Montecitorio nega l’autorizzazione a procedere nei confronti dei tre membri del governo indagati. In Aula presente anche la Meloni. Il Guardasigilli: “Il tribunale dei ministri ha fatto strazio delle norme“
La Camera salva dal processo Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano: la maggioranza di centrodestra ha negato l’autorizzazione a procedere per i tre membri del governo Meloni, indagati nell’ambito del caso Almasri.
La posizione del centrodestra era già chiara dopo il voto nella Giunta per le autorizzazioni. E ribadita, questa mattina in Aula, dal relatore di maggioranza, Pietro Pittalis (Forza Italia), secondo cui il governo avrebbe “agito per interesse pubblico” perché “l’Aise aveva accertato come il trattenimento in Italia di Almasri potesse generare gravissime criticità per la sicurezza e per gli interessi diplomatici e commerciali italiani in Libia”. Per il relatore di minoranza, Federico Gianassi (Pd), il “no” è un “pericolosissimo precedente” perché sancirebbe che il governo italiano “in uno scenario internazionale complicato, è pronto a cedere al ricatto di una milizia paramilitare libica che agisce peggio di come agisce il governo Netanyahu a Gaza”.
Quando la Camera si apprestava a bocciare l’autorizzazione a procedere, in Aula è arrivata anche Giorgia Meloni, che si è seduta accanto ai propri ministri. Quando — inizialmente indagata — era stata archiviata, aveva rivendicato la “correttezza dell’operato dell’intero esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani”.
Durante la discussione in Aula, il co-portavoce di Avs Angelo Bonelli ha mostrato le immagini dei prigionieri del lager libico di Mitiga allegate al fascicolo della Corte penale internazionale: “Ministro Nordio — ha detto rivolgendosi al Guardasigilli — lei le ha viste queste immagini? Vergognatevi”.
Se per i tre membri del governo non ci sarà alcun processo, questione diversa è per la capo gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi. Indagata per false informazioni rese ai pm, Bartolozzi non gode teoricamente di immunità perché non parlamentare. Ma la maggioranza continua a insistere affinché la sua posizione venga considerata “in concorso” con Nordio, Piantedosi e Mantovano così da arrivare a “scudare” anche lei. Ma su questo la maggioranza sembrerebbe intenzionata ad aprire un conflitto d’attribuzione di fronte alla Corte costituzionale.
“Da modesto giurista lo strazio che il tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati”, ha commentato Nordio, in Transatlantico, parlando con i cronisti. “L’aver voluto giurisdizionalizzare questa vicenda, affidandola subito all’indagine della procura, ha ridotto le nostre capacità difensive in Parlamento, perché eravamo vincolati dal segreto istruttorio — continua il Guardasigilli —. Quindi quella stessa timidezza o addirittura menzogna che ci è stata attribuita in questi giorni dipendeva proprio dal fatto che non si potevano esternare in Parlamento delle considerazioni che potevano essere fatte”. Questo sarebbe stato possibile, prosegue, “soltanto, eventualmente, davanti al Tribunale dei ministri, il quale, peraltro, violando il principio fondamentale di diritto, ha valorizzato le nostre dichiarazioni rese in Parlamento come se fossero state rese davanti a loro e senza le garanzie difensive, visto che eravamo già indagati. Le anomalie del Tribunale dei ministri sono tali e tante che il relatore ha adombrato anche la possibilità che fosse dichiarata irricevibile”. E su Bartolozzi, ha aggiunto: “Speriamo che il suo capitolo si chiuda così come questo”.
Fonte lespresso.it di Lorenzo Stasi
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