L’Associated Press: “Prevista una delegazione per individuare i campi per gli sfollati”
Il governo israeliano starebbe intrattenendo colloqui con le autorità del Sud Sudan, per mettere a punto un piano di deportazione forzata dei palestinesi della Striscia di Gaza verso quel Paese dell’Africa orientale: lo fa sapere l’agenzia statunitense Associated Press (Ap), citando sei fonti informate sul dossier. Come scrive il Times of Israel, tra queste fonti ci sarebbe il fondatore di una società di lobbying statunitense che collabora con il governo di Giuba e che in programma ci sarebbe la visita di una delegazione israeliana per individuare i campi per gli sfollati palestinesi. Dal 2022 il Sud Sudan è stato devastato da una guerra civile che ha causato quasi mezzo milione di morti e una situazione economica difficile: secondo la Banca mondiale, inflazione e mancanza di opportunità di reddito costringono il 76,5% della popolazione a vivere con meno di 3 dollari al giorno, mentre l’aspettativa media di vita è di 58 anni, contro gli 81 dell’Unione europea, gli 82 di Israele e gli 83 dell’Italia.
Dal lancio dell’operazione militare su larga scala su Gaza, seguita all’aggressione di Hamas del 7 ottobre che causò oltre un migliaio di vittime, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha spesso parlato di “migrazione volontaria” della popolazione residente dell’enclave, mentre a pochi mesi dallo scoppio del conflitto aveva esortato Giordania ed Egitto ad accogliere i profughi. Più di recente, ancora secondo l’Ap, avrebbe tentato di intavolare trattative per accettare i palestinesi con il Sudan, la Somalia e la regione separatista del Somaliland. Anche il recente annuncio del premier Netanyahu di un “piano di occupazione” ha spinto analisti e difensori dei diritti umani a temere che si voglia, invece, portare a termine la pulizia etnica, con lo sfollamento forzato della popolazione e l’annessione del territorio, tutte azioni che violano il diritto internazionale.
Tuttavia già nella primavera scorsa il principale alleato di Tel Aviv, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, aveva incoraggiato Netanyahu ad accelerare l’annessione, sostenendo che Gaza è ormai “invivibile” per i civili. A gennaio aveva già proposto il progetto di trasformarla in una “Riviera del Medio oriente”, a cui era seguita la proposta di reinsediare i suoi abitanti. Ieri, in una intervista all’emittente israeliana I24, Netanyahu ha detto: “Penso che la cosa giusta da fare, anche secondo le leggi di guerra così come le conosco, sia permettere alla popolazione di andarsene, e poi attaccare con tutte le forze il nemico che rimane lì”, in riferimento al Movimento Hamas. Non ha tuttavia citato il Sud Sudan. Ancora ieri ha inoltre detto di sentirsi “molto in linea” col progetto del “grande Israele”, che per alcuni analisti consisterebbe in un piano di espansione che prevede di annettere non solo i territori palestinesi ma anche regioni attualmente appartenenti a Egitto, Giordania, Libano e Siria.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it di Alessandra Fabretti
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