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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno indagato per corruzione: “Non mi dimetto”
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Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno indagato per corruzione: “Non mi dimetto”

Last updated: 02/07/2025 12:27
By Redazione 156 Views 10 Min Read
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Parole pronciate nel suo intervento all’ARS sull’inchiesta che lo vede coinvolto. “Questo non è un tribunale e questa seduta non è un processo, ma l’occasione per dire con fermezza che la mia funzione non è stata messa a disposizione di interessi illegittimi”

Contents
L’inchiesta a carico di Galvagno, Marcella Cannariato lascia la Fondazione del Teatro MassimoLe reazioni

a più parti mi è stato chiesto di fare un passo indietro. Non sono attaccato alla poltrona ma se decidessi di dimettermi finirei per affermare il principio che un messaggio diffuso sui social sia più forte della Costituzione. Stiamo parlando di una indagine che non è conclusa e dovrà semmai passare per i tre gradi di giudizio; non si possono invocare le leggi a convenienza”. Lo ha detto il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, intervenendo in Aula sull’inchiesta che lo vede indagato per corruzione. Un altro filone dell’inchiesta ha puntato invece i riflettori su Elvira Amata, assessore regionale al Turismo, anche lei esponente di Fratelli d’Italia, accusata di corruzione.

L’inchiesta a carico di Galvagno, Marcella Cannariato lascia la Fondazione del Teatro Massimo

Nel gennaio di quest’anno, ha spiegato Galvagno nel suo intervento, “ho ricevuto comunicazione di una proroga delle indagini preliminari i cui capi di imputazione, in quella fase, non erano noti. Non sapevo di cosa si trattasse e non avevo accesso ad alcun atto, ma volevo comunque mettermi a disposizione dei magistrati e ho chiesto di essere subito interrogato per dare tutti gli elementi possibili. A questa mia richiesta è stato dato seguito il 24 maggio con l’invito a comparire e il 7 giugno quando sono stato ascoltato e dove ho confermato la liceita’ dei miei comportamenti. Non mi sono sottratto in nessun modo”.

Dunque il presidente dell’Ars non lascerà la carica. Dopo aver preso atto delle dimissioni dell’ormai ex portavoce Sabrina De Capitani, figura centrale nell’inchiesta sull’uso distorto di finanziamenti pubblici, Galvagno ha spiegato che i gruppi parlamentari potranno intervenire ampiamente su questa vicenda, ma che lui non intende dire oltre su questa inchiesta: “Non voglio avere più diritti di ogni altro cittadino che non ha la possibilità di fornire le proprie argomentazioni addirittura dalla scranno più altro di questa Assemblea, anzi sento di avere più doveri. Su questa indagine io non posso aggiungere altro, se non il mio doveroso rispetto verso gli uffici giudiziari. Ho deciso di trasformare questa vicenda in un dibattito aperto, ma su cui non voglio e non posso dire altro, pur riservandomi di intervenire alla fine del dibattito se necessario”, ha proseguito poco prima di lasciare la presidenza “per opportunità” al vicepresidente Nuccio Di Paola del M5S.

L’esponente di Fdi ha quindi rimarcato: “Questo non è un tribunale e questa seduta non è un processo, ma l’occasione per dire con fermezza che la mia funzione non è stata messa a disposizione di interessi illegittimi. Abbiamo fatto leggi movimentando risorse per 13 miliardi di euro, garantendo la crescita della regione”.  

Dopo essersi ripreso per un attimo il suo scranno, Galvagno ha ringraziato “tutti i deputati che oggi hanno voluto partecipare a questa seduta e per il riconoscimento anche da parte dell’opposizione – e dunque non scontato – della disponibilità della presidenza di affrontare questo dibattito”, nonche “il presidente della Regione Renato Schifani per la sua presenza, certamente significativa. L’emozione in questa fase è comprensibilmente forte dentro di me. Ma l’Ars deve andare avanti”. Parole pronunciate dopo gli interventi dei gruppi parlamentari.

