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La memoria dei Carusi e dei minatori: l’omaggio a Mario Zurli e la mostra di Rosa Salvia

Last updated: 06/11/2025 17:39
By Redazione 166 Views 9 Min Read
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Mercoledì 12 novembre l’amministrazione comunale ha programmato importanti eventi per ricordare la tragedia nella miniera di Gessolungo

Nella “Giornata in memoria delle vittime nelle miniere”, istituita nel giorno che rievoca la tragedia alla miniera di Gessolungo, la città di Caltanissetta ha organizzato diverse iniziative che riportano alla luce il ricordo di un passato vergognoso e, in quanto tale, ancora doloroso.

Caltanissetta, centro nevralgico europeo per l’estrazione e il commercio dello zolfo, nascondeva delle condizioni di vita dei suoi lavoratori che, per molti aspetti, erano da considerarsi disumane. Una dura vita senza la minima tutela delle norme per la salute e sicurezza dei lavoratori e la protezione dei minori, i “Carusi” che, proprio per l’alto tasso di mortalità di possibilità di contrarre malattie, venivano già denominati come “soccorso morto”.

ll 12 Novembre 1881 è una data importante da ricordare a Caltanissetta. Quella mattina, poco prima dell’alba, nella sezione Calafato della miniera Gessolungo, in Contrada Juncio Tumminelli, una fiammella di una lampada a olio ha innescato uno scoppio di grisù che ha causato un’esplosione dentro la miniera.
Hanno perso la vita, in quella tragedia, 65 minatori, 19 dei quali erano bambini e ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 16 anni. I “Carusi”, alcuni rimasti senza nome nella lapide commemorativa che si trova nel cimitero a loro dedicato, che hanno concluso la loro breve vita nel silenzio e nel dolore.

Il luogo nel quale sono stati seppelliti questi piccoli corpicini estratti dalle macerie è rimasto a lungo abbandonato finché, grazie dell’ingegnere Mario Zurli, fu individuato, ritrovato sotto le sterpaglie che da un secolo crescevano sul luogo e acquisito al patrimonio comunale al fine di darne una degna visibilità a perpetuo ricordo dei piccoli caduti.

“Abbiamo ritenuto doveroso accogliere la proposta avanzata dal Presidente dell’Associazione Piccoli Gruppi Sacri e intitolare quel luogo alla memoria di Mario Zurli – ha spiegato il sindaco di Caltanissetta Walter Tesauro -. L’ingegnere Zurli prese a cuore la vicenda di questi bambini e, nonostante non fosse originario della nostra città, portò avanti ricerca certosina.

Il Cimitero dei Carusi è una testimonianza visiva dei soprusi e delle sopraffazioni che vengono perpetuate a nome del progresso e dell’industrializzazione. Una testimonianza dei tanti luoghi del mondo dove, per il profitto economico di pochi si procura un enorme danno umano per molti”.

Ed è proprio alle ore 10.30 del 12 novembre che il sindaco Walter Tesauro, il Presidente del Consiglio Comunale Gianluca Bruzzaniti, la Giunta comunale, i consiglieri comunali e i familiari di Mario Zurli, si recheranno al Cimitero dei Carusi per svelare una targa commemorativa con la nuova intitolazione “Cimitero delle Vittime del disastro di Gessolungo e dei Carusi senza nome – Mario Zurli” e portare una corona d’alloro in memoria dei piccoli in una cerimonia sobria e accompagnata soltanto dal suono della tromba che intoneranno il “silenzio”.

“La Sicilia fu, per decenni, volano di crescita e ricchezza ma non per tutti – ha proseguito il Sindaco -. È nostro dovere perpetuare la memoria delle vittime così come quella di chi si è impegnato in prima persona a far riemergere la verità. Un dovere morale che dobbiamo assumerci soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Per non dimenticare ed evitare che si verifichino in futuro fatti simili”.

Durante la cerimonia, su richiesta della Mutua Società Cattolica “Maria SS della Miniera”, verrà letto il brano “Minatore Picconiere” estratto dal libro “Il sogno negato della libertà. I Fasci siciliani e l’emancipazione dei lavoratori”scritto da Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro.

Al termine della cerimonia in Contrada Juncio Tumminelli, alle 11.30,  sarà inaugurata a Palazzo Moncada la mostra fotografica di Rosa Salvia.

Un evento che sarà accompagnato da una performance degli studenti del liceo coreutico “Ruggero Settimo”.

Tra i 12 scatti si potranno osservare, silenti e grandiosi, affascinanti, ma capaci anche di turbare profondamente, le imponenti strutture esterne delle miniere Gessolungo-Tumminelli, Trabonella e Trabia-Tallarita, fantasmi inesorabilmente aggrediti dalle ingiurie del tempo e sono testimoni di un mondo ormai scomparso per sempre e restituiscono pienamente l’immagine di un lavoro infernale.

Risuonano ancora le voci dei diciannove carusi, simbolo di un sistema disumano che sfruttava anche i bambini, venduti dai propri genitori ai padroni delle miniere in cambio di un prestito di sopravvivenza ma pur sempre bambini che non riuscivano più a vedere la luce del giorno, costretti a camminare in ginocchio, privati dell’infanzia, degli affetti e, infine, della memoria.

E proprio in questa mancanza, in questo vuoto che resta come un’eco tra i ruderi, si apre uno spiraglio di esplorazione intima, che la macchina fotografica a foro stenopeico è in grado di cogliere con una sensibilità tutta particolare.

La fotografia stenopeica, con i suoi tempi lunghi di esposizione e la totale assenza di lenti, non cattura soltanto l’immagine esteriore di un luogo, ma rivela lentamente ciò che si nasconde sotto la superficie visibile. In questo processo meditativo e silenzioso, l’occhio si svuota di fretta e l’anima si sintonizza con il respiro del tempo. Il foro stenopeico, minuscolo e privo di artifici, agisce come un occhio primordiale che filtra non solo la luce, ma anche la memoria, la ferita, il silenzio.

Nell’attesa dello scatto, si entra in una sorta di ascolto interiore. Il paesaggio esterno si mescola con un paesaggio interno fatto di empatia, malinconia, senso di giustizia negata. L’atto fotografico si trasforma così in un rito di rievocazione, un ponte tra ciò che fu e ciò che ancora pulsa nell’invisibile.

Ogni immagine stenopeica realizzata in questi luoghi sembra emergere dal buio come un ricordo che riaffiora. I contorni sfumati, le deformazioni oniriche, l’assenza di nitidezza restituiscono una visione più vera della realtà: una realtà che non è fatta di dettagli, ma di emozioni sedimentate, di atmosfere sospese, di dolore e dignità.

Attraverso questo strumento essenziale, si coglie il paesaggio interiore che quei luoghi evocano: non soltanto il dramma sociale e umano di un’epoca, ma anche il senso profondo della perdita, della memoria collettiva, della resilienza umana; un gesto di restituzione, una forma di ascolto verso ciò che non ha più voce, ma ancora chiede di essere ricordato.

La lunga giornata commemorativa si concluderà alle ore 18.00 nella Piazzetta Tripisciano con un flash mob musicale a cura dell’Associazione Sinfonie diretta dal maestro Raimondo Capizzi su organizzazione dell’Associazione Piccoli gruppi sacri e il patrocinio, oltre che del Comune di Caltanissetta, della Diocesi di Caltanissetta, Libero consorzio dei comuni di Caltanissetta, ProLoco Caltanissetta, Comitato di quartiere Santa Croce e Settimana Santa di Caltanissetta.

La cittadinanza è invitata a partecipare a tutte le iniziative in programma.

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