Come capita spesso e come successo già in passato, rispunta l’ipotesi di un prelievo alle banche che divide la maggioranza di governo.
“Un contributo volontario e spontaneo”, lo ha definito giovedì sera Matteo Salvini che alla festa della Lega a Cervia, che ha rilanciato il ragionamento.
Due anni fa e anche lo scorso anno, di questi tempi, l’idea di una tassa per gli extraprofitti
così come prese forma in Cdm, altrettanto rapidamente sfumò tra posizioni diverse e lontanissime all’interno del governo.
Poi ci fu anche per l’opposizione della Bce che modificò a favore di accantonamenti di capitale.
Nell’ autunno dello scorso anno gli istituti di credito digerirono il sacrificio dello slittamento delle deduzioni fiscali su Dta e stock option per due anni con un impatto di 2,5 miliardi.
Ma le distanze all’interno della maggioranza restano con il ministro degli esteri, Antonio Tajani che torna a stoppare l’ipotesi. “Non è con le minaccia di tasse che si ottengono le cose. Serve parlare e confrontarsi. Le banche devono fare la loro parte ma non possono essere indicate
come il nemico pubblico numero uno”, replica il leader di Forza Italia dagli Stati Generali del Mezzogiorno a Reggio Calabria.
Il vice premier aggiunge: “La Lega ha le sue opinioni, noi le nostre che sono completamente diverse”. Dubbi che si aggiungono a quelli espressi dal vicepremier anche sul golden power, utilizzato dal
Mef guidato dal leghista Giorgetti, per intervenire nell’ops sul Banco Bpm di Unicredit che per quel provvedimento ha poi rinunciato all’operazione.
Ma la Lega insiste. Dopo la presa di posizione dell’alleato di governo in una nota chiede che le banche “cedano parte dei guadagni per la rottamazione” fiscale, uno dei suoi cavalli di battaglia, visto che “milioni di italiani sono in difficoltà con cartelle esattoriali e debiti del passato”.
Le banche, dal canto loro, archiviati positivamente gli stress test, si apprestano a chiudere il cerchio anche sulle semestrali.
Intesa Sanpaolo e Unicredit lo hanno già fatto mettendo a segno nuovi record degli utili.
Insieme le due big hanno totalizzato 11 miliardi di euro. Tra martedì e mercoledì sarà la volta di Bper, Popolare di Sondrio, Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena.
Si guarda adesso al terzo trimestre e ai prossimi con le incertezze legate ai dazi e al quadro macro che si va deteriorando anche per i timori dovuti ad una escalation dei conflitti in atto.
Nella tracollo generale dei mercati di venerdì peraltro l’ipotesi di una nuova tassa o contribuito ha
spinto ancora più in basso i titoli del comparto.
Nella febbre da aggregazioni va poi detto che Bper è l’unica tra le medio-grandi ad aver portato fino a ora a casa la propria di ops, cioè quella sulla Popolare di Sondrio. Offerta che poi in corso d’opera, si è trasformata in opas.
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