In principio fu la polveriera Cannes e i sei milioni pagati (più lauti rimborsi spese) dalla Regione Sicilia per la promozione della sua immagine al Festival del cinema e tutte le altre mirabilia: una valanga di spese, consulenze e contributi per eventi che avevano preso le mosse quando Manlio Messina era ancora assessore al Turismo prima di diventare deputato a Roma, come punta di diamante di Fratelli d’Italia.
E che però ad un certo punto era diventata materia d’inchiesta giudiziaria più che di cronache giornalistiche che comunque erano state uno stillicidio continuo.
Con il risultato che Giorgia Meloni aveva dato l’ordine, visti gli schizzi di fango arrivati fino a Roma, di correre ai ripari: a marzo 2025 il partito di via della Scrofa ha infine deciso, anche alla luce della guerra tra fazioni che si era nel frattempo scatenata, di azzerare i due coordinatori regionali e dimissionare da vice capogruppo alla Camera proprio Messina. Tutto finito? Macché. Era solo la punta dell ’iceberg, quella decisione di commissariare i maggiorenti dell’isola si è rivelata poco più di una pezza a colori, altro che repulisti.
In realtà la coda dell’inchiesta sul business degli eventi che ora ha travolto il delfino di Ignazio La Russa Gaetano Galvagno, al massimo mostra che quella di inizio anno era stata poco più che un’operazione di immagine.
E soprattutto che la corrente turistica di Fratelli d’Italia non era solo quella di Messina, deputato legato al ministro Francesco Lollobrigida, ma ce n’era una altrettanto forte, quella di Galvagno e qui sta il punto politico della faccenda, al di là degli esiti giudiziari. Sì, perché il commissario inviato da Fratelli d’Italia in Sicilia, Luca Sbardella, figura di collegamento tra il responsabile organizzazione di via della Scrofa Giovanni Donzelli e lo stesso La Russa, ancora tre giorni fa ha tentato di prendere tempo, forse nella speranza riuscire ancora una volta a contenere il bubbone alla maniera dei gattopardi. E qui va aperta una parentesi significativa: malgrado la gravità delle accuse e lo spaccato desolante che viene fuori dall ’inchiesta che colpisce al cuore Fratelli d’Italia, la notizia non ha conquistato la ribalta nazionale come ha fatto notare la presidente della commissione di Vigilanza, la pentastellata Barbara Floridia che ha denunciato la sordina messa dai Tg sulla cricca dell’Ars e sui reati di peculato e corruzione contestati dalla Procura guidata Maurizio de Lucia (entrata nell’immaginario collettivo per aver arrestato la primula rossa della mafia Matteo Messina Denaro) a Galvagno fino a poche settimane fa in predicato di prendere il posto, al prossimo turno elettorale, di Renato Schifani sulla poltrona più alta della regione.
Maaccanto alla “distrazione” della Rai, il ciclone che ha travolto l’assessora al Turismo Elvira Amata e soprattutto il suo collega di partito Galvagno chiama in causa soprattutto il mandato del commissario Sbardella che cammina sulle uova data la caratura dei personaggi in scena e i loro padrini politici.
Diversa sorte era invece toccata a Carlo Auteri (vicino a Manlio Messina) messo alla porta in un amen per i finanziamenti per eventi culturali realizzati da società dei suoi familiari o anche il deputato Luca Cannata che aspirava a diventare segretario del partito sull’isola ma scivolato sulle accuse di aver intascato soldi in nero che gli hanno mosso tre suoi ex assessori quand’era sindaco nel Siracusano.
Galvagno resta al suo posto senza nemmeno essere stato deferito ai probiviri: è stato lui stesso a fare il bel gesto di inviare a Roma le carte che lo riguardano.