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Caltanissetta: “Se le cantano e se le suonano”, tre settimane da raccontare, nuova puntata della “soap opera”

Last updated: 19/05/2025 7:39
By Sergio Cirlinci 355 Views 5 Min Read
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Tre settimane da raccontare”, cantava Fred Bongusto, evidentemente ignaro di quelle nissene

Tre settimane che, a volerle contare con la precisione di un orologio svizzero, articolo rarissimo dalle nostre parti, fanno la bellezza di ventuno giorni interi, la spropositata cifra di cinquecentoquattro ore, insomma, un’era geologica.

Da quando il libero consorzio di Caltanissetta, che ha incoronato il suo nuovo Re, speriamo per lui sappia giocare a scacchi essendo due i “tornei” nei quali si è iscritto. l’aria in città si è riscaldata e l’aria è satura di un silenzio talmente fragoroso che persino il gorgoglio, peraltro torbido, della fontana Tripisciano di piazza Garibaldi sembra un “rave party” rispetto al dinamismo dei nostri illuminati amministratori.

Era stato annunciato, anzi, urlato con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.

Il rimpasto in giunta comunale, un evento annunciato e anticipato da chi però sosteneva che però “a decidere sarà il sindaco”, suscitando l’ilarità di chi leggeva.

Annuncio paragonabile quasi a quello fatto da un cardinale o a quello dello sbarco sulla Luna.

E’ stato richiesto a gran voce dai “postini”, avendo bussato, classicamente, due volte.

Ci avevano promesso un grande evento, non quelli a cui siamo ci hanno abituati, balli e canti, un sisma politico di magnitudo inaudita, una rivoluzione copernicana che avrebbe fatto girare la testa persino alle statue di Villa Amedeo.

Ma le band si sono prese una pausa sindacale e i terremoti si sono rivelati innocue vibrazioni di smartphone e la rivoluzione ha timbrato il cartellino ed è andata a farsi un caffè, lasciando sulle barricate un cartello con su scritto “torno subito”, almeno si spera.

Eppure, incredibile a dirsi, a tre settimane di distanza, la giunta comunale nissena è ancora lì, solida come un blocco di cemento armato, ma qualche crepa si comincia a vedere.

Si doveva “rimpastare” , un’operazione complessa come risolvere il cubo di Rubik al buio e con i guanti da pugile.

Si doveva dare nuova linfa e nuova energia per far ripartire la macchina amministrati, ultimamente lenta e, conoscendo i nostri, già stavano cercando il manuale di di uso e manutenzione

Invece, siamo inchiodati a un fermo immagine degno di un film particolarmente noioso.

Un po’ come quando guardi la tua serie preferita su Netflix e internet decide di prendersi una momentanea vacanza proprio nel momento più emozionante, solo che qui il telecomando, per premere il tasto “aggiorna” sembra smarrito nel triangolo delle Bermude.

E che dire delle deleghe e delle nomine alla Provincia?

Quelle entità misteriose che avrebbero dovuto far entrare nuova aria in quelle stanze, distribuire responsabilità, spendere “miolionate” di euro e dare un significato politico dopo anni di amministrazione commissariale.

Evaporate, volatilizzate, un po’ come quelle comunali, scomparse con la stessa rapidità con cui sparisce un’arancina quando a pranzo si è saltato il pranzo. forse sono state inghiottite dal letargo e dalla rassegnazione che avvolge la città o forse giacciono su qualche tavolo impolverato, in attesa di un accordo che sembra più lontano della cometa di Halley, ma che in tanti hanno paura di toccare per evitare di lasciarci sopra le proprie impronte.

“Se le cantano e se le suonano”…tra i iddri, aggiungiamo noi, come recita un detto popolare che a Caltanissetta suona bene, con la piccola e insignificante differenza che “nun sa cantanu”.

Mai proverbio fu più azzeccato per descrivere questo concerto senza musica, questa sinfonia di silenzi.

Perché a Caltanissetta, a quanto pare, la musica c’è e si sentono le note dei “si dice”, nuova formazione musicale, un testo pieno di supposizioni.

Ma la melodia, quella che dovrebbe tradursi in atti concreti, l’armonia che dovrebbe sfociare in un’azione tangibile, quella latita.

Restiamo quindi in trepidante attesa del gran finale, sperando vivamente che non si tratti dell’ennesima serenata con i soliti orchestrali fuori tempo e cantanti stonati.

Attendiamo quindi con il fiato sospeso la prossima puntata di questa avvincente “soap opera amministrativa”, con la speranza che almeno i titoli di coda abbiano la genialità visionaria di un film di Fellini e non l’angosciante suspense di un thriller di Dario Argento.

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