Lo scorso giovedì 7 agosto 2025, il Consiglio Comunale di Caltanissetta ha approvato all’unanimità la proposta di deliberazione relativa al Manuale di Immagine Coordinata e Identità Visiva del Comune di Caltanissetta e al Regolamento che ne disciplina l’utilizzo.
Un documento che definisce l’immagine dell’Ente attraverso uno studio approfondito, da cui derivano indicazioni di utilizzo precise del logo della Città di Caltanissetta.
Il Manuale determina in maniera univoca lo stile grafico, i colori istituzionali, i caratteri tipografici, lo stemma e il logotipo ufficiale, insieme alle regole d’uso su tutti i canali – cartacei e digitali – dell’Amministrazione comunale. L’ideazione e la realizzazione del Manuale, ad opera dall’assessore alla Comunicazione Pier Paolo Olivo, è un’iniziativa meritevole. Sebbene tardiva.
Chi scrive, propose più di 20 anni fa, all’allora sindaco Salvatore Messana, un studio di immagine coordinata e identità visiva del Comune di Caltanissetta, insieme ad un progetto complessivo di immagine della città basato sulla individuazione e valorizzazione dei sui elementi morfologici e materici ricorrenti, tipici. Non se ne fece nulla.
A proposito del logo (o “stemma” o “simbolo”) della città di Caltanissetta, mi piace qui ricordare un particolare ridisegno d’autore di tale logo. Un grande autore: Fortunato Depero. Dunque: il 25 ottobre 2021, fu inaugurata, presso l’ex Palazzo delle Poste di Caltanissetta, oggi sede della Sicilbanca Fondazione Sicana e della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, la mostra storico-documentale “La Città Aurea. Urbanistica e architettura a Caltanissetta negli anni Trenta”. L’esposizione, patrocinata dalla Regione Siciliana, fu curata dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Caltanissetta.
Anche a Caltanissetta, dunque, così come in tutte le città capoluogo di provincia della Sicilia, si accesero i riflettori su uno spaccato di storia dell’architettura del Novecento – caratterizzato dal Razionalismo, dal Movimento Novecento e dal Monumentalismo – che ha giocato un ruolo importante nella configurazione delle città siciliane. L’esposizione, partita da Catania alla fine del 2019, ha interessato tutte le province, in un progetto che ha approfondito il tema delle trasformazioni nel tessuto urbanistico e architettonico della Sicilia nel periodo a cavallo tra le due guerre.
Tante sono le immagini, le suggestioni, le riflessioni che ha offerto la mostra ma, tra tutte, mi piace evidenziare lo stemma della città di Caltanissetta, ridisegnato da Fortunato Depero, pittore, scultore e designer tra i più vivaci rappresentanti del “secondo futurismo”. Il 30 giugno del 1938 si tenne a Roma il terzo Congresso mondiale del Dopolavoro dal titolo “Lavoro e Gioia”.
Nella sala Giulio Cesare del Campidoglio, alla presenza di Benito Mussolini, si ritrovano i delegati di sessantadue nazioni del mondo. Per celebrare l’evento, la direzione nazionale del Dopolavoro affida a Fortunato Depero, la realizzazione di 96 tavole che illustravano, con composizioni allegoriche, i dopolavori aziendali delle province italiane, evidenziando le peculiarità di ogni località. Reinterpretando gli stemmi cittadini, Depero accompagna le raffigurazioni con motti e dati statistici relativi ad ogni singolo dopolavoro.
Ma veniamo allo stemma: Depero ridisegna, con il suo peculiare stile, il simbolo, lo stemma istituzionale della città: «Un Castello a tre torri merlate, in oro su campo rosso, sormontato da una corona araldica antica; da una delle tre torri, la laterale a destra guardando, esce la testa di un guerriero con elmo in testa e visiera alzata, mentre dal l’altra torre, a sinistra guardando, esce una mano che impugna la spada».
Depero elimina il guerriero con elmo in testa e visiera alzata e aggiunge due stellette con scia tridimensionale, a destra e a sinistra dell’immagine stilizzata del Castello. In alto, aggiunge la scritta “Caltanissetta” (in maiuscolo) e in basso l’emblematico motto: «Indietro non si torna».
Sono certo che se a quell’epoca ci fosse stata l’antenna RAI di colle Sant’Anna, realizzata nel 1951 e abbattuta di recente, da buon futurista egli avrebbe inserito questo speciale simbolo della modernità e del progresso nel suo stemma della città di Caltanissetta.
Depero è anche l’autore che, nel 1932, ha disegnato la bottiglietta del famoso bitter Campari, o meglio “Campari-Soda”.
Come sappiamo, il Gruppo Campari, nel 2014, ha acquisito il 100% del capitale sociale dei Fratelli Averna spa. L’azienda nissena fu fondata a Caltanissetta più di 150 anni fa ed è stata guidata per cinque generazioni dalla famiglia Averna.
Di certo, alla luce di quanto successo a Caltanissetta negli ultimi anni della sua lunga storia, il motto “Indietro non si torna”, assume un gusto piuttosto amaro. E persino beffardo.
Ma è doveroso e fondamentale, nonostante tutto, guardare avanti, immaginare e realizzare una città altra. Un città capace di rinnovarsi, di andare avanti nel rispetto del suo passato. Questo, però, nella consapevolezza di una storia cittadina non esente da forti limiti e contraddizioni e inesorabilmente connotata da dolorose perdite e cancellazioni.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia
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