Secondo “informazioni credibili” provenienti dall’intelligence di tre Paesi, si prevede “l’uso di armi che potrebbero ferire e uccidere i partecipanti”
“Entro le prossime 48 ore”, Israele potrebbe “intensificare gli attacchi violenti” contro la Global Sumud Flotilla, “potenzialmente con l’uso di armi che potrebbero affondare le imbarcazioni, ferire e uccidere i partecipanti”. L’allarme arriva direttamente dal comitato direttivo della missione umanitaria, che per questo ha convocato alle 16 una conferenza stampa internazionale di emergenza “per allertare la comunità su informazioni credibili”, in cui relatori informeranno i giornalisti su queste minacce, presenteranno gli ultimi aggiornamenti situazionali dalla flottiglia in mare e lanceranno appelli urgenti ai governi e agli organismi internazionali affinché intervengano e garantiscano il passaggio sicuro della flottiglia, che cerca di rompere l’illegale assedio israeliano su Gaza”.
Già la scorsa notte la Gsf aveva pubblicato un post (poi cancellato) in cui si lanciava l’allarme per un imminente attacco israeliano. Le “informazioni credibili” proverrebbero dalle intelligence di tre Stati, non specificati. Per ora, le imbarcazioni viaggiano ancora in acque internazionali — a oltre 400 miglia dalle acque di competenza israeliana — anche se, considerati i precedenti attacchi, questo non costituisce un deterrente per i raid israeliani.
“I civili impegnati in missioni umanitarie sono protetti dalle Convenzioni di Ginevra e dal diritto marittimo internazionale — ribadisce il comunicato diffuso dalla Gsf —. Qualsiasi attacco o ostruzione alla Gsf costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale e un atto di sfida all’ordinanza provvisoria della Corte internazionale di giustizia che impone a Israele di facilitare gli aiuti umanitari verso Gaza”.
Poco prima, il direttivo italiano della missione aveva rifiutato la mediazione proposta dal governo italiano, che prevedeva la deviazione della rotta a Cipro per consegnare all’isola gli aiuti umanitari da consegnare poi, con l’intermediazione del Patriarcato di Gerusalemme, a Gaza: “Ribadiamo che la nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza”.
Fonte L’Espresso
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