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Cittadinanza italiana: la stretta è legge, ecco cosa cambia

Last updated: 21/05/2025 17:38
By Redazione 110 Views 7 Min Read
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La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il decreto sulla cittadinanza, con 137 voti favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento, già approvato dal Senato lo scorso 15 maggio restringe notevolmente l’acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per i discendenti di italiani emigrati all’estero.

Contents
La fine della cittadinanza “senza limiti”Retroattività e salvaguardieRiacquisto della cittadinanzaNuove opportunità per minori e oriundiIl vincolo di residenza per i figli minoriIl caso dei brasiliani a Bologna

La fine della cittadinanza “senza limiti”

La novità principale riguarda la trasmissione della cittadinanza per discendenza (ius sanguinis). Fino ad oggi, l’Italia permetteva l’acquisizione della cittadinanza senza limiti generazionali per i discendenti di italiani emigrati all’estero. Con la nuova legge, diventerà automaticamente italiano alla nascita solo chi ha almeno un genitore o al massimo un nonno nato in Italia.

Questa stretta, fortemente voluta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, mira a garantire un “vincolo effettivo” con l’Italia. Come spiegato nella relazione introduttiva, l’obiettivo è “allinearsi con gli ordinamenti di altri Paesi europei e garantire la libera circolazione nell’Unione Europea solo da parte di chi mantenga un legame effettivo col Paese di origine”.

Retroattività e salvaguardie

Un aspetto particolarmente controverso della riforma è la sua retroattività. La legge stabilisce che non ha mai acquisito la cittadinanza italiana chi è nato all’estero ed è contemporaneamente in possesso della cittadinanza di un altro Stato, anche se nato prima dell’entrata in vigore del decreto.

Sono tuttavia previste alcune importanti deroghe. Mantengono la cittadinanza coloro che hanno già presentato domanda all’ufficio consolare o al sindaco entro il 27 marzo 2025, o che hanno ricevuto entro questa data una comunicazione di appuntamento. Questa salvaguardia è fondamentale per evitare situazioni paradossali, come quella denunciata in Parlamento: “Non è tollerabile che due fratelli, figli dello stesso padre emigrato, possano trovarsi in due situazioni diverse solo perché uno ha presentato la domanda il 26 marzo del 2025 e l’altro il 28 marzo”.

Riacquisto della cittadinanza

Durante la discussione in Senato è stata inserita una disposizione che prevede la possibilità di riacquisto della cittadinanza per chi sia nato in Italia o vi sia stato residente per almeno due anni consecutivi e l’abbia persa per l’acquisto della cittadinanza di un altro Stato. Per accedere a questa opportunità è previsto il pagamento di un contributo di 250 euro.

L’articolo 1-ter del decreto stabilisce che chi sia nato in Italia o vi abbia risieduto per almeno due anni continuativi, e abbia perduto la cittadinanza in applicazione di norme precedenti, può riacquistarla presentando una dichiarazione in tal senso. I termini per il riacquisto sono riaperti per un periodo specifico, offrendo così una seconda possibilità a chi aveva rinunciato alla cittadinanza italiana in passato.

Nuove opportunità per minori e oriundi

La riforma non si limita a introdurre restrizioni, ma apre anche nuove possibilità. Per i minori stranieri o apolidi discendenti da cittadini italiani per nascita, è prevista la possibilità di diventare cittadini italiani se i genitori o il tutore ne dichiarano la volontà. In questo caso, è necessario che il minore risieda legalmente e continuativamente in Italia per almeno due anni dopo la dichiarazione, oppure che la dichiarazione sia presentata entro un anno dalla nascita o dal momento in cui è stabilita la filiazione con un cittadino italiano.

Un’altra novità significativa riguarda gli oriundi italiani. La legge consente l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, al di fuori delle quote previste dal decreto flussi, agli stranieri residenti all’estero discendenti da cittadini italiani e in possesso della cittadinanza di uno Stato meta di rilevanti flussi di emigrazione italiana. Gli Stati interessati verranno definiti con un apposito decreto del ministro degli Esteri.

Il vincolo di residenza per i figli minori

Un’altra modifica importante riguarda i figli minori di persone che acquisiscono o riacquistano la cittadinanza italiana. Secondo le regole precedenti, se un genitore acquisiva o riacquistava la cittadinanza italiana, i suoi figli minori e conviventi la ottenevano automaticamente. Con la nuova legge, affinché i figli conviventi ottengano la cittadinanza, devono aver risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia per almeno due anni prima della data in cui il genitore acquisisce o riacquista la cittadinanza. Per i bambini con meno di due anni, il requisito si considera soddisfatto se sono nati in Italia. Questa disposizione rafforza ulteriormente il principio del “legame effettivo” con il territorio italiano come base per l’acquisizione della cittadinanza.

Il caso dei brasiliani a Bologna

La riforma della cittadinanza segna un punto di svolta nella concezione giuridica dell’appartenenza nazionale italiana. Da un sistema basato principalmente sul principio dello ius sanguinis senza limiti generazionali, si passa a un modello che richiede un legame più concreto con il territorio e la cultura italiana.

Ad attirare l’attenzione sul tema è stata (anche) una curiosa richiesta arrivata al tribunale di Bologna lo scorso settembre. Allora, 12 brasiliani chiesero la cittadinanza italiana pur non avendo nessun parente stretto nel Paese e senza essere mai stati in Italia. La domanda si basava su un’antenata in comune, nata a Marzabotto nel 1876.

Una richiesta formalmente legittima, ma di dubbia ragionevolezza giuridica, tanto che, con ordinanza, il tribunale di Bologna “ha sollevato d’ufficio l’eccezione di illegittimità costituzionale della disciplina italiana in materia di cittadinanza, nella parte in cui prevede il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis senza alcun limite temporale”. Come spiegato dal presidente del tribunale Pasquale Liccardo, i giudici chiedono se sia legittimo riconoscere la cittadinanza anche se l’avo di riferimento sia nato molte generazioni prima (in questo caso quasi 150 anni fa) e i discendenti non abbiano alcun legame con la cultura, le tradizioni e la lingua italiana. 

Fonte Adnkronos

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