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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Leone e Mattarella, il comune impegno per la pace
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Leone e Mattarella, il comune impegno per la pace

Last updated: 14/10/2025 13:03
By Redazione 100 Views 10 Min Read
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Rilanciare il multilateralismo perché non sono le armi che posso risolvere le controversie. Servono giustizia, equità, cooperazione tra i popoli. Il presidente della Repubblica e il Pontefice parlano di conflitti, di difesa dell’ambiente e il Papa ringrazia l’Italia anche per l’accoglienza dei migranti, da continuare a fare “senza paura”

«Viviamo tempi di grande difficoltà, il secondo dopo guerra aveva saputo puntare sul multilateralismo, sistema che sembra progressivamente accantonato. La logica del più forte sembra talvolta prevalere. Dignità di gruppi e popoli sono sovente calpestati» e sempre di più si fa «ricorso alle armi per risolvere le controversie». Nella prima visita di papa Leone al Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella punta il suo discorso sulla pace, sull’accantonamento della guerra, sulla ricerca di soluzioni che diano stabilità duratura. Parla della liberazione degli ostaggi e della «ferita atroce» del 7 ottobre, ma anche della «risposta che ha superato i confini di umanità». Oggi c’è, lo dice con le parole di papa Prevost, «una scintilla di speranza che va sostenuta con convinzione» nell’ottica di arrivare ai due popoli due Stati. «Ci auguriamo», ha continuato Mattarella, «che il negoziato in atto sulle tappe successive si concluda positivamente e conduca, al più presto, a un’interruzione definitiva delle ostilità e delle violenze nella Striscia, a beneficio anche della generale stabilità del Medio Oriente e dei Luoghi Santi, per rilanciare la soluzione di uno Stato per ciascuno di due popoli, la sola in grado di consentire la possibilità di un futuro in cui tutti – Israele e Palestina – trovino pace e sicurezza». E riafferma con chiarezza che «la pace vera, duratura, risiede nell’animo dei popoli. Diversamente, sotto la cenere della fine delle violenze cova il rancore, pronto a divampare nuovamente alla prima occasione che possa essere sfruttata, per rendersi conto allora che la fine delle violenze si trasforma, purtroppo, in una parentesi tra due esplosioni». Parla dell’Ucraina e delle tante guerre che feriscono il mondo e sottolinea che «a fare le spese di un mondo nel quale la convivenza pacifica è messa così in pericolo, sono sempre i più vulnerabili, soprattutto bambini e giovani, Non è accettabile che venga sottratto il futuro a intere generazioni. Spesso a pagare un prezzo alto nelle guerre sono le comunità cristiane, prese di mira per il ruolo di stabilizzazione e di moderazione che tradizionalmente esercitano, in particolare nel Vicino Oriente».

Papa Leone ascolta e ringrazia. «Come Vescovo di Roma e Primate d’Italia», spiega rivolgendosi al presidente della Repubblica, «per me è significativo rinnovare, con questa visita, il forte legame che unisce la Sede di Pietro al Popolo italiano, che Lei rappresenta, nel quadro dei cordiali rapporti bilaterali che intercorrono tra l’Italia e la Santa Sede, stabilmente improntati a sincera amicizia e fattiva mutua collaborazione».

Dopo aver ricordato la visita di papa Francesco e il grande aiuto che lo Stato italiano dà al Vaticano in occasione di numerosi eventi, in particolare in questo anno giubilare, anche Prevost affronta il tema della pace. «Sono numerose le guerre che devastano il nostro pianeta, e guardando le immagini, leggendo le notizie, ascoltando le voci, incontrando le persone che ne sono dolorosamente colpite riecheggiano forti e profetiche le parole dei miei Predecessori». Cita Benedetto XV, Pio XII, Giovanni XXIII  e invita a guardare «i volti di quanti sono travolti dalla ferocia irrazionale di chi senza pietà pianifica morte e distruzione». E rinnova «l’appello accorato affinché si continui a lavorare per ristabilire la pace in ogni parte del mondo e perché sempre più si coltivino e si promuovano i principi di giustizia, di equità e di cooperazione tra i popoli che ne sono irrinunciabilmente alla base», come spiegava già Paolo VI. Esprime apprezzamento per «l’impegno del Governo italiano in favore di tante situazioni di disagio legate alla guerra e alla miseria, in particolare nei confronti dei bambini di Gaza, anche in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù. Si tratta di contributi forti ed efficaci per la costruzione di una convivenza dignitosa, pacifica e prospera per tutti i membri della famiglia umana». Insiste sul «comune impegno che lo Stato italiano e la Santa Sede hanno sempre profuso e continuano a porre in favore del multilateralismo» che è «un valore importantissimo. Le sfide complesse del nostro tempo, infatti, rendono quanto mai necessario che si ricerchino e si adottino soluzioni condivise. Perciò è indispensabile implementarne dinamiche e processi, richiamandone gli obiettivi originari, volti principalmente a risolvere i conflitti e a favorire lo sviluppo promuovendo linguaggi trasparenti ed evitando ambiguità che possono provocare divisioni».

E ancora parla dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, che offre «l’occasione per porre un accento sull’urgente questione della cura della “casa comune”. San Francesco ci ha insegnato a lodare il Creatore nel rispetto di tutte le creature, lanciando il suo messaggio dal “cuore geografico” della Penisola e facendolo giungere, per la bellezza dei suoi scritti e la testimonianza sua e dei suoi frati, attraverso le generazioni fino a noi». Proprio guardando a San Francesco, dice il Papa, «ritengo che l’Italia abbia ricevuto in modo speciale la missione di trasmettere ai popoli la cultura che riconosce la terra «come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”».

Infine parla della natalità e dei migranti. «Negli ultimi decenni assistiamo in Europa, come sappiamo, al fenomeno di un notevole calo della natalità. Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti». Parla della difesa della vita e della necessità che tutti possano avere accesso alle cure. E poi esprime «gratitudine per l’assistenza che questo Paese offre con grande generosità ai migranti, che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani. Si tratta di sfide complesse dei nostri tempi, di fronte alle quali l’Italia non si è mai tirata indietro». Il Papa incoraggio «a mantenere sempre vivo l’atteggiamento di apertura e solidarietà. Al tempo stesso vorrei richiamare l’importanza di una costruttiva integrazione di chi arriva nei valori e nelle tradizioni della società italiana, perché il dono reciproco che si realizza in questo incontro di popoli sia veramente per l’arricchimento e il bene di tutti. In proposito, sottolineo quanto sia prezioso, per ciascuno, amare e comunicare la propria storia e cultura, con i suoi segni e le sue espressioni: più si riconosce e si ama serenamente ciò che si è, più è facile incontrare e integrare l’altro senza paura e a cuore aperto».

Denuncia una «certa tendenza, in questi tempi, a non apprezzare abbastanza, a vari livelli, modelli e valori maturati nei secoli che segnano la nostra identità culturale, addirittura a volte pretendendo di cancellarne la rilevanza storica e umana. Non disprezziamo ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso, anche a costo di grandi sacrifici», dice Leone. «L’Italia è un Paese di una ricchezza immensa, spesso umile e nascosta, e che perciò talvolta ha bisogno di essere scoperta e riscoperta. È questa la bella avventura in cui incoraggio tutti gli italiani a lanciarsi, per attingervi speranza e affrontare con fiducia le sfide presenti e future».

Fonte famigliacristiana.it di Annachiara Valle

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