«Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta»
«Gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo causa
un profondo danno», la situazione a Gaza, «è moralmente inaccettabile e ingiustificabile».
Lo dice il cardinale Pierbattista Pizzaballa e lo ripete anche ai microfoni accorsi a margine della conferenza stampaconvocata presso la sede del Patriarcato latino a Gerusalemme.
«La fame è qualcosa di inconcepibile dal mio punto di vista», ribadisce al rientro da una visita di
tre giorni alla parrocchia latina della Sacra Famiglia colpita da un raid il 17 luglio scorso. «Oggi si appella il porporato francescano alziamo la voce in un appello ai leader di questa regione e del mondo: non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta».
I tre giorni a Gaza assieme al patriarca ortodosso Teofilo III, hanno fortemente impressionato il cardinale che da più di 30 anni vive in Medio Oriente. «Siamo tornati con i cuori spezzati – afferma -,
mi hanno colpito i bambini con gli arti amputati, resi ciechi dalle bombe, la distesa di tende dove
prima non ce n’erano. In mezzo a tutto questo però, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo
della distruzione: la dignità dello spirito umano che si rifiuta di spegnersi, madri che preparavano il cibo per gli altri, infermiere che curavano le ferite con dolcezza. Cristo non è assente da Gaza».
«Non siamo andati come politici o diplomatici – ha anche voluto sottolineare – ma come pastori. La Chiesa, l’intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai».
Pizzaballa ricorda infatti che l’impegno della Chiesa cattolica, una minoranza nella minoranza cristiana, appena il 2 per cento in totale in Israele, «non è rivolta a un gruppo specifico, ma a tutti».
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