Conosciamo meglio la ConSenso cooperativa sociale di Caltanissetta, una realtà che si occupa di persone con Autismo; diventata in un decennio punto di riferimento per tutta la provincia Nissena.
Sono tre le sedi della coop., una a San Cataldo, in via San Filippo Neri nr.168, e due a Caltanissetta.
La prima, in contrda Roccella snc e, la più recente, aperta lo scorso primo ottobre, in viale Trieste nr.55. Una realtà che cresce e si rafforza, con la certezza che ogni luogo rappresenti un punto di incontro, di cura e di speranza. Un progetto che guarda sempre avanti per essere sempre più vicino alle persone con autismo e alle loro famiglie.
Abbiamo voluto intervistare il pedagogista e analista del comportamento Gaetano Terlizzi per conoscere nel dettaglio le attività della ConSenso, i progetti in atto e quelli futuri e approfondire l’argomento che riguarda i progetti di vita e individuale e il dopo di noi.
Lei è, indubbiamente, un operatore della cooperativa di lungo corso, se non il più ‘vecchio’, chi meglio di lei può raccontarci ConSenso.
“La ConSenso nasce nel 2015 con obiettivi precisi: dare sostegno, venire incontro e offrire il giusto orientamento alle famiglie e a chi vive quotidianamente le sfide che lo spettro autistico pone.
La cooperativa si impegna a promuovere la consapevolezza sull’autismo e a fornire un accompagnamento empatico e qualificato, mirato a valorizzare le potenzialità di ogni individuo, al fine di migliorare la qualità di vita di ogni singola persona che ne faccia parte.
La forza della cooperativa è nel team. Una grande famiglia composta da psicologi, pedagogisti, analisti del comportamento, logopedisti, neuropsicomotricisti dell’età evolutiva, educatori e oss che percorrono la stessa strada, con capacità e competenze diverse, verso un’unica meta e con la determinazione di affrontare le sfide con coraggio e determinazione e raggiunge risultati straordinari.
La ‘mission’ è offrire servizi utili alla collettività, solidarietà sociale, assistenza a soggetti portatori di handicap fisici, psichici e sensoriali.
Sin dalla sua costituzione, ConSenso si dedica particolarmente alle esigenze e ai bisogni di persone affette da disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie”.
Quali sono i servizi che la ConSenso offre?
“Sono molteplici, come gli interventi precoci e intensivi (0-6 anni). terapia ABA (Applied Behavior Analysis). parent training. logopedia, terapia occupazionale, trattamento educativo per l’autonomia personale e sociale, progetti scolastici (consulenza, supervisione), laboratori di gruppo (abilità sociali, emozionali, comunicative), sibling group (per fratelli/sorelle), formazione per genitori, insegnanti, educatori e interventi per la selettività alimentare. Anche le aree di intervento sono molte e diversificate, spaziando dal Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) all’ADHD, ancora Disturbi del linguaggio e della comunicazione, Disabilità intellettive, Disturbi del comportamento e Bisogni educativi speciali”.
Quanti e quali progetti sono stati realizzati in questi 10 anni di attività?
“L’elenco è lungo. I nostri progetti sono diversificati e spaziano dalla psicoeducazione alla comunicazione e socializzazione, dal benessere psicofisico alla formazione continua. Sono progetti a carattere locale, regionale e nazionale.
Il progetto “Pensami Adulto” dedicato all’acquisizione, mantenimento e generalizzazione di abilità di autonomia personale e domestica.
“Quartiere in blu”, un progetto innovativo per offrire ai ragazzi la possibilità di muoversi autonomamente nel loro ambiente di riferimento.
Il progetto “Social Farm” dove gli utenti hanno partecipato attivamente alla cura degli animali, alla semina e alla raccolta di prodotti agricoli, alla gestione di un’azienda agricola.
Ancora, la Montagnaterapia: approccio terapeutico, riabilitativo e socio-educativo che utilizza l’ambiente naturale della montagna per favorire il benessere e la crescita personale, soprattutto per persone con isolamento sociale, in collaborazione con la SIMonT nazionale, presieduta da Roberta Sabbion, e la macro area sud Sicilia e Calabria, il cui referente è Giovanni Di Lorenzo. Corsi di formazione con psicologi di chiara fama nazionale come, ultimi in termini di tempo, quelli sulla sessualità tenuto da Luca Urbinati e sulle abilità di vita quotidiana e abilità sociali tenuto da Lucia D’amato; non vado avanti perché sarebbero troppi e troppo lunghi da elencare. Finiamo con gli ultimi due progetti: il pastificio artigianale etico e il food etico”.
Parliamo del pastificio artigianale etico ‘L’Arte dei primi’ che ha per finalità l’inserimento lavorativo e occupazionale assistito delle persone con Autismo. Di cosa si tratta? Da dove nasce l’idea?
“Il percorso che ha portato alla realizzazione di questo progetto nasce da un’attenta osservazione e dallo studio delle reali potenzialità dei ragazzi con autismo e dal desiderio di offrire loro un’opportunità concreta, significativa e dignitosa. Alla base c’è l’esperienza quotidiana maturata all’interno della cooperativa ConSenso, che da anni lavora sul territorio con percorsi educativi e terapeutici personalizzati, improntati sul rispetto dell’unicità di ciascuno.
