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Medicina senza più test, Rettori contro la riforma

Last updated: 18/10/2024 10:57
By Redazione 142 Views 4 Min Read
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“Risorse inadeguate per 60 mila studenti in più”

I tagli subiti dalle università quasi del 10%, le risorse che non sarebbero sufficienti per 80mila candidati e la tutela delle professioni sanitarie che potrebbe venire meno.

Sono gli aspetti che hanno portato le rettrici e i rettori a esprimere “profonda preoccupazione” per la riforma del nuovo accesso alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria presentata ieri al Senato.

Nonostante questo per la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e “il momento dei si” perchè i “no”, a suo dire, rischiano di chiudere le porte dell’università.

Riuniti nell’assemblea mensile della Crui, i rettori hanno comunque ribadito la propria disponibilità a lavorare su “ipotesi di miglioramento delle modalità di accesso alle professioni medico-sanitarie”.

La presidente della Conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni, nel corso dell’incontro, ha poi ricordato che “le università confermano il loro impegno per una formazione di qualità nelle discipline medico-sanitarie”.

E la Crui si e detta, inoltre, pronta a costruire “una piattaforma per la formazione nelle materie caratterizzanti oggetto delle modalità di selezione” per garantire condizioni di parità tra i candidati.

Ma questo non basta ad allontanare le apprensioni dei rettori davanti alla possibilità di un primo semestre libero che per sei mesi cancella il numero chiuso a medicina.

Riguardo alla sostenibilità economico-finanziaria della riforma, dalla Crui fanno infatti notare che “il taglio subito dai bilanci delle università nell’anno corrente ha sfiorato il 10%”.

“Situazione che da preoccupante – osservano – diventa drammatica quando si considera l’assoluta incertezza sul finanziamento statale anche per l’anno 2025: in questo contesto l’ingresso di 40/60mila candidati in più e semplicemente impensabile.

Le risorse utilizzate finora per 20mila studenti non possono essere sufficienti per i 60/80mila candidati”.

Per quanto riguarda la tutela delle professioni sanitarie, per la Crui c’è il rischio che la riforma dell’accesso a medicina possa determinare “un’ulteriore diminuzione di candidati” negli altri campi sanitari, come infermieristica.

Di “un percorso da condividere”, parla invece la titolare del Miur intervenuta a TgCom24 sulla nuova modalità di ingresso a medicina.

Per Bernini c’è bisogno che la riforma sia “supportata soprattutto dalla buona volontà di tutti”.

Questo, quindi, “e il momento di dire si alla crescita, si alle innovazioni, si alle riforme di sistema”.

Al contrario, sostiene, “chiunque dica no in maniera non collaborativa lo fa rischiando di chiudere le porte di un’istituzione, l’università, che e nata per includere e non per escludere” .

Per il deputato Antonio Caso, capogruppo M5S in Commissione Cultura, si tratta di bugie “La ministra Bernini parla di abolizione del test di medicina, ma la verità e ben diversa: il numero chiuso e stato semplicemente spostato al secondo semestre.

Si tratta infatti di una Legge delega che deve ancora passare attraverso il Senato e la Camera, e potrebbe non vedere la luce prima del 2026”.

Più possibilista Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera: “La riforma del numero chiuso e dei test d’accesso a medicina ci trova d’accordo sul principio ma, per il modo in cui e stato declinato, il nuovo sistema rischia di creare criticità.

Non e una riforma che può farsi senza investimenti.

Al primo semestre arriveranno nelle aule decine di migliaia di studenti, ma per la loro gestione non sono state stanziate risorse aggiuntive.

Senza un’uniformità delle valutazioni in sede d’esame sarà problematico formare una graduatoria unica alla fine del primo semestre”.

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