Il governatore ha avocato a sé le verifiche in corsia e bloccato la mobilità dei comandati
Il profilo basso, bassissimo, che stride col cognome.
L’assessora alla Salute Giovanna Volo è, di fatto, commissariata.
Un destino non del tutto prevedibile, per chi era arrivata in giunta regionale sulla scia dell’ottima considerazione per la sua carriera da dirigente.
Eppure, l’ultimo segnale di esistenza politica risale all’antivigilia di Natale, quando l’assessora è intervenuta sul decesso di Maria Ruggia all’ospedale Ingrassia: «Fatti ed episodi come questi non
solo ci addolorano, ma ci allarmano », dichiarò.
Da allora, un silenzio quasi assoluto. Sebbene in questi ultimi venti giorni sia accaduto di tutto.
A cominciare da un altro decesso in ospedale, quello di Giuseppe Barbaro a Villa Sofia.
In quel caso, è intervenuto in prima persona il presidente della Regione Renato Schifani.
Un segno di come il governatore abbia deciso di avocare a sé il dossier sanità in Sicilia.
«Non posso restare immobile», aveva tuonato dopo la notizia. Da quel momento, Volo è scomparsa dalle questioni roventi della sanità siciliana.
È il caso, appunto, delle reazioni a caldo sul caso di Villa Sofia, ma soprattutto per gli atti che ne sono conseguiti.
Non è passata inosservata, infatti, la nota con la quale, la scorsa settimana, il presidente della Regione ha convocato a Palazzo d’Orleans i direttori dell’ospedale palermitano: nessun riferimento all’assessora competente.
Da lì, la reazione a catena che ha portato alla convocazione, sempre e solo da parte del governatore, del direttore generale di Villa Sofia Roberto Colletti e alle dimissioni del direttore
sanitario Aroldo Gabriele Rizzo giunte con una lettera rivolta al manager Colletti, ma anche
al potente dirigente generale Salvatore Iacolino.
Così emerge l’immagine di un’assessora commissariata due volte: nelle decisioni più politiche
dal presidente della Regione e in quelle di natura più operativa dal dirigente.
Anche la netta presa di posizione di Schifani contro il tentativo di stabilizzare negli uffici
della Regione un gruppo di comandati provenienti dagli ospedali siciliani, alcuni dei quali dal cognome noto, di fatto delegittima un documento che porta anche la firma del capo di gabinetto di Volo, per conto dell’assessora.
Un’iniziativa «irrituale», secondo Schifani: «Non si comprende — ha detto — l’urgenza e la modalità della proposta, avanzata senza il necessario approfondimento e in assenza
di un confronto strutturato con gli organi competenti».
Una sconfessione netta. Alla quale non è seguita alcuna presa di posizione dell’assessora, sempre
più all’angolo.
Un fatto inedito per la Regione siciliana, considerate le esperienze di assessori assai diversi tra loro, ma tutti assai “presenti”, come Massimo Russo, Lucia Borsellino, Baldo Gucciardi e
Ruggero Razza.
Non sono in pochi a chiedersi come mai un componente della giunta così apertamente sconfessato e commissariato sia ancora al suo posto. Il motivo, probabilmente, va cercato tra le potenziali conseguenze politiche di un eventuale allontanamento.
L’assessorato alla Salute gestisce la fetta più ampia del bilancio regionale. Ed è oggetto di molti appetiti.
La sostituzione di Volo toglierebbe il tappo a una situazione potenzialmente esplosiva per la maggioranza.
In tanti punterebbero al ricco assessorato dando di fatto il via a un rimpasto delicato.
Così, l’assessora resta dov’è. Anche se nessuno, ormai, se ne accorge.
Da laRepubblicaPalermo