Le reazioni

“Per me questa giornata è surreale”, ha detto il capogruppo del Misto, Gianfranco Miccichè. “Nessuno di noi ha il diritto di dire se Galvagno è innocente o colpevole. Questa giornata ha un senso se diamo suggerimenti sul funzionamento dell’aula. Negli anni precedenti le finanziarie si facevano in commissione Bilancio, davanti a tutti. Qualsiasi emendamento aveva un nome e un cognome, si discuteva. Faccio un mea culpa perché ho accettato io per primo di cambiare sistema. E forse quello attuale (fa riferimento al maxi emendamento della manovra Finanziaria, ndr) non funziona”. Miccichè ha ricordato pure la sua vicenda processuale relativa all’uso improprio dell’auto blu quando era presidente dell’Ars. “Io ci sono passato e so quanto è pesante, soprattutto se uno le accuse non le sente proprie”.

Il capogruppo del Pd Michele Catanzaro ringrazia Galvagno “per la solerzia” con cui ha deciso di riferire in Aula. “Il Parlamento siciliano non può essere scambiato per un tribunale, ma c’è da affrontare una questione politica. Già nel 2023 abbiamo presentato un’interrogazione sul turismo. Avevamo detto al presidente Schifani di prendersene carico. Sono cambiati gli assessori, ma rimane sempre lo stesso partito a coprire quel ruolo, Fratelli d’Italia. Noi non accettiamo di essere tutti nello stesso calderone”.

Chiamata in causa, Fdi ha parlato con il capogruppo Giorgio Assenza: “E’ uno stillicidio continuo, studiato a tavolino, un circo mediatico” che asseconda una “opinione pubblica sempre più famelica del sangue dei potenti”. Poi ha aggiunto: “Del mio gruppo parlamentare manca solo chi è entrata immeritatamente nel tritacarne mediatico (riferimento alla deputata e assessora Elvira Amata, anche lei indagata per corruzione ndr). Sentiamo parlare di legge bavaglio e poi assistiamo a queste pubblicazioni sui giornali, per affastellare informazioni ma poi emerge un quadro senza fondamento giuridico. Altro che legge bavaglio! È un problema che riguarda tutti, un problema di civiltà: la tutela vera della presunzione di innocenza. Il mio affetto e la mia stima sono assolutamente immutati nei confronti del presidente Galvagno”.

Secondo il capogruppo della Lega all’Ars, Salvo Geraci, “la richiesta di convocazione appare irrituale, perché non si può discutere in questo Parlamento in ordine alla sussistenza o meno di reati di un processo penale con atti riservati. Nel nostro ordinamento giuridico vige la presunzione di innocenza, oltre al diritto di difesa e al giusto processo. Tali diritti sono inviolabili e non possono essere trattati in una sede non competente”.

Ma per il deputato di opposizione Ismaele La Vardera, fondatore del movimento Controcorrente, “c’è una questione morale che viene prima della politica. Mentre parliamo, presidente Schifani, il suo assessore è indagato – ha detto riferendosi all’assessora Elvira Amata – mi sarei aspettato un sussulto di dignità da parte sua. Un passaggio che fa paura è quando una donna, pure lei indagata, dice: ‘Qui sono tutti ricattabili’. Chi è ricattabile?”. Quindi ha chiesto le dimissioni del presidente Galvagno e ha invitato a sua volta a chiedere le dimissioni dell’assessore Amata: “O noi rispettiamo la funzione pubblica della stampa o ci trasferiamo in Uzbekistan. Non possiamo dire che la colpa è della stampa che ha avuto gli atti. Anche perché gli atti sono a conoscenza degli indagati. O Galvagno pensa che i giornalisti si sono inventati i fatti e allora deve querelarli. Ma io a quei giornalisti esprimo la mia solidarietà, perché quei giornalisti dalla portavoce erano quasi infastiditi”.

Anche il presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, ha chiamato in causa il presidente Schifani, sferrando al contempo un attacco a Fdi: “In Sicilia sta emergendo in maniera chiara la corrente turistica di Fratelli d’Italia, ancora prima che iniziasse questa legislatura con il caso Cannes, che pone interrogativi, compreso l’avviso di garanzia all’assessore Amata. La vicenda Galvagno – al di là delle responsabilità individuali e penali – è paradigmatica di un contesto di degrado verso il quale dobbiamo alzare il livello di responsabilità e rigore. Se persino i collaboratori di un presidente o di un assessore si ritengono al di sopra della legge, con sistemi di scambio e di vera e propria attività corruttiva, allora la politica deve interrogarsi perché qualcuno, tradendo le funzioni della democrazia, pensa di utilizzare singoli provvedimenti o attività per averne un tornaconto personale o un beneficio”.

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