Annunciata una lunga serie di proteste, a partire dal prossimo sabato
Territori, ambientalisti, Ong in generale bocciano il via libera al progetto definitivo del Ponte.
Così come i comitati locali, da sempre contrari all’inizio dell’opera sullo Stretto di Messina.
Iniziative e manifestazioni di protesta sono già state annunciate a partire da sabato prossimo. “L’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess, come già il parere positivo Via-Vas
nonostante le 62 prescrizioni sostanziali, non è un passo avanti: è l’ennesima forzatura politica travestita da atto tecnico”, afferma Peppe Marra del comitato “No-ponte” della Calabria. “Quelle prescrizioni – aggiunge – richiederebbero di rifare il progetto da capo, a partire dagli
studi sismici, ma il governo tira dritto.Con questa approvazione si potrà ora procedere agli espropri, mentre l’unico obiettivo realmente perseguito resta quello di blindare le condizioni per concedere a Webuild penali milionarie nel caso, sempre più probabile, che il progetto si fermi»”.
Secondo Rossella Bulsei, portavoce del comitato “Ti tengo Stretto”, che riunisce cittadini di Villa San
Giovanni e dintorni, “l’impossibile è reso possibile con un colpo di penna che non tiene conto delle numerose diffide, dei reclami, degli studi, dei ricorsi, degli esposti, della scienza, della geologia, dell’economia, della logica. Questa firma ignora i territori e i cittadini. È il trionfo del cemento sull’ambiente. Un’opera imposta da chi decide e non ascolta. Riteniamo che sia grave”.
Per l’associazione Invece del Ponte il progetto, “ancora privo dei requisiti minimi di legge per essere
considerato definitivo, presenta lacune gravi, è sismicamente inaccettabile e rinvia alla fase esecutiva studi e ad approfondimenti che avrebbero dovuto essere preliminari: siamo di fronte all’ultima forzatura del governo. Il governo ha piegato regole e procedure, introducendo “motivi imperativi” del tutto inventati, modificando retroattivamente clausole di gara, e aggirando il necessario parere preventivo della Commissione europea”.
Le associazioni Greenpeace, Lipu, Legambiente e Wwf Italia giudicano, invece, la decisione del Cipess sul Ponte “un vero e proprio azzardo, sia per motivazioni economiche, sia per il quadro d’incertezza del progetto che rimanda alla fase progettuale esecutiva test dirimenti ed analisi essenziali”. “Come si è sempre dato per scontato il parere della Commissione Via – si legge, tra l’altro, in una
nota congiunta – , oggi si dà già per acquisito il parere della Corte dei conti che, invece, ancora deve pronunciarsi.
Si tace sul fatto che la cosiddetta apertura dei cantieri sarà poco più che simbolica e riguarderà
interventi preliminari, perché il progetto esecutivo non è ancora stato redatto e perché la modifica di
legge voluta dal governo per procedere ad una cantierizzazione a fasi spezzetterà il progetto esecutivo lasciando sino all’ultimo aperta l’incognita sui risultati sulle prove da fatica, sulla tenuta dei cavi e sugli approfondimenti sismici prescritti dalla Commissione Via”.
“Per il Ponte – scrivono ancora le associazioni – si sottraggono fondi destinati ad alleviare le disparità economiche e sociali e a promuovere lo sviluppo equilibrato del territorio, tagliando altri interventi destinati a servizi e welfare”.
Le associazioni esprimono netti dubbi anche sui costi: “La cifra riportata nell’allegato Infrastrutture al Def nell’agosto 2023 è rimasta la stessa ad agosto 2025 e, certo, l’andamento della svalutazione e il contesto economico sono cambiati rispetto a quello che si poteva prevedere. Non a caso, alcune testate finanziarie già stimano l’opera a 14,6 miliardi”.
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