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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Il femminicidio sarà reato. “Una vittoria per Martina”
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Il femminicidio sarà reato. “Una vittoria per Martina”

Last updated: 24/07/2025 6:24
By Redazione 116 Views 5 Min Read
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Sì unanime al Senato. Accolto l’appello di Schlein e Meloni dopo il delitto di Afragola. Previsto l’ergastolo. Il testo passa alla Camera

Il femminicidio entra nel codice penale come un reato autonomo.

Viene definito in modo ampio (come un atto di discriminazione o di odio verso una persona in quanto donna o come conseguenza del suo rifiuto ad avere o continuare una relazione affettiva)
ed è punito con l’ergastolo.

A ratificare la svolta è il Senato, che approva il disegno di legge all’unanimità: 161 presenti, 161 sì e un applauso che scoppia in Aula.

Il presidente Ignazio La Russa, subentrando al timone dell’assemblea, ringrazia i parlamentari.
«Sono estremamente lieto», dice, ed evidenzia che «sui temi importanti il Senato sa esprimersi senza distinzioni di appartenenza».

Il testimone passa alla Camera per l’approvazione definitiva, sperando che sia altrettanto corale.

Soddisfatta anche la premier Giorgia Meloni, perché «l’Italia è tra le prime nazioni a percorrere questa strada, che siamo convinti possa contribuire a combattere una piaga intollerabile».

Sembra così concretizzarsi l’appello a unire le forze lanciato da Elly Schlein – e raccolto dalla premier
a maggio – colpita dalla morte di Martina Carbonaro, uccisa a 14 anni dall’ex fidanzato ad Afragola. La leader del Pd chiese di «mettersi a un tavolo subito e discutere». E l’avversaria confermò: «Dobbiamo fare di più, tutti insieme. Per Martina. Per tutte».

Ora Schlein va oltre: dopo la legge, «bisogna rilanciare e andare avanti, perché l’introduzione del reato, purtroppo, non sarà sufficiente ad affrontare il fenomeno».

In ogni caso un primo traguardo è stato raggiunto. Non facile all’inizio. Il sospetto che il testo governativo confermasse il «panpenalismo della destra » (copyright del Dem Filippo Sensi) era diffuso tra le opposizioni. E nella commissione Giustizia non sono mancate le schermaglie. Poi è prevalso il gioco di squadra maggioranzaopposizione (difficile, per tutti, non provarci, vista la sensibilità sul tema e l’alto numero di vittime) che ha portato ad alcune modifiche al testo. La più importante riguarda il perimetro del reato: per le opposizioni, la definizione era troppo vaga. Il testo inizialmente parlava di «atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna, per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della
sua personalità». Mancava l’aspetto relazionale e, soprattutto, il rifiuto della donna rispetto a una storia, sempre più spesso miccia per gli uomini che ammazzano le compagne o ex. Alla prima parte, quindi, si è aggiunto il passaggio sul «no» di una donna a «stabilire o mantenere una relazione affettiva», ma anche a volere «subire una condizione di soggezione». Ciò vale anche per chi si percepisce donna, ma non lo è anagraficamente e i correttivi si estendono alle aggravanti previste per reati come maltrattamenti in famiglia, lesioni e stalking.

Introdotte norme sulla formazione dei magistrati, mentre sparisce il limite dei 45 giorni per le intercettazioni.

Si è tentato, insomma, di superare l’approccio emergenziale, ammettendo che la violenza di genere è un fatto strutturale.

Altra novità, sugli orfani di femminicidio: stanziati per loro 10 milioni. E si allarga la platea: gli aiuti
varranno per tutti i minori privati della madre se uccisa in quanto donna, anche se l’omicida non aveva un legame affettivo con lei, e per i figli di donne sopravvissute a tentativi di femminicidio,
ma gravemente compromesse tanto da non potere più prendersi cura dei figli.

Il sì del centrosinistra, però, non nasconde lacune e critiche alla legge. Per Pd, Avs e M5S mancano interventi e investimenti su prevenzione, cambio culturale ed educazione affettiva.

Da La Sicilia

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