessuno interveniva.
Le parole e le promesse se fossero stati trasformati in euro in quel quel consiglio del 13 dicembre 2021, forse oggi il “film” sull’antenna avrebbe un finale diverso da questo…”THE END”.
Ad Maiora
Sotto il mio intervento del 2021, in quel famoso consiglio comunale dove chiedevo conto dei soldi disponibile e di un possibile referendum. Cose dette anni fa e che oggi non si potranno dire, in considerazione del fatto che il prossimo consiglio comunale sarà ordinario e non aperto.

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