Sono bastate poche gocce d’inchiostro per far scaturire pagine e pagine di propaganda e revisionismo.
La scorsa settimana la Corte di Cassazione, con una riga di sentenza, ha respinto il ricorso della Procura di Palermo sulle misure di prevenzione patrimoniale nei confronti di Dell’Utri.
È l’ultima parola su una vicenda circoscritta: le elargizioni del fu Cavaliere al fido Marcello.
Invece l’opera di santificazione di stampa vorrebbe riabilitare completamente le due figure, malgrado quest’ultima pronuncia non abbia spostato di una virgola la verità giudiziaria stabilita negli anni: Dell’Utri è stato condannato in via definitiva a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, in una pronuncia che lo definiva “mediatore tra la Cosa Nostra siciliana e Silvio Berlusconi”.
La campagna di riabilitazione di questi giorni ha l’obiettivo di cancellare tutto.
La prima fase è quella della mistificazione: la singola sentenza viene raccontata come un lenzuolo che copre ogni altro fatto.
Il Foglio, 21 ottobre: “La verità su Dell ’Utri. La Cassazione esclude qualsiasi legame tra l’ex senatore di FI, Berlusconi e Cosa Nos tra”. Il Giornale, 22 ottobre, in prima pagina: “Fine di tutte le bugie su Berlusconi mafioso”. Il Corriere della Sera, 23 ottobre: “La Cassazione su Berlusconi: nessun riciclaggio della mafia. La figlia Barbara: resta l’amarezza per le accuse”. Domenica Libero svela involontariamente il giochino. Occhiello: “Cosa c’è scritto nella sentenza”.
Testo: “Nulla è stato accertato circa il reinvestimento e riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa”.
Si tratta però della vecchia sentenza d’appello, non di quella della Cassazione, come invece vorrebbe far credere il giornale di Sechi e Capezzone: si ricicla (e manipola) come nuova una notizia vecchia.
L’Unità , 23 ottobre: “Berlusconi e mafia? Mai esistiti legami”. Falso.
Con la seconda fase si entra nel vivo: la campagna di stampa si divide tra la riabilitazione di B. e
Dell ’Utri e il dileggio degli “avversari ”.
Il Giornale, 23 ottobre: “Restano zitti i ‘megafoni’ della bufala mafia- Berlusconi ”. Il quotidiano di Sallusti, il giorno dopo, racconta “Il merito storico del Cav”. Incipit:
“La Cassazione ha respinto l’ennesimo ricorso ed escluso in via definitiva ogni legame tra Berlusconi Dell’Utri e la mafia”.
Un’altra balla. La Verità, 23 ottobre: “Se i giudici assolvono Berlusconi per la sinistra si possono criticare”. Il Foglio, 25 ottobre: “Negazionismo sul Cav. I sostenitori della bufala ‘Berlusconi mafioso’ in lutto dopo la sentenza”. Il Dubbio, 24 ottobre: “Da anni i giudici smontano la balla del Cav mafioso: ora vi rassegnate?”.
L’ultimo obiettivo della campagna – sorpresa – è la delegittimazione della magistratura tutta.
Un riflesso pavloviano che nasce dalla lettera di Marina Berlusconi al Giornale del 25 ottobre sulla
“luna nera” della Giustizia italiana. Si genera un nuovo filone, nel quale la figlia di B. viene presentata
come una figura istituzionale in competizione con le toghe.
Libero, domenica: “I magistrati ancora a caccia dei Berlusconi. Anm all’assalto di Marina”.
Il Corriere della Sera: “L’Anm: no al testo diNordio (separazione delle carriere, ndr). È lite con Marina Berlusconi”. Ancora domenica, La Stampa: “Giustizia, scontro tra Anm e Berlusconi”. Titolo quasi identico su Repubblica. Il Giornale invece commuove con un’intervista ad Antonio Tajani, leader di Forza Italia: “Emozionato
da Marina. L’Anm si metta nei panni delle vittime di giustizia”.
Atto finale, la prima pagina trionfale di Libero, ieri: “Toghe in mezza retromarcia. Hanno paura del referendum. Big bang della lettera di Marina Berlusconi su Silvio e la caduta dell’accusa di mafia” .
È“l’effetto farfalla” della stampa italiana: da una riga sentenza può esondare uno tsunami di falsità.
Da ilFattoQuotidiano del 28/10/2025 di Tommaso Rodano
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