Siamo stanchi e stufi e, francamente, abbiamo superato il limite di ogni ragionevole e sopportabile pazienza.
Da parecchi mesi, la nostra testata, tramite i nostri profili Facebook, è oggetto di continui e meschini tentativi di sabotaggio, azioni che mirano chiaramente a zittirci e a bloccare il nostro lavoro.
Assistiamo a blocchi sui social media, segnalazioni continue, inspiegabili restrizioni che ci impediscono di condividere i nostri articoli su altre pagine.
Subiamo ripetuti tentativi di accesso ai nostri profili personali, con il chiaro intento, una volta entrati, chiudere la nostra pagina e il nostro gruppo, che, piaccia o no, continuano a crescere e che è probabilmente il principale motivo di queste misere e vili azioni.
A questo aggiungiamo le costanti e infondate azioni di delegittimazione portate avanti da personaggi che, invece di criticare e denigrare il lavoro altrui, farebbe meglio a preoccuparsi di se stessi e del proprio.
L’ultimo tentativo è avvenuto proprio questa mattina, con un blocco per accesso anomalo che, per fortuna, siamo riusciti a risolvere per l’ennesima volta.
Facebook ha riconosciuto sia il nostro documento che il nostro volto, confermando ancora una volta la nostra identità e soprattutto la nostra buona fede.
Siamo adulti, responsabili e pronti a pagare nel caso le conseguenze delle nostre azioni, perché, a differenza di chi agisce nell’ombra, noi non ci nascondiamo dietro l’anonimato, ma ci mettiamo la faccia.
Non accettiamo più neanche i “consigli amichevoli” sulla moderazione o sulla linea editoriale.
La nostra libertà di stampa è sancita dalla Costituzione, e l’eccesso di zelo di alcuni sta trasformando il nostro lavoro in una battaglia quotidiana per rimanere attivi.
A chi sta dietro a queste azioni, diciamo chiaro e tondo, basta smettetela. Il troppo è troppo.
Se qualcuno si sente infastidito dalla nostra presenza o offeso dai nostri articoli, replichi, abbiamo sempre dismostrato che noi sappiamo accettare le critiche anche quelle forti, inoltre sanno pure benissimo nel caso quale strada percorrere, ci denuncino nelle sedi opportune.
Ma la smettano con queste azioni, se hanno qualcosa da dire lo facciano in modo trasparente, mettendoci la faccia, e non mandando magari “sicari” digitali.
Se questo miserabile modo di agire dovesse persistere, non esiteremo a informare le autorità e gli organi competenti, per scoprire chi sono queste persone e far sanzionare o punire certi comportamenti.
Sappiamo bene che questo sfogo non è giornalismo, lo diciamo prima che qualcuno lo faccia notare.
Ma siamo stanchi e determinati.
Questa gente sappia che questi attacchi non ci demotivano, al contrario ci spingono a fare di più, e magari meglio, anche se non aspiriamo certo al Premio Pulitzer, come altri.
La nostra voce, rassegnatevi, non verrà zittita, qualcuno si rassegnio che ci siamo anche noi…abbiamo solo cominciato, siamo in rodaggio. Ad Maiora
Sergio Cirlinci, Direttore Responsabile
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