Al Festival delle Regioni svoltosi a Bari, alla presenza dei presidenti di Regione di tutta Italia, il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, parla dell’argomento più scottante,
l’Autonomia Differenziata, e la polemica tra i governatori presenti si accende.
Domenica, durante l’inaugurazione alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, i rappresentanti degli enti locali avevano deciso di non affrontare la questione, nel nome “dell’unita nazionale”.
Ma ieri, anche incalzati dalle domande dei cronisti, non hanno risparmiato le critiche.
Il più incisivo è stato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che, rivolgendosi a Calderoli in platea, ha detto di essere “commosso” dopo avere sentito le sue rassicurazioni sulle risorse per garantire i LEP, livelli essenziali delle prestazioni.
Poi gli ha ricordato che la legge sull’autonomia “non prevede costi aggiuntivi per lo Stato: non so come si conciliano le due cose, comincio ad avere dubbi”.
Dal palco Calderoli aveva sottolineato che, “piaccia o meno l’Autonomia”, i “livelli concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti a tutto il territorio nazionale sono un obbligo” al quale si sta lavorando.
Entro “fine anno, si spera” saranno definiti “anche i relativi costi e fabbisogni standard”.
Quindi, l’invito del ministro a “mettere da parte le ideologie di destra e sinistra”.
Con la precisazione del ministro Nello Musumeci sulla sua materia della protezione civile, che e “sicurezza nazionale, uno standard che non può essere delegato”.
Tra i temi più caldi del giorno ci sono anche le risorse per la sanità e la manovra finanziaria.
Su questo punto Calderoli e perentorio: “Se anche i pro capite di spesa sono aumentati, sono completamente false le mistificazioni di chi vuole dire che son stati fatti dei tagli sulla sanità”.
Oltre allo scettico De Luca, secondo il quale “l’Autonomia e pericolosa per la sanità e per la scuola pubblica”, anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, manifesta forti dubbi: “Il taglio della spesa corrente significa che il sogno di migliorare la sanità sia impossibile, almeno a breve. Sembra che quasi tutto venga rinviato agli anni a venire”.
Sarà anche per questo che la Conferenza delle Regioni fatica a trovare l’unanimità necessaria a firmare l’intesa sulla legge di Bilancio.
“Stiamo discutendo sugli accantonamenti – spiega Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza – che sicuramente sono un sacrificio, ma sono tutta un’altra cosa rispetto ai tetti di spesa che ci impedirebbero l’agibilità amministrativa”.
Quanto alla sanità, il governatore del Friuli Venezia-Giulia va in controtendenza evidenziando che “abbiamo un aumento per il 2025 di più di un miliardo e trecento milioni e sul 2026 sfioriamo i sei”.
Anche per il governatore del Veneto, Luca Zaia, “la sanità esce bene da questa proposta governativa e l’autonomia e la risposta”.
“Il centralismo – evidenzia – ci ha portato a 3.000 miliardi di debito pubblico e a vedere tanti italiani costretti a fare le valigie per andarsi a curare in altre regioni lontane dalla propria”.
Non la pensa cosi il governatore toscano, Eugenio Giani, che definisce gli accantonamenti “prelievi forzosi: da un lato si fanno le conferenze stampa per proclamare che si daranno risorse alla sanità, ma dall’altra si sottraggono alle Regioni”.