Se proprio vogliamo lamentarci, facciamolo pure, ma ad essere sinceri di cosa ci si vuol lamentare quando la politica locale offre ogni giorno spunti di ilarità, per non dire altro
Soprattutto quando ci regala perle di umorismo involontario e colpi di scena, come quello del passaggio di un consigliere di maggioranza al gruppo misto, una scelta “moderata”.
Inoltre, pare che il nostro consiglio comunale si sia arricchito di una nuova categoria di membri: i “consiglieri del limbo”.
Un’espressione che, anche se “rubata”, farebbe invidia allo stesso Dante Alighieri, il quale, con la sua Divina Commedia, aveva già ampiamente esplorato le sfumature dell’aldilà, ma qui parliamo dell’aldiquà.
Ma cosa avranno mai combinato questi due novelli consiglieri della politica nissena per ritrovarsi in questo girone un po… indefinito?
Sono ritenuti “peccatori” dall’opposizione, che è inferocita, ma non sono ritenuti “virtuosi” dalla maggioranza, al punto fa farli accomodare beati tra i loro banchi, giusto per lo “smacco” e la soddisfazione che fa venir loro la voglia di stendergli un tappeto rosso.
Un’esistenza sospesa, un po’ come quel caffè tiepido e dimenticato nella caffettiera e che nessuno ha il coraggio di buttare via, ma che non da il giusto risveglio, risultando dal gusto amaro.
Li immaginiamo già questi consiglieri “in transito”, vagare per i corridoi del palazzo comunale con un’espressione tra il perplesso e il rassegnato, ma non del tutto sereni.
Partecipano alle votazioni? Beh delle volte si assentano e se sono presenti lo fanno con poca convinzione. I loro interventi in aula sono flebili sussurri o roboanti dichiarazioni di intenti rimasti a metà del guado?
E le interrogazioni? Tranne quelle ritirate, sono quesiti esistenziali sulla natura del loro ruolo o timide richieste di chiarimento su qualche dettaglio amministrativo di secondaria importanza?
Chissà se ricevono ancora gli inviti alle riunioni di opposizione o se vengono “dimenticati” strategicamente.
Certo è che questa “zona grigia” politica apre scenari esilaranti.
Li vedremo forse formare un nuovo gruppo consiliare dal nome evocativo: “L’Incertezza al Potere” .
Le loro mozioni avranno come titolo: “Richiesta di chiarimenti, ma senza fretta, anzi…”.
In fondo, diciamocelo, in questo panorama politico locale, dove tutto rimane sospeso, questi consiglieri del limbo raffigurano benissimo la situazione attuale… l’indecisione.
Un monito a non prendere sempre tutto troppo sul serio, perché a volte, la situazione più comica è proprio quella in cui non si sa bene da che parte stare o cosa fare.
E magari, chissà, un giorno usciranno da questo “purgatorio”, pronti a schierarsi con rinnovato ardore.
Il bello del limbo, si sa, è proprio la sua attesa.
Ma la trama si infittisce.
Pare che la permanenza dei nostri due consiglieri nel “gruppo limbo” non sia frutto di una loro intrinseca indecisione, bensì di una strategica attesa.
Se fosse per loro, a quanto pare, avrebbero già varcato la soglia dorata della maggioranza, pronti a sedersi alla tavola dei vincitori.
Li immaginiamo quasi sull’uscio e con il piatto in mano, annusare il profumo inebriante della decisione presa.
Ma c’è un “però” grande come una montagna.
Sembra che nelle segrete stanze del potere, quelle illuminate fiocamente dalla luce di una singola lampadina e avvolte nel fumo denso delle trattative, qualcuno stia ancora lavorando ai fianchi i “commensali”.
Questi ultimi, probabilmente non dimenticando vecchie alleanze e forse un po’ restii ad allargare il convivio a nuovi arrivati, necessitano di un persuasore occulto, una sorta di Cicerone moderno armato non di oratoria, di promesse sussurrate e altre “pietanze”, garanzie, da mettere in tavola per chi non gradisce “il pranzo offerto”.
I nostri due “figli prodighi” della politica locale, dunque, non sono dispersi, ma “ad oggi” in paziente anticamera.
Attendono il cenno, il “via libera” che giunga da quelle stanze inaccessibili ai più, dove si decidono le sorti delle amministrazioni a colpi di caffè amari, strette di mano e pacche sulle spalle con rassicuranti parole “c’è spazio per tutti”.
Un po’ come Ulisse alle porte di Itaca, ma senza Penelope a tessere e disfare la tela, bensì qualche “burocrate” intento a redigere complicati schemi di riorganizzazione, non solo comunali.
E intanto, il limbo si popola di sussurri e indiscrezioni.
Si vocifera di cene segrete, di messaggi, di promesse di assessorati o incarichi futuri.
I “commensali” si faranno convincere a far rientrare colui che poco tempo fa ne diceva di ogni?
Il padre,la forza motrice della maggioranza, sta cercando, in tutti i modi, di aprire la porte al figliol prodigo, dopo aver incassato il voto strategico.
L’attesa si fa spasmodica, quasi degna di una puntata di una soap opera a sfondo politico.
I cittadini osservano, tra l’ironia e la curiosità, questo balletto di avvicinamenti e allontanamenti, consapevoli che, alla fine, la “transumanza” avverrà.
La domanda è solo quando e a quale prezzo.
Resta da vedere se, una volta accolti, i nuovi arrivati porteranno davvero nuova linfa o si limiteranno ad aggiungere un altri coperti ad una tavola già fin troppo affollata.
E si cari miei, la politica è sempre capace di regalarci metafore “culinarie” di dubbio gusto, peccato che come al solito a passare alla cassa e pagarne il conto siano la città e i suoi cittadini.
“Ad oggi” questa è. Ad Maiora