L’idea del pastificio è nata dall’incontro tra diverse riflessioni: la necessità di creare un contesto lavorativo stabile e strutturato, l’importanza delle attività manuali e ripetitive – particolarmente adatte alle caratteristiche di molti ragazzi con Autismo – e il valore simbolico e sociale del “fare pasta”, un gesto familiare, radicato nella nostra cultura, che unisce e crea appartenenza. La tradizione che ha il ‘sapore’ dell’inclusione. La nuova realtà, sostenuta dal Fondo di Beneficenza di Intesa San Paolo, nasce, quindi, per dare alle persone con autismo la possibilità di accedere a percorsi di inserimento lavorativo e occupazionale assistito, grazie alle borse lavoro e alla formazione che certificherà le competenze di tutti coloro che ne saranno il cuore pulsante.
Responsabile del progetto “PASTA FrOLLE”, dal quale deriva ‘L’Arte dei primi’ è lo psicologo Francesco Lombardo coadiuvato dalla psicologa e supervisore Roberta Italiano.
A rendere possibile tutto questo è stato un processo graduale, fatto di ascolto, condivisione e visione. Abbiamo incontrato famiglie, esperti, imprenditori, e ci siamo lasciati ispirare dalle storie dei nostri ragazzi, immaginando uno spazio in cui potessero sentirsi parte attiva, produttiva e valorizzata. Il pastificio non è solo un luogo di lavoro: è una scommessa sull’autonomia, sull’inclusione reale e sulla bellezza del costruire qualcosa insieme, mettendo le mani in pasta, ma soprattutto mettendo in gioco la fiducia reciproca”.
Food etico? Ci spieghi meglio.
“Ci occupiamo anche di street food etico e sostenibile, con un approccio finalizzato a ridurre gli sprechi e l’impatto negativo sull’ambiente sempre con la finalità di avviare percorsi di inserimento lavorativo e occupazionale assistita, offrendo opportunità concrete alle persone con autismo, in un ambiente inclusivo e formativo.
Quello che stiamo costruendo non è solo un progetto, non è solo un percorso professionale e imprenditoriale ma è qualcosa che va oltre. E’ un atto che richiede coraggio, ma se si vuole fare la differenza, bisogna accantonare dubbi e paure e seguire la strada che porta a costruire un qualcosa che sia una reale opportunità di dare ai ragazzi delle risposte concrete.
Non è solo un lavoro, non è solo indipendenza ma stiamo riscrivendo la storia. Stiamo prendendo in carico vite, sogni, speranze; stiamo dando forma a un’idea di comunità che non vuole lasciarsi nessuno alle spalle e che sia capace di raggiungere grandi obiettivi. E lo facciamo con il nostro servizio catering e l’attività d’asporto del pastificio. Facciamo food e facciamo attività di ristorazione con amore e professionalità. Non sono io a dirlo ma l’affetto e la vicinanza del territorio e della gente”.
Cos’altro ci dobbiamo aspettare per il prossimo fututo?
“In realtà c’è qualcosa che bolle in pentola da un po’ e che è quasi al suo volgere ma farò solo un breve accenno sul residenziale. Non un luogo di assistenza, ma una casa, una comunità educativa dove sperimentare la vita quotidiana in modo graduale, protetto, ma autentico. Un contesto in cui vivere relazioni, fare scelte, sentirsi parte di qualcosa. È un gesto di fiducia verso i ragazzi, ma anche un atto d’amore verso i genitori, che non devono più chiedersi con angoscia ‘cosa ne sarà di lui o di lei quando non ci saremo più”.
Progetti di vita e individuali e dopo di noi, a che punto siamo? O forse dovremmo chiedere, ci siamo?
“Qualcosa pare si stia muovendo: oggi si parla di progetto di vita, di dignità lavorativa e di “Dopo di Noi” non più come concetti astratti, ma come orizzonti concreti da costruire. Tuttavia, non possiamo ancora pronunciare la frase ‘siamo sulla buona strada’ finché queste parole non si tradurranno in azioni concrete, sistemiche, diffuse e realmente accessibili.
Troppo spesso, ancora oggi, le famiglie si sentono sole nel pensare al futuro dei propri figli con disabilità. Il rischio è che il progetto di vita resti un’utopia se non si investe davvero in reti territoriali solide, in formazione specifica e in modelli inclusivi di lavoro e di vita.
Ma il lavoro, da solo, non basta. Per parlare davvero di progetto di vita, serve fare un passo in più: costruire percorsi residenziali capaci di accompagnare i ragazzi nell’età adulta, oltre la presenza costante della famiglia.
Saremo sulla buona strada se sapremo ascoltare i bisogni reali, se costruiremo insieme con il coraggio di innovare. La dignità lavorativa, l’autonomia abitativa, la partecipazione sociale non sono premi da guadagnare, ma diritti da garantire. E noi, con determinazione e con cura, stiamo provando a trasformare questi diritti in fatti concreti. Un passo alla volta. Insieme”.
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Lo Staff ConSenso

Gaetano Terlizzi
