Non si placano le proteste negli Stati Uniti, dove da oltre tre giorni centinaia di persone stanno scendendo in piazza contro Donald Trump e le sue politiche migratorie.
La mobilitazione, ribattezzata anti-ICE (dal nome dell’agenzia Immigration and Customs Enforcement), si sta espandendo a macchia d’olio. Partita da Los Angeles, il cuore si è da ieri – 9 giugno – spostato a San Francisco, dove il bilancio degli arrestati è salito ad almeno 150.
Ma i manifestanti sono scesi in strada anche ad Atlanta, Seattle, Dallas, Louisville e New York, dove la polizia ha fermato diverse persone.
Ma le proteste hanno aperto un fronte di scontro anche tra poteri, con Trump che ha attaccato il governatore del Colorado, il democratico Gavin Newsom, che ha citato in giudizio l’amministrazione americana per aver dispiegato, senza previa autorizzazione statale, duemila agenti della Guardia nazionale, coinvolti poche volte nella storia per questioni di ordine pubblico.
È la prima volta dal 1965 che la Guardia nazionale viene schierata contro la volontà del governatore. Con un messaggio pubblicato sui social media, Newsom esortato gli americani a “svegliarsi”. E ha sottolineato: “I ‘marines’ degli Stati Uniti svolgono un ruolo prezioso per questo Paese – difendere la democrazia; non sono pedine al servizio della politica”. Trump ha replicato a modo suo: secondo lui, Newswom andrebbe arrestato.
Le critiche agli agenti non sono solo per la mano dura usata contro i manifestanti, ma anche contro i giornalisti. Ieri la giornalista australiana dell’emittente 9News, Lauren Tomasi, è stata colpita da un proiettile di gomma sparato dalla polizia di Los Angeles. Un episodio “orribile”, come ha denunciato il premier australiano Anthony Albanese.
Il filmato, continua il primo ministro, mostra che la reporter era “chiaramente identificata” come giornalista, “senza nessuna ambiguità”. “Non ritineniamo accettabile che ciò sia accaduto e riteniamo che il ruolo dei media sia particolarmente importante”.
A questo episodio la scorsa notte se n’è aggiunto un altro, con la troupe della Cnn che è stata fatta allontanare dal centro di Los Angeles dove erano in corso le proteste e gli scontri. Tutti i membri, tra cui il giornalista Jason Carroll, sono stati scortati con le mani dietro la schiena.
“È una cosa che non mi aspettavo, semplicemente perché siamo stati qui tutto il giorno. Abbiamo seguito un sacco di proteste”, ha detto Carroll. “Di solito gli agenti si rendono conto che la stampa è lì a fare il suo lavoro”, ha aggiunto.
Fonte L’Espresso
