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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Una casa e un contratto per il nipote dell’assessora, Cannariato: “Amata? A me non può dire di no”
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Una casa e un contratto per il nipote dell’assessora, Cannariato: “Amata? A me non può dire di no”

Last updated: 09/07/2025 16:07
By Redazione 195 Views 6 Min Read
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L’imprenditrice Marcella Cannariato rassicurava: «Tuo nipote me lo metto sotto la mia ala». E l’assessora al Turismo Elvira Amata ringraziava per l’assunzione del giovane nella sua società: «Meraviglioso, amore, ti voglio bene». Per la procura, la prova della corruzione è nella sequenza delle intercettazioni della Finanza, adesso messe a disposizione degli avvocati. Il 12 luglio 2023, nell’ufficio di Marcella Cannariato, la moglie del patron di “Sicily by car” Dragotto,
c’erano la portavoce di Galvagno Sabrina De Capitani e l’assessora Amata, per discutere di una cosa che stava molto a cuore all’imprenditrice, un finanziamento di 30.000 euro per un evento organizzato a ottobre dalla Fondazione Bellisario, di cui Marcella Cannariato è rappresentante per la Sicilia.
«Gaetano mi ha detto di dargli una mano», diceva De Capitani dopo l’incontro. Il 14 luglio, l’imprenditrice annunciava all’assessora l’assunzione del nipote. Per la Finanza, «Amata e il suo segretario Giuseppe Martino hanno stabilmente asservito le loro
funzioni pubbliche agli interessi personali dei Dragotto».
L’avviso di chiusura delle indagini notificato lunedì parla del contratto di sei mesi alla “A&C Broker” per Tommaso Paolucci, il nipote dell’esponente di FdI, e anche del pagamento delle spese per l’alloggio. L’assessore diceva: «Senti, amo, ti volevo chiedere una cosa, ma Tommaso per ora è in un B&B?». L’imprenditrice la rassicurava: «Sì perché la casa che gli ho preso a 400 euro la stanno tinteggiando.
Ci sto pensando io a Tommaso». L’assessore metteva le mani avanti: «Poi ne parliamo io e te di questa vicenda, non esiste». E l’imprenditrice diceva ancora: «Ma io non lo faccio per te, il ragazzo è veramente un amore». In realtà, non era proprio un atto di generosità verso un giovane che aveva subito un grave lutto. Qualche mese dopo, Cannariato sbottò: «Non è che posso pagare in eterno settecento euro al mese». L’imprenditrice volle fare anche una precisazione all’assessora: «Io non ho mai detto che Tommasino lavora da me, perché sennò…». E rise: «Sennò accumincia nà solfa che non finisce chiu». Anche per la casa che aveva messo a disposizione all’assessora quando veniva a Palermo l’imprenditrice volle cautelarsi: «Se io do ospitalità gratuita proprio all’assessora…i giornalisti di questo vanno a caccia…». Dunque, la casa se la fece pagare, nonostante l’assessora avesse altre idee: «Lei pensava di non pagare», sussurrò l’imprenditrice. Così, si accordarono per fare un contratto di locazione.
Per gli arretrati «da novembre 2023 a marzo 2024 me li devono pagare cash — precisò Cannariato —
perché io il contratto non lo posso fare retroattivo». Ma comunque, sostiene la Finanza, l’assessora avrebbe pagato meno di quanto segnato. Questo, però, non è stato contestato dai pm. Come l’auto durante la campagna elettorale delle Europee e i buoni benzina per 1100 euro. Ma solo altri tasselli per valutare se il comportamento di Amata — che diceva all’imprenditrice:
«Amore che casa meravigliosa, una statua d’oro ti farei» — sia stato deontologicamente corretto. Di certo, il suo atteggiamento accondiscendente portò Cannariato a dire: «Il nipote dell’assessora ha iniziato oggi a lavorare nel mio ufficio, quindi tu vuoi che non mi approvino una cosa del genere?».
Parlava con una tale Marina della Fondazione Bellisario del finanziamento per l’iniziativa “Donna, economia e potere”. E diceva sul nipote: «Io sono molto amica della zia, molto amica, quindi è chiaro che se io dico al capo
di gabinetto “Mi serve questo”, lo fanno, lo devono fare, va bene, basta ». Un altro giorno, parlando con la segretaria dell’assessora, Valeria Lo Turco, disse di Elvira Amata: «Lei non può dire più niente… e sai perché…perché uno a me suo nipote mi costa un botto, ottocento euro al mese di affitto di camera».
Parole pesanti, perché forse l’assessora non seguiva del tutto i desiderata dell’imprenditrice. Cannariato diceva ancora: «Io non è che mi devo sparare per tenere suo nipote, è già tanto che un ragazzino di niente ti guadagna mille cinquecento euro al mese (…) quindi a me no non lo può dire,
perché la scanno viva». Per fortuna che poi arrivava Sabrina De Capitani a ricordare che «c’è Elvira e ci sono io, che abbiamo fatto squadra e abbiamo insistito. Perché a Gae (Galvagno, ndr) non gliene poteva calare di meno
di fare sta roba. Diceva: “Ma a me che me ne fotte di queste cariatidi”». Elvira Amata, invece, era sempre molto
attenta alle richieste di lady Dragotto.

Da laRepubblicaPalermo di Salvo Palazzolo

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