Salvini:Netanyahu benvenuto. La leader: Israele non è come Hamas. Tajani: decidiamo lei ed io
Dopo la sorpresa per una decisione che ha quasi dello storico — quella della Corte penale internazionale di emettere un mandato d’arresto contro il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant — la maggioranza è andata decisamente in ordine sparso.
Che fare? Adeguarsi, ribellarsi, far finta di nulla, voltarsi dall’altra parte, tacere? Il primo ad aver commentato era stato giovedì un deciso Guido Crosetto: «Aderendo noi alla Corte penale internazionale, in questo caso dovremmo applicare le disposizioni.
E quindi se venissero in Italia Netanyahu o Gallant dovremmo, non per decisione politica, non c’entra nulla, ma per applicazione di una norma internazionale, arrestarli.
Oppure dovremmo uscire dal trattato», aveva spiegato il ministro della Difesa. All’opposto, Matteo Salvini è subito insorto: «Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto.
I criminali di guerra sono altri». Nel mezzo l’altro vicepremier Antonio Tajani, Forza Italia, che si era mostrato attendista: «Dobbiamo verificare ».
Ovvia la reazione dell’opposizione: il governo stabilisca una linea e dica cosa pensa. E così, anche per evitare strappi clamorosi che indebolirebbero l’esecutivo, ieri è stata Giorgia Meloni a intervenire, con una nota ufficiale.
In attesa di un vertice tra i leader che si terrà domenica sera, non solo per affrontare il caso Netanyahu, ma anche i tanti temi che stanno dividendo i partiti, a partire dalla manovra passando per la sconfitta alle Regionali e le candidature per le prossime.
«Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale.
Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica», la premessa della premier, che fa capire come la decisione della Corte lasci per lei un enorme margine di dubbio.
Poi l’annuncio: «La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre », e quindi coinvolgere i maggiori Paesi, per avere una posizione unica.
Infine, il posizionamento, che è piuttosto chiaro: «Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas».
Il tema è spinosissimo, tanto che anche dentro l’opposizione i toni sono diversi. Le posizioni più nette e dure sono quelle dei 5 Stelle o di Alleanza Verdi e Sinistra, che prepara una mozione per «l’applicazione » della decisione della Cpi.
Dopo le parole di Meloni, cambiano un po’ i toni dei suoi alleati. «Troveremo una sintesi, ma il problema è a livello internazionale — dice Salvini —. Ringrazio Meloni e il governo italiano che sta cercando di portare pace ed equilibrio. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace.
Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. Anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata». Completamente d’accordo con la premier è Tajani, che replica duro a Salvini: «La posizione del governo è chiara, l’abbiamo espressa fin da giovedì. La linea è quella indicata anche dalla premier. Tocca a lei e al ministro degli Esteri dare la linea della nostra politica internazionale. È quello che abbiamo fatto, le altre sono opinioni ». Insomma, urge un vertice, al ritorno della premier dal Sud America.
Il trattato e le regole Cosa fa e chi decide nella Cpi
La Corte penale internazionale, fondata nel 1998 e attiva dal 2002, ratificata da 124 Stati, conta 18 giudici e un procuratore. Si occupa di genocidi, crimini contro l’umanità e di guerra
Cosa rischiano gli accusati
Israele è tra i Paesi che non ha ratificato il trattato sulla Cpi. La Corte non dispone di proprie forze di polizia. Sono gli Stati membri a dover agire. Qui Netanyahu e Gallant possono essere arrestati