Sta prendendo forma una prima commessa miliardaria per l’a lleanza tra Leonardo e la società
turca Baykar Technologies nei droni militari.
Secondo fonti qualificate, le forze armate italiane hanno chiesto di comprare circa 2.000 velivoli
senza pilota in grado di essere armati.
Le richieste più pressanti arrivano dall ’Esercito, che già da mesi avrebbe chiesto 1.300 droni, ma anche la Marina e l’Aeronautica reclamano queste armi e si sono accodate a una lista della spesa
che si sta gonfiando.
Non ci sono conferme ufficiali, il dossier non è ancora arrivato al ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Perché il contratto sia firmato deve essere convalidato dai vertici militari, ma nell’industria se ne parla.
La commessa verrebbe affidata direttamente alla joint venture paritetica firmata dall’Ad di Leonardo Roberto Cingolani e dall’azienda posseduta dalla famiglia di Selçuk Bayraktar, genero del presidente turco Recep Erdogan.
Lo schema è lo stesso che viene seguito per la maxi-commessa da 23,2 miliardi di euro (non
ancora firmata) dei blindati e carri armati che dovranno essere forniti dalla Jv tra Leonardo e Rheinmetall.
Quella dei droni è nata proprio per sfruttare il business rappresentato dalle esigenze delle forze armate italiane e per consentire ai turchi, che hanno una quota di mercato importante nell’export mondiale con i droni d’attacco TB-2 impiegati anche in Ucraina, di ottenere la certificazione in un paese Ue.
Baykar ha il prodotto, Leonardo fornirà tecnologie e l’affare se lo spartiranno in due.
Una fonte stima che il valore della commessa potrebbe essere compreso tra uno e due miliardi.
La joint venture, Lba Systems, ha ambizioni anche nell’expor t.
Nella conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina la scorsa settimana la presidente del Consiglio,
Giorgia Meloni, ha sollecitato le aziende italiane a cogliere le opportunità.
Leonardo ha firmato un accordo con Enav per donare a Kiev 5 radar per il traffico aereo (ufficialmente per i voli civili), mentre Cingolani sul Corriere della sera ha frenato sulla possibilità
di fornire attrezzature di difesa aerea e di investire in Ucraina per la produzione di droni.
Leonardo si sta muovendo in questa direzione? “No i no, ma abbiamo siglato l’accordo con Baykar e stiamo partendo con la produzione di droni in Italia (…). So che Baykar sta già collaborando con l’Ucraina e che anche i polacchi si sono resi disponibili. Noi in collaborazione con altri player possiamo dare un contributo tecnologico. Vedremo quali saranno le reali richieste”, ha risposto Cingolani.
“Adesso va aumentata la capacità di fornire le strumentazioni che rendano questi droni efficaci, su questo possiamo dare una grandissima mano. Detto ciò, non prevediamo di aprire una fabbrica in Ucraina”.
Leonerdo fornirà sistemi elettronici e payload, i sensori, le telecamere e le tecnologie per i droni che
Baykar già produce e con nuove piattaforme. Buona parte della produzione sarà in Italia, anche nel sito di Albenga di Piaggio Aerospace, che i turchi hanno comprato dall’amministrazione straordinaria prima di stipulare la Jv.
Per loro l’affare è doppio. “Le sinergie sono possibili e stiamo già lavorando nel sito di Albenga”, ha detto il presidente di Baykar Selçuk Bayraktar il 16 giugno.
Ci sarà lavoro anche per gli stabilimenti di Leonardo, soprattutto a Ronchi dei Legionari che era destinato alla chiusura, a Torino, a Roma, a Grottaglie.
Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, sul Financial Times di ieri ha sollecitato l’industria ad accelerare la produzione di armi per aumentare le forniture nell’ambito del massiccio piano di riarmo europeo: “L’industria deve aumentare le sue capacità. Questo vale per le munizioni, per i droni, per i carri armati, in realtà quasi per ogni area”.
Da ilFattoQuotidiano

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