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Tajani stoppa Giorgetti sulle banche: “Non servono pizzicotti”

Last updated: 25/08/2025 8:05
By Redazione 88 Views 6 Min Read
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Il ministro dell’Economia aveva chiesto di condividere i benefici del calo dello spread con imprese e famiglie. Il leader di Fi: “Attenzione, la caccia alle banche significa caccia al sistema imprenditoriale”

 Il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, stoppa il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, andato in pressing sulle banche italiane con “un piccolo pizzicotto” per chiedere loro di girare alle famiglie i benefici derivanti dal calo dello spread. Dal meeting di Rimini, all’indomani delle parole di Giorgetti, il leader azzurro scandisce: le banche “sono imprese, non credo serva dare pizzicotti alle banche ma serve parlare con loro, perché un Paese come il nostro non può fare a meno di un sistema bancario forte”.

Sembra di rivedere il film andato in onda un anno fa, quando a dividere la maggioranza era l’ipotesi di introdurre un contributo da parte delle aziende che avevano registrato profitti straordinari nell’ultimo biennio, proprio a cominciare dalle banche che aveva beneficiato nei loro conti economici della rapida risalita dei tassi Bce. Già allora, infatti, Tajani aveva guidato Fi chiaramente sulla linea del “no” alle ipotesi di tassare i cosiddetti “extraprofitti”.

Oggi il ritornello si ripropone. Riavvolgiamo però il nastro. La ragione dell’uscita di Tajani sta nell’intervento al Meeting di Giorgetti andato in onda sabato: collegato a distanza, con il sorriso sulle labbra, il ministro dell’Economia ha parlato di questo “piccolo pizzicotto” agli istituti finanziari tricolori che si avvantaggiano della riduzione dello spread e del miglioramento del rating nazionale, ma devono fare in modo che si traducano in “benefici concreti a favore delle famiglie”.

Il ragionamento di Giorgetti è che, nonostante uno spread sceso ai minimi da 15 anni, poco sopra gli 80 punti base, i frutti del lavoro sui conti pubblici non si sono ancora manifestati in pieno. Da un lato perché “il rating ufficiale non riflette a pieno il modo in cui l’Italia è percepita nel mondo e sui mercati”. Ma dall’altra parte perché il miglioramento del quadro generale per l’Italia non si è ancora trasmesso alle famiglie e alle imprese: è su questo che Giorgetti sprona le banche, che per due anni hanno registrato margini di interesse record e che ora possono finanziarsi a “condizioni più favorevoli”.

Una uscita che però Tajani non condivide. “Attenzione – dice oggi – La caccia alla banca significa dare la caccia al sistema industriale e imprenditoriale italiano” quindi “è giusto che le banche paghino le tasse e diano il loro contributi, ma senza blitz o operazioni strane, non credo che servano pizzicotti. Servono invece regole serie e discutere”.

Tra i temi toccati, anche quello della previdenza. Sul punto, Giorgetti aveva chiesto ai fondi di previdenza complementare di guardare “di più all’Italia anziché all’estero, investendo in infrastrutture di lungo periodo”. Tajani dice: “Non sono per demonizzare le casse degli enti previdenziali. Attaccare le casse previdenziali, significa attaccare gli ordini professionali. Io sono contrarissimo e, finché Forza Italia sarà al governo, non ci sarà nessun ingresso delle casse private nell’Inps, perché questa è una cosa da Paese statalista. Qualsiasi tentazione verrà respinta dal mittente”. E ancora: “Difendo le casse degli enti previdenziali delle professioni perché difendo le libere professioni che, in un Paese come l’Italia, rappresentano una garanzia fondamentale per occupazione, crescita e tessuto sociale”. In sintesi, “nessun pizzicotto alle banche e nessun attacco alle casse previdenziali. Io le difenderò fino alla fine perché rappresentano un pilastro del ceto medio, un pilastro delle partite Iva, un pilastro del mondo professionale”.

Tra gli altri punti toccati da Tajani, il credo per il libero mercato rispetto all’Ops di Mps su Mediobanca: “Io credo nel libero mercato, quindi, non credo che il governo debba intervenire su questa o quella operazione. L’importante è che si rispettino le regole dei mercati”. E la richiesta di intervento della Bce per contrastare l’apprezzamento dell’euro: “Con il dollaro che continua a scendere, e se arriva a 1,25 sarà complicato per le nostre imprese esportare soprattutto negli Stati Uniti, bisogna intervenire: serve un’azione shock da parte della Banca Centrale Europea, serve un nuovo quantitative easing”.

Fonte laRepubblica.it

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