La testimonianza più antica del proverbio “al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere” sembrerebbe risalire alla Francia del Duecento, come è testimoniato da un proverbio dell’epoca: “Oncques Deus ne fist tel mariage comme de poire et de fromage”, ovvero: “Dio non ha mai fatto un matrimonio così riuscito come quello tra la pera e il formaggio”.
Il formaggio deriva dal latte, da sempre considerato il simbolo del nutrimento primordiale, legato anticamente all’immagine della cucina povera, veniva consumato più che altro delle persone umili e non erudite.
La pera è invece l’espressione dell’effimero in quanto delicata e facilmente deteriorabile.
Inoltre la coltivazione di questo frutto era piuttosto costosa tanto che le pere divennero in breve tempo un dono che i ricchi si scambiavano tra di loro, diventando un elemento essenziale nelle mense dei ricchi.
Nel tardo medioevo prevalse l’ingegnoso proposito di unire i due sapori e quindi i due opposti stati sociali.
Il formaggio alla fine viene nobilitato per farlo arrivare sulle tavole dei signori.
Ma il sapere, nel senso di “conoscere”, deve pur sempre rimanere un privilegio esclusivo della “nobiltà” e resta fondamentale negare l’acquisizione di nozioni a chi non è, secondo loro, socialmente degno.
È proprio in questo momento storico che in Toscana nasce per burla il proverbio “al contadino non far sapere quant’è buono il cacio con le pere”.
Ma al di là del proverbio, ci sono dei privilegi della “nobiltà politica”, che ritiene che i cittadini non debbano sapere certe verità imbarazzanti.
Che molte sia le cose che i cittadini non sanno è cosa risaputa.
La politica o non risponde alle domande dei cittadini o fa conoscere quel che maggiormente gli conviene, ovviamente con una stampa, spesso, compiacente che “dimentica” di comunicare alcune cose o se proprio non può occultarle le racconta a modo proprio.
Sfogliando i quotidiani nazionali una stessa notizia viene “raccontata” in maniera diversa, dandone un significato che spesso confonde chi legge la stessa notizia, ma su testate diverse.
Ma che questo succeda è dovuto al fatto che molte testate sono palesemente schierate e trovare un fedele resoconto di un fatto non è cosa spesso facile.
Ma quando a decidere cosa far saper o meno ai cittadini è la stessa politica, questo atteggiamento francamente è più pericoloso dell’azione di una testata giornalistica.
Il 17/01/2025 si è tenuta una seduta dell VII Commissione consigliare, non volendo entrare su quanto discusso, si parlava comunque della nomina del Direttore artistico del Teatro Margherita.
Nel verbale si legge, “la discussione a questo punto si articola sull’opportunità o meno di comunicare a mezzo stampa l’attività odierna della Commissione atteso che la stessa si è attivata tempestivamente in merito a questioni afferenti procedure che devono essere improntate sulla trasparenza, messe in dubbio pubblicamente in merito alla nomina del Direttore artistico del Teatro della città.
Considerato che dalla discussione non emerge una posizione concorde di tutti i componenti si mette ai voti la proposta del Presidente Petitto di redigere un comunicato stampa in cui si da notizia dell’audizione del Sindaco Tesauro e dei suoi contenuti.
Il Consigliere Scalia A., dichiara il proprio voto contrario ritenendo che la Commissione dovrebbe soprassedere in attesa degli esiti delle verifiche che il Sindaco Tesauro, ha già dichiarato di aver avviato e che un atteggiamento prudenziale sarebbe consigliabile considerato che nelle prossime ore si avranno degli sviluppi.
Anche il Consigliere Mazza e il Consigliere Millaci si associano a questa posizione e votano contrario.
I Consiglieri Gambino, Bellavia, Palermo e Cancelleri votano favorevolmente”.
La domanda sorge spontanea: Perchè non dar la possibilità ai cittadini di apprendere quanto discusso in quella seduta, considerato che l’argomento tiene banco da settimane sia sui giornali, non solo locali, che sui social ?
Nessuno vuol pensare che si voglia far calare il silenzio su questa situazione, ma francamente non se ne comprende il motivo.
Anche perchè, essendo una seduta ufficiale, non una discussione al bar, avrebbero dovuto comprendere che il tutto sarebbe stato comunque riportato sul verbale finale e pubblicato successivamente nel sito del comune.
Certo, reperire solitamente i verbali non è cosa agevole, situazione che lamentiamo da anni, così come non tutti vanno a cercarseli, ma se qualche “curioso”, come venne definito da altri consiglieri nella passata legislatura, va a cercarseli e li pubblica, certe dichiarazioni francamente lasciano perplessi.
Non è sola curiosità o “malucchiffari“, ma un dovere, quello cioè di far conoscere, oltre alle notizie, anche certi aspetti che magari ad altri potrebbero risultare insignificanti, ma che invece sono importanti per far meglio comprendere tanti aspetti e soprattutto certi atteggiamenti.
E’ altresì diritto dei cittadini venire a conoscenza di tutto quello che dentro il Palazzo si discute e si decide.
La censura, altro non è che il controllo della comunicazione da parte di un’autorità, che limita la libertà di espressione e/o l’accesso all’informazione.
Ma siamo certi che in questo caso il termine “censura” è forse un tantino esagerato, meglio pensare a semplice ingenuità .
Se il cittadino viene a conoscenza di certe cose, allora comincia a riflettere e comprendere il perchè di certi atteggiamenti e non si mai che il contadino venga a sapere “quanto è buono il formaggio con le pere”. Ad Maiora
