Il segretario nazionale della Dc ha attaccato il leader di Azione per le affermazioni fatte al governatore siciliano. “Dileggianti semplificazioni nei confronti di una terra che gli ha permesso di diventare senatore”. Secca la replica: “Farebbe meglio a tacere e ritirarsi a vita privata”
Dopo il botta e risposta di ieri tra Carlo Calenda e il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, entra nel dibattito Totò Cuffaro, volto storico della politica dell’Isola e ora segretario nazionale della Dc, innescando un nuovo scambio di battute con il leader di Azione, che gli risponde a stretto giro. Al centro della discussione ancora una volta la Sicilia, dopo le frasi pronunciate da Calenda a margine di “Azzurra Libertà”, la festa dei giovani di Forza Italia a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Affermazioni per via delle quali il governatore siciliano: “Ha offeso la Sicilia”.
“So che potrebbe risentirsi, ma con educazione suggerirei a Calenda di emendare il suo saccente eloquio sulla Sicilia e sui siciliani ricorrendo ad una meditata lettura dell’immaginario dialogo tra Garibaldi e Ippolito Nievo consegnatoci del genio letterario e umano di Leonardo Sciascia ne ‘Il quarantotto’, uno dei quattro racconti contenuti nell’opera ‘Gli zii di Sicilia”, esordisce Cuffaro. “Gli servirà a recuperare la saggezza necessaria a comprendere che il popolo siciliano ‘ha bisogno di essere conosciuto e amato in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice”, aggiunge ancora il politico siciliano.
Il fuoriprogramma pubblicato sul canale YouTube del sito The Journalai
Quindi sottolinea, sempre rivolgendosi al senatore e leader di Azione: “La saggezza non si compra in Parlamento, per di più ricorrendo a dileggianti e gratuite semplificazioni nei confronti di una terra che gli ha permesso di diventare senatore della Repubblica, della cui complessità e ricchezza dovrebbe imparare a farsi carico in termini di conoscenza e di azione politica (più che di Azione). Ma forse è chiedergli troppo…”.
Pronta la replica di Calenda, che definisce Cuffaro come “l’esempio di questa classe di parassiti che distrugge la Sicilia e affama i siciliani”. Per l’ex ministro “l’unica cosa che Cuffaro ha fatto verso il popolo siciliano è sfruttarlo e nonostante la condanna per favoreggiamento non ha ancora il pudore di tacere e ritirarsi a vita privata”. Infine la conclusione, con citazione: “Del resto, come diceva Giovanni Falcone: ‘Dove comanda la mafia, i posti nelle istituzioni vengono tendenzialmente affidati a dei cretini”. (Fonte: Agi)
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