L’offerta prevista a Marsala ed Erice, l’anno scorso il governo aveva annunciato l’avvio di 17 corsi
Il liceo della premier Meloni non scalda i cuori di docenti e presidi siciliani.
Tra qualche giorno, saranno pochissimi ad avere la possibilità di scegliere il liceo del Made in Italy, quando si apriranno le iscrizioni all’anno scolastico 2025-2026, che partiranno dal prossimo 21 gennaio per concludersi il 10 febbraio. In Sicilia, saranno appena due le scuole a proporlo, entrambe in provincia di Trapani: il liceo Pascasino di Marsala e il liceo Ignazio e Vincenzo Florio di Erice.
Per capire quanti pochi siano due soli istituti in tutta la Sicilia per il liceo del Made in Italy è utile citare le possibilità per gli altri licei.
Per iscriversi al classico sono presenti 84 istituti nell’Isola. A proporre lo scientifico d’ordinamento sono 115 scuole superiori e per il linguistico siamo a quota 88.
Persino il liceo musicale, con 16 istituti, e il coreutico 8 istituti, notoriamente di nicchia, offrono più chance del liceo del Made in Italy.
Eppure, lo scorso anno, quando venne lanciato in extremis, partendo in forma sperimentale,
il ministero guidato da Valditara annunciò in Sicilia l’apertura di ben 17 indirizzi di liceo del Made
in Italy: uno in provincia di Palermo, il Santi Savarino di Partinico, tre nell’Agrigentino, due nel
nisseno, tre in provincia di Catania, tre nel Messinese, due a Siracusa, due nel Trapanese e uno in
provincia di Ragusa.
Ma si trattava di un fuoco di paglia.
Perché alla prova delle iscrizioni si sono formate appena due classi: una di 16 studenti a Marsala e l’altra a Erice composta da 18 ragazzi.
Il motivo è presto detto: in quasi tutti gli altri istituti che lo avevano proposto, non si è potuta formare la classe per il numero irrisorio di iscrizioni.
È quello che è accaduto a Partinico che alla fine della kermesse per l’anno scolastico in corso vennero raccolte appena 4 iscrizioni.
Un fallimento in piena regola già lo scorso anno che rischia di amplificarsi addirittura il prossimo anno.
Evidentemente, la proposta di un liceo dedicato esclusivamente alla creatività italica non ha convinto i prof, che avrebbero dovuto votarlo in collegio dei docenti, ma neppure i dirigenti scolastici che avrebbero dovuto sponsorizzarlo.
Fu la stessa presidente del consiglio Giorgia Meloni a lanciare l’idea di un liceo sul Made in Italy, prima ancora che s’insediasse a palazzo Chigi.
Era il 31 agosto del 2022 e la futura premier girava l’Italia per la campagna elettorale. A Termoli, in Molise, la futura inquilina di Palazzo Chigi ebbe a dire «voglio in Italia un liceo del Made in Italy, che formi i giovani per dare continuità a una serie di settori della nostra economia che rischiano di essere totalmente perduti».
Nei mesi a seguire il progetto è stato rilanciato a più riprese dal ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso.
E dopo le elezioni diventò una priorità del ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Al punto che il ministero in fretta e furia lancia la sperimentazione per la tornata di iscrizioni del 2024-2025.
E adesso fa parte delle scelte per il 2025-2026.
Ma in cosa consiste il settimo liceo dell’ordinamento pubblico italiano?
Si tratta di un restyling, neppure troppo marcato, dell’opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane, che in un primo momento sarebbe dovuto sparire per fare spazio al nuovo indirizzo.
Il triennio per discipline e ore settimanali è uguale al liceo delle scienze umane ad opzione economico-sociale.
Cambia solo la denominazione del Diritto e dell’Economia che diventano Diritto e Economia “del Made in Italy”.
E al biennio cambia pochissimo: un’ora a settimana in meno di seconda lingua straniera e una in più di Storia dell’arte. Punto.
E forse è anche per questo che gli addetti ai lavori non si sono fatti sedurre dalle sirene governative.
