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La dispensa piena e l’improvviso “appetito”: Quando i fondi pubblici attirano amici inattesi o ritrovati

Last updated: 24/10/2025 6:33
By Sergio Cirlinci 151 Views 6 Min Read
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C’è una sorta di legge non scritta che, in modo curioso, avvicina le persone quando c’è abbondanza e le allontana quando c’è scarsità

Parliamo di appetito, non solo quello naturale e fisiologico, ma anche di quello che si risveglia non appena si sparge la voce di una “dispensa” piena di prelibatezze.

Un giorno si diffonde la notizia che la dispensa di una villa è stracolma di cibo, con gli aromi dei piatti succulenti che si diffondono dalla cucina in tutta l’area circostante e che si sta per organizzare un pranzo con le migliori delizie per il palato e, cosa ancora più allettante, c’è la possibilità di portare a casa generose “porzioni” per i giorni a venire.

Ma, ovviamente, non tutti possono partecipare; devi essere nel “cuore” di chi organizza.

E così, all’improvviso, vecchi amici o semplici conoscenti, che fino a ieri si facevano sentire o vedere a malapena, insieme a persone mai viste prima, manifestano un improvviso e travolgente desiderio di socializzare, magari facendosi presentare dall’amico dell’amico.

Insomma, esplode la voglia di esserci e di far parte di quell’evento.

Non si tratta di un amore improvviso o di un’amicizia ritrovata, dietro tutto questo c’è solo l’ombra di un tornaconto.

Questo esempio trova una sua manifestazione ancora più inquietante e amplificata negli ambienti della cosa pubblica.

Quando in un ente, a qualsiasi livello, dal Comune in su, arrivano o sono in procinto di arrivare ingenti somme di denaro, l’atmosfera cambia.

Il solo sentore di quei fondi, l’odore di nuovi grandi appalti con gestioni milionarie, ha un effetto magnetico simile a quello di una calamita.

All’improvviso, persone che fino a ieri ignoravano l’esistenza di certe segreterie, uffici o di chi li dirigeva, subiscono quella che potremmo chiamare una “folgorazione mistica”.

Chi ha in mano le chiavi della “dispensa pubblica”, chi deve “spartire”, o meglio, gestire e distribuire quei fondi, si ritrova all’improvviso circondato da un’imprevista e calorosa ondata di “nuovi amici”.

L’indifferenza svanisce, e molti iniziano a scoprire simpatie per il partito del “detentore”, poiché l’obiettivo, chiaro ma sottinteso, è posizionarsi strategicamente per ottenere una “porzione”.

Questa dinamica non è affatto nuova; si è spesso sentito parlare di “comitati d’affari” pronti a intervenire per “gestire” l’afflusso di denaro in arrivo.

Oggi, con cifre ancora più sostanziose che richiedono una rapida erogazione ed esecuzione, i “folgoramenti” e le conversioni improvvise alla causa dell’amicizia sembrano moltiplicarsi a vista d’occhio.

L’antico detto dice: “L’appetito vien mangiando”, ma purtroppo, molti mostrano un appetito “facile”, che si scatena non appena assaporano la prima “olivetta”, preludio di un lauto pranzo, questa volta pubblico, e basta la promessa di un minimo coinvolgimento per far esplodere il desiderio di sedere al tavolo.

La differenza fondamentale è che il pranzo pubblico non è un regalo, chi ha accesso alla dispensa ha anche un proprio interesse.

I fondi destinati a opere e servizi dovrebbero rispondere ai bisogni e ai gusti di tutta la comunità, non solo di chi è seduto a tavola.

Speriamo che gli “chef” che prepareranno i “piatti” della spesa pubblica non si limitino a soddisfare l’appetito di pochi, ma che tengano in considerazione le esigenze di tutti i cittadini, che sono i veri destinatari.

Come dice un vecchio saggio siciliano, “Cu mancia sulu s’affuca”, il che significa che l’egoismo può portare a conseguenze disastrose.

In conclusione, mentre i “nuovi amici” si radunano attorno al tavolo imbandito, la vera speranza della comunità è che non si accontentino solo “dell’odore” del banchetto, ma che possano assaporare una parte sostanziosa di quel pranzo, sotto forma di servizi, infrastrutture e sviluppo di qualità, magari con una generosa porzione di “asporto” da gustare in futuro, opere durature per un benessere equilibrato e giustamente distribuito. Ad Maiora

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