L’Italia che porta i bambini in ospedale è la stessa che investe nell’hi-tech israeliano e mantiene aperti canali d’affari militari
Accogliamo i bambini che feriamo. L’Italia apre corridoi umanitari, annuncia l’arrivo di altri 31 piccoli pazienti da Gaza e rivendica di aver già curato più di 180 minori. Bello, giusto, necessario.
Ma la foto è incompleta: mentre li abbracciamo sugli aeroporti, continuiamo a oliare i meccanismi che li hanno resi pazienti.
Il 31 luglio Cdp Venture Capital, braccio pubblico dell’innovazione, entra nel round di finanziamento della israeliana Classiq (quantum computing).
Denaro pubblico italiano che sostiene l’ecosistema tecnologico di Tel Aviv in piena guerra. «Strategico», dicono le note ufficiali. Strategico per chi?
Sul versante militare, i flussi non si fermano.
Nel 2024 l’Italia ha rilasciato 42 nuove autorizzazioni d’importazione di armamenti da Israele per quasi 155 milioni di euro e ne ha importati fisicamente per oltre 37 milioni. E verso Israele, sempre nel 2024, abbiamo esportato “armi e munizioni” per 5,2 milioni secondo Istat; tra dicembre 2023 e gennaio 2024 sono partite forniture da guerra per oltre 2 milioni, dopo gli 817 mila euro di ottobre-novembre 2023.
Tutto mentre il ministro Tajani ripeteva che «dal 7 ottobre abbiamo bloccato i contratti».
C’è una parola per questa scena di comodo: «childwashing». Accogliere alcune delle stesse vittime per coprire con sentimento ciò che si continua a finanziare con atti e bonifici.
L’Italia che porta i bambini in ospedale è la stessa che investe nell’hi-tech israeliano e mantiene aperti canali d’affari militari.
Finché non si tagliano quei flussi, l’abbraccio resta una posa: la carità a valle che serve a rendere accettabile la complicità a monte nella catena del genocidio.
Fonte LANOTIZIAGIORNALE .IT di Giulio Cavalli
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